SANTANDER

Enciclopedia Italiana (1936)

SANTANDER (A. T., 39-40)

Giuseppe CARACI
José F. RAFOLS

Città della Spagna sull'Atlantico, capoluogo dell'omonima provincia (a 43°27′45′′ N., 3°46′54″ O.), uno dei porti principali della repubblica. La città si stende sulla riva sinistra della baia omonima, risalendo dalla piattaforma costiera sul lento pendio delle colline che la delimitano verso occidente. Il moderno sviluppo del centro urbano non ha cancellato ancora la topografia del nucleo medievale (città alta), costituitosi attorno alla bella cattedrale (ad ovest dell'attuale Piazza Velarde) e caratterizzato da vie strette e tortuose; la parte moderna della città (città bassa) si sviluppa invece verso la breve penisola rocciosa (Magdalena) che chiude a N. la baia, e, oltre la penisoletta, lungo la magnifica spiaggia (El Sardinero) che, sull'oceano aperto, ne rappresenta il sobborgo propriamente balneare. Il centro dell'attività commerciale di Santander rimane ancora tra la Piazza Velarde e la pittoresca Calle de S. Francisco; quello della vita mondana si è invece spostato nella zona nord-occidentale, ricca d'alberghi, di ville e di eleganti negozî. L'insieme dei due diversi centri cittadini non ha tuttavia tolto alla vecchia Santander nulla del suo carattere, come non l'ha alterato lo sviluppo dei quartieri industriali, per lo più fissatisi nei sobborghi.

Santander, che dalla metà del sec. XVIII alla metà del successivo all'incirca tenne il monopolio dei commerci castigliani con le colonie oltremarine decadde dopo la perdita di Cuba, per rialzarsi al principio del secolo XX, in seguito allo sviluppo di varie industrie (alti forni, metallurgia, industrie alimentari, cantieri navali, ecc.) e al moderno attrezzamento della spiaggia, divenuta una delle più frequentate della Spagna. La popolazione, che contava poco più di 15 mila abitanti alla metà del secolo scorso, era salita a 55 mila abitanti nel 1900, a 65 mila nel 1910, a 73 mila nel 1920, a 86 mila nel 1930; nel 1935 si calcolava (comprendendo i sobborghi di Cueta, Monte, Peña Castillo e S. Román) ch'essa fosse complessivamente di circa 90 mila abitanti.

Monumenti. - La chiesa, cattedrale dal 1752 ma prima appartenente ad un'abbadia e successivamente ad una collegiata, ha una cripta nello stile di transizione romanico-gotico; nel corpo superiore è gotica di pianta regolare a tre navate senza transetto. Fu modificata nel sec. XVI e soprattutto nel XVII, quando venne prolungato il coro, rifacendolo in gusto neoclassico, furono alterate le navatelle e costruite vòlte stellate.

Storia. - Si chiamò dapprima Portus Sancti Emetherii. Nel 1187 il re Alfonso VIII gli accordò le franchigie. Nel Medioevo il suo porto ebbe grande importanza con quelli di Castro, Laredo e San Vicente de la Barquera. Nel 1371 i marinai di Santander si coprirono di gloria a La Rochelle catturando dodici galere nemiche cariche di grandi tesori e con esse l'ammiraglio inglese conte di Pembroke e più di sessanta gentiluomini che furono condotti alla fortezza della città. La signoria di Santander fu data da Fernando IV all'infante Don Pedro, e più tardi (1465) passò al marchese di Santillana; ma alla fine i santanderini riuscirono ad ottenere l'indipendenza. Il commercio con l'America diede un notevole sviluppo al suo porto. Nel 1755 Fernando VI gli concesse il titolo di città. Nel 1785 vi fu istituito il Consolato di mare e di terra che nel 1829 fu trasformato in Giunta e tribunale di commercio.

La provincia di Santander.

La più settentrionale, la più piccola (5460 kmq.) e l'unica marittima delle provincie costituenti la Vecchia Castiglia, alla quale però resta quasi tutta geograficamente estranea. Tre regioni naturali la costituiscono; l'alto Ebro, la zona montuosa cantabrica, e l'orlo litoraneo sull'Atlantico. Quest'ultima regione continua, alta e compatta, la piattaforma costiera asturiana, aprendosi però in larghe insenature (rías di Santander e di Marrón) e lasciando, tra mare e monte, più o meno ampî spazî adatti alle colture (mais, grano, viti); anche l'allevamento vi è fiorente. La seconda corrisponde a una delle sezioni più elevate del rilievo cantabrico (varie peñas vi superano i 2000 m. e i passi che adducono alla meseta sono pochi e anch'essi alti): le valli che l'incidono si prestano tuttavia, oltre che all'agricoltura, che trova posto nelle umide vegas (anche frutta, vite e olivo), allo sfruttamento delle riserve forestali e di quelle, varie e copiose (ferro, calamina, blenda, rame, piombo, ligniti, ecc.), del sottosuolo. Al bacino dell'Ebro infine appartiene il lembo meridionale della provincia, costituito dall'aspro paese montagnoso della Reinosa; la base dell'attività locale è qui data dall'allevamento (bovino e ovino) e dalle industrie che gli sono connesse. La popolazione della provincia, fissata per circa la metà nella zona costiera, è passata da 236 mila ab. nel 1877 a 276 mila nel 1900, a 303 mila nel 1910, a 327 mila nel 1920; nel 1935 poteva essere calcolata intorno ai 375 mila ab. La densità (68 ab. per kmq.) è notevole, dato il carattere montuoso del territorio, e comunque superiore alla media della Repubblica; occorre tener conto poi del forte movimento migratorio. La popolazione è scarsamente accentrata, o addirittura sparsa, e questo spiega perché in tutta la provincia si abbia un solo centro con più di 50 mila ab. (la capitale) e uno solo con più di 10 mila ab. (Castro-Urdiales).

Bibl.: R. Amador de los Rios, Santander, in Espãna, sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1891; V. Lampérez, Historia de la arquitectura cristiana española en la Edad Media, I, Madrid 1908; A. Calzada, Historia de la arquitectura en España, Barcellona 1928.