SAN GIOVANNI IN VENERE

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1999)

SAN GIOVANNI IN VENERE

M.L. Fobelli

SAN GIOVANNI IN VENERE, Abbazia di. Abbazia benedettina in Abruzzo, presso Fossacesia (prov. Chieti), edificata fra il fiume Sangro e il torrente Olivello, al di sopra di un promontorio che si affaccia sull’Adriatico.

La ricostruzione delle origini altomedievali dell’abbazia è quanto mai problematica a causa della dubbia autenticità dei documenti, conservati soltanto nella trascrizione di Pollidoro, un erudito lancianese vissuto fra il sec. 17° e il 18°, edita da Bindi (1889, pp. 351-374). La prima menzione certa della cella di S. si trova in un diploma del 973, a proposito di alcune donazioni fatte da Trasmondo I, conte di Chieti; nel 1015 suo figlio, Trasmondo II, «S. Ecclesiam Sancte Marie et S. Ioannis Baptiste vetustate labentem magnificentius restituit» (Bindi, 1889, pp. 371-372, 386-387).

Dopo di lui fu l’abate Oderisio (1155-1204) a promuovere una nuova radicale ricostruzione della chiesa, iniziata nel 1165, come risulta dall’iscrizione murata sulla parete interna del portale settentrionale (Gavini, 1927, p. 157); alla sua morte la struttura dell’edificio doveva essere stata completata ed eseguita parte della decorazione plastica del prospetto principale. I lavori iniziarono dalle absidi e proseguirono nel transetto e nelle navate con l’introduzione di un sistema costruttivo cistercense, fortemente innovativo in Abruzzo (Aceto, 1990, p. 54). L’interno si presenta a tre navate e con un transetto a terminazione triabsidata, sopraelevato dalla cripta sottostante; la copertura, similmente a quella conservatasi nel transetto, probabilmente era a volte costolonate.

Fra l’ottavo decennio del sec. 12° e i primi anni del Duecento furono realizzati i rilievi del portale principale, raffiguranti due scene mariane (l’Annunciazione e la Visitazione) e Storie di s. Giovanni Battista (l’Annuncio a Zaccaria, la Circoncisione, l’Imposizione del nome, Giovanni nel deserto e la Testimonianza del Battista), in accordo con la doppia dedicazione della chiesa alla Vergine e a s. Giovanni, nota al tempo di Trasmondo II (Bindi, 1889, p. 372) e successivamente caduta in disuso. Le sculture, per la disposizione ai lati del portale, per taluni partiti ornamentali e per la delicata qualità pittorica, richiamano le lastre scolpite da Nicolò e Guglielmo sulla facciata di S. Zeno Maggiore a Verona (1140; Bologna, 1983, pp. 169-170, 229-230, n. 65) e in particolare i modi del collaboratore di Nicolò, autore delle Storie della creazione in S. Zeno Maggiore e del pulpito della pieve di S. Maria della Sagra di Carpi (Gandolfo, 1988, pp. 340-341). In tal modo i rilievi di S., cui lavorarono almeno due maestri, vengono a rappresentare una delle tappe della diffusio ne del linguaggio nicoliano al Sud, lungo la costa adriatica, da Fano ad Ancona fino al chiostro di Monreale (Porter, 1925-1926).

Nello stesso lasso di anni furono eseguiti anche la Madonna in trono con il Bambino, assai rovinata, e l’angelo, nella lunetta del portale meridionale, stilisticamente contemporanei alle Storie giovannee; il portale settentrionale, prospiciente il chiostro, fu risistemato da un maestro Alessandro nel 1204, secondo quanto si legge nell’epigrafe murata in basso a destra, assemblando materiale di spoglio del sec. 9° sia negli stipiti sia nella lunetta.

Fu infine realizzata la decorazione esterna delle tre absidi, ornate in basso da snelle arcate e dischi colorati, le quali rimandano a modelli campano-siculi e in specie alle absidi del duomo di Monreale (Bologna, 1983, p. 170; Fobelli, 1990, p. 300).

All’epoca di Odone (1204-1225), successore di Oderisio, il monastero precipitò in un gravissimo stato di decadenza materiale e spirituale. Il nuovo abate Rainaldo, nel suo breve governo (1225-1230), attuò un incisivo programma di rifondazione dell’abbazia, basato sulla richiesta di privilegi e su iniziative in campo artistico: nel 1227 ottenne da Federico II la conferma di beni spettanti al cenobio; commissionò, quindi, una nuova decorazione scultorea per la lunetta del portale principale. Nel registro superiore fu collocata la Déesis (Cristo giudice in trono fra la Vergine e il Battista); in quello inferiore una scena benedettina frammentaria ma ricostruibile grazie ai tituli (S. Benedetto fra il monaco Romano e l’abate Rainaldo). Sul piano stilistico gli studiosi hanno riconosciuto le affinità che legano le sculture di S. alle statue sulla facciata del duomo di Termoli (prov. Campobasso) e per questa via hanno affermato i rapporti con la statuaria protoduecentesca delle cattedrali gotiche dell’Ile-de-France (Laon, Sens, Chartres e Amiens; Calò Mariani, 1984, p. 40; Aceto, 1990, pp. 47-48).

