CECILIA, Santa

Enciclopedia Italiana (1931)

CECILIA, Santa

Vincenzo Bianchi Cagliesi

, È la celebre martire romana. Poco si sa della sua vita. Gli Atti dei suo martirio non risalgono oltre al primo ventennio del sec. VI, o tutt'al più alla fine del V, essendo certamente posteriori alla Historia persecutionis vandalicae in Africa di Vittorio Vitense (486), utilizzata dal compilatore degli Atti; tuttavia contengono certamente dati storici, sulla cui valutazione si sono svolte lunghe controversie, specie dopo le scoperte cimiteriali del De Rossi. Che gli Atti non inventino del tutto è dimostrato da non pochi argomenti, quali l'antichità del "titolo" di S. Cecilia in Trastevere (fine del sec. IV inizio del V), l'età dei sarcofagi che custodirono da principio le spoglie di S. Cecilia e dei martiri compagni (sec. III), le testimonianze degli antichi messali e martirologi, ecc.

Il racconto degli Atti è noto. Cecilia, nobile e pia fanciulla cristiana, ha segretamente stabilito di rimaner vergine, quantunque sia fidanzata a Valeriano giovane pagano. La sera delle nozze C. manifesta a Valeriano il suo proposito, ammonendolo che ella ha un angelo a custodia del suo corpo. Dopo varie vicende, alcune delle quali miracolose, Valeriano si converte e si battezza; il suo esempio è seguito, dopo alcune discussioni teologiche sostenute con C., anche da Tiburzio fratello di Valeriano. I due fratelli, insieme con il cornicularius Massimo da essi convertito, son presto messi a morte dal prefetto di Roma Almachio; poco dopo costui cita al suo tribunale C., e dopo altre discussioni, la condanna ad esser bruciata nel bagno della casa di lei; non ottenendo effetto questa pena, egli ordina che ivi stesso sia decapitata; ma anche questa volta C. rimane soltanto ferita al collo, e muore dopo un'agonia di tre giorni in cui conferma i suoi familiari nella fede cristiana. Il martirio sarebbe avvenuto sotto papa Urbano (222-230); ma questa datazione dà luogo a qualche difficoltà.

Il corpo della martire, rimasto alcun tempo nelle catacombe, fu rinvenuto da papa Pasquale I (821-824) e trasportato nella basilica di S. Cecilia in Trastevere. Una seconda invenzione e ricognizione avvenne per opera del card. Sfondrati sotto Clemente VIII 11599), e dall'entusiasmo popolare suscitatosi fu ispirato il Maderno nello scolpire la sua celebre statua. Clemente VIII per venerazione non scoprì le reliquie della martire, avvolte nelle vesti entro l'antica cassa di cipresso, ma racchiuse questa in un'urna d'argento, e il tutto in un sarcofago di marmo. Il card. Rampolla nel 1900 si limitò a scoprire il sarcofago e a ripulire l'urna.

Che S. Cecilia sia stata cultrice di musica è tradizione che dipende da una inesatta interpretazione del passo degli Atti, ove si dice che durante la festa nuziale cantantibus organis Caecilia decantabat in corde suo; il passo intende la preghiera che si elevava silenziosa dal cuore, mentre il popolo (provocato forse dall'omissione di in corde suo in alcune citazioni liturgiche) lo interpretò del canto vocale. Per questa tradizione la santa è patrona dei musicisti.

Bibl.: H. Quentin, Cécile (Sainte), in Dictionnaire d'archéol. chrét. et de liturgie, II, Parigi 1924, col. 2712 segg.; per la basilica, anche V. Bianchi-Cagliesi, S. Cecilia e la sua basilica nel Trastevere, Roma 1902.

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