ALBERTO, santo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALBERTO, santo

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Canonico della chiesa della beata Vergine di S. Sigismondo di Rivolta d'Adda allora pertinente alla diocesi di Cremona, ne era divenuto preposito il 13 apr. 1144, quando a Roma chiedeva ed otteneva da papa Lucio II la conferma dei privilegi già concessi dai precedenti pontefici alla sua Chiesa. Il 28 marzo 1168 fu eletto vescovo di Lodi, ponendo termine ad una grave crisi dei rapporti tra Milano e Lodi, causata dall'adesione di questa città al vescovo Alberto de Merlino, fautore del Barbarossa e dall'antipapa.

L'arcivescovo di Milano Galdino, legato di Alessandro III per la Lombardia e quindi avverso all'antipapa ed all'imperatore, forte anche dell'appoggio del Comune, aveva imposto a Lodi il ripudio di Alberto de Merlino, divenuto scismatico, minacciando, in caso di resistenza, le più gravi rappresaglie. Con l'elezione di A. veniva eliminato un pericoloso centro di resistenza sia all'unità ecclesiastica della Lombardia sia alla forza della Lega lombarda.

A. si preoccupò presto (marzo 1169) di porre un limite alla potenza della famiglia dei Tresseni, già vicedomini della Chiesa di Lodi, definendo i loro rapporti col vescovo al momento del suo ingresso in diocesi; non riuscì, come sembra, a contenerne la prepotenza, se il successore di A., Alberico dovette ricorrere all'aiuto di papa Alessandro III.

Il Vignati (pp. 52 s.), ripreso dal Savio (pp. 212 s.), riferisce al 1168 ed al vescovo A. una bolla di papa Alessandro III che confermava una decisione di Ariberto, cardinale prete del titolo di S. Anastasia, per annullare la concessione della carica di vicedomini ai Tresseni. Ma il Kehr (p. 243) ha fatto giustamente notare che la bolla è diretta al successore di A., Alberico, perché negli