SAN GERMANO

Enciclopedia Italiana (1936)

SAN GERMANO

Raffaello Morghen

. Nome con cui fu designato Cassino (v.) dall'alto Medioevo sino al 1871.

Pace di S. Germano. - Dal luogo dove fu concluso, così si chiama il trattato di pace del 23 luglio 1230 tra l'imperatore Federico II e il papa Gregorio IX.

Scoppiata la lotta tra l'imperatore e il pontefice a proposito della questione della crociata (v. federico ii; gregorio ix), Federico II fu scomunicato e quando sbarcò a Brindisi il 10 giugno 1229 di ritorno dalla Terra Santa, trovò il regno invaso dalle armi della Chiesa. Riconquistatolo in breve, avanzò proposte di pace che il papa dapprima respinse recisamente, e solo si decise ad accettare verso il 20 ottobre, quando i successi militari dell'imperatore e il dubbio di poter trovare nei principi tedeschi un valido appoggio nella lotta contro lo Svevo, lo convinsero della necessità di venire, per il momento, a un'intesa. La pace di San Germano ha infatti il carattere più di un compromesso e di un armistizio che di un vero e definitivo accordo.

Le trattative furono lunghissime e si trascinarono dalla fine dell'ottobre 1229 all'agosto 1230. Il pontefice cercò dapprima di mandare le cose per le lunghe per vedere di trar vantaggio da eventuali disastri dell'imperatore, ma Federico II profittò a sua volta delle more delle trattative per completare l'opera di riconquista del regno e per compiere le sue vendette su città e baroni che gli si erano ribellati.

Tommaso di Capua, cardinale di S. Sabina e legato della Chiesa, ebbe l'incarico di portare all'imperatore le condizioni di pace, alle quali Federico sarebbe stato liberato dalla scomunica. Tali condizioni erano piuttosto dure: giuramento di sottomettersi agli ordini del pontefice per le colpe che gli avevano valso la scomunica; promessa della remissione delle offese ai fautori della Chiesa; prestazione di numerose ammende per le colpe commesse; la crociata considerata come non avvenuta; l'adempimento dei patti assicurato da speciali garanzie. Dopo un periglioso viaggio da Perugia ad Aquino attraverso il paese corso dagli armati, Tommaso di Capua poté consegnare le condizioni del papa a Federico il 27 novembre; ma di fronte alle insistenze dell'imperatore per venire a una conclusione su basi più miti, il legato fu lasciato dal pontefice senza istruzioni, quantunque il cardinale insistesse continuamente per averne. Solo nel febbraio 1230 Gregorio IX inviò come collega a Tommaso di Capua il cardinale vescovo di Tuscolo, Giacomo di Vitry, che recava istruzioni non dissimili da quelle che aveva già ricevute Tommaso. Ma le trattative assunsero un carattere conclusivo solo quando si radunarono a Roma Tommaso di Capua e il vescovo di Tuscolo, e, da parte imperiale, Ermanno di Salza e l'arcivescovo di Reggio per conferire con i principi tedeschi che erano venuti, chiamati da Federico, come mediatori di pace tra il pontefice e l'imperatore.

Dopo vive e drammatiche discussioni fra le due parti in contrasto, la pace si poté comporre finalmente a San Germano, a patti un po' meno duri di quelli che sul principio aveva voluto il pontefice, specialmente per ciò che riguardava le restituzioni di terre e le garanzie. Ciò avvenne specialmente per le fortunate azioni militari che Federico condusse nel frattempo nel regno e in Romagna e per il fatto che i principi tedeschi si schierarono con lui contro le eccessive richieste del pontefice.

G. Falco, I preliminari della pace di S. Germano, in Arch. Soc. rom. storia patria, XXXIII (1910).

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