La cripta si articola su due navate trasversali coperte da volte a crociera, che poggiano su colonne in parte di spoglio. Assegnata ai secc. 11°-12°, nel suo stato attuale mostra di essere stata rimaneggiata nel sec. 13° e oltre (Cecchelli Trinci, 1980, pp. 43, 53 n. 36). Al suo interno si conservano dipinti murali di elevata qualità: nell’abside centrale la Vergine con il Bambino fra s. Michele Arcangelo e s. Nicola di Bari manifesta una cultura bizantina di marca paleologa (ultimo quarto del sec. 13°); in quella di sinistra il Cristo in trono fra i ss. Vito e Filippo richiama esperienze figurative romano-assisiati (ultimo decennio del sec. 13°; Andaloro, 1984, pp. 26-35).

Bibl.: Fonti. - V. Bindi, Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi, Napoli 1889; P. Pollidoro, De Promontorio et Vico Veneris, Rocca et Arx S. Johannis in Venere, De Ecclesia et Monasterio S. Johannis in Venere, ivi, pp. 351-374.

Letteratura critica. - E. Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, Paris 1903 (19682), II, pp. 526-531, 589-591; Venturi, Storia, III, 1904, pp. 525, 719-720; V. Zecca, La basilica di San Giovanni in Venere nella storia e nell’arte, Pescara 1910; A.K. Porter, Il portale romanico della Cattedrale di Ancona, Dedalo 6, 1925-1926, pp. 69-79; I.C. Gavini, Storia dell’architettura in Abruzzo, I, Milano-Roma [1927], pp. 15-17, 157-161, 203-205, 407-415; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 609, 726 n. 2, 846-858, 907-908 n. 72, 969; G. Matthiae, Architettura medievale nel Molise, BArte, s. III, 31, 1937-1938, pp. 93-116; R. Wagner-Rieger, Die italienische Baukunst zu Beginn der Gotik, II, Süd- und Mittelitalien (Publikationen des Österreichischen Kulturinstituts in Rom, 2), Graz-Köln 1957, pp. 87-90; I. Maksimovic, Simon Raguseus (sec. XIV), Archivio storico pugliese 14, 1961, pp. 191-206; F. Jacobs, Die Kathedrale S. Maria Icona Vetere in Foggia, Hamburg 1968, pp. 78-101; M. Moretti, Architettura medievale in Abruzzo (dal VI al XVI secolo), Roma [1971], pp. XXV, 268-281; id., Restauri d’Abruzzo (1966-1972), Roma 1972, pp. 88-95; L. Cochetti Pratesi, La Scuola di Piacenza, problemi di scultura romanica in Emilia, Roma 1973, pp. 90-91; H. Buschhausen, Die süditalienische Bauplastik im Königreich Jerusalem von König Wilhelm II. bis Kaiser Friedrich II. (Österreichische Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, Denkschriften, 108), Wien 1978, pp. 343-356; V. Pace, in L’art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento all’opera di Emile Bertaux, Roma 1978, V, pp. 707-708, 741; M.S. Calò Mariani, ivi, pp. 813, 828; M. Cecchelli Trinci, Cripte abruzzesi e molisane (IX-XIII secolo), in L’architettura in Abruzzo e nel Molise dall’antichità alla fine del secolo XVIII, «Atti del XIX Congresso di storia dell’architettura, L’Aquila 1975», I, L’Aquila 1980, pp. 39-56: 43-53; S. Episcopo, I rilievi del S. Giovanni in Venere a Fossacesia, ivi, pp. 57-66; F. Bologna, Santa Maria ad Ronzanum, in La valle Siciliana o del Mavone (Documenti dell’Abruzzo teramano, 1), Roma 1983, pp. 147-234; O. Lehmann-Brockhaus, Abruzzen und Molise. Kunst und Geschichte, München 1983, pp. 86, 108-109, 137-138, 153-158, 175-181, 323; M. Andaloro, Sulle tracce della pittura del Trecento in Abruzzo. I dipinti murali della cripta di S. Giovanni in Venere presso Fossacesia, in Storia come presenza, Ancona 1984, pp. 23-44; M.S. Calò Mariani, L’arte del Duecento in Puglia, Torino 1984, pp. 37-45; A.B. Di Risio, L’abbazia di S. Giovanni in Venere, Milano 1987; F. Gandolfo, Arte romanica in A.M. Romanini, Il Medioevo (Storia dell’arte classica e italiana, 2), Firenze 1988, pp. 269-357; F. Aceto, ‘‘Magistri’’ e cantieri nel ‘‘Regnum Siciliae’’: l’Abruzzo e la cerchia federiciana, BArte, s. VI, 75, 1990, pp. 15-96: 47-58; M.L. Fobelli, L’abbazia di San Giovanni in Venere, in Chieti e la sua provincia. Storia arte cultura, I, Chieti 1990, pp. 293-304; F. Gandolfo, L’esperienza del Medioevo, in Teate antiqua. La città di Chieti, Chieti 1991, pp. 171-208.

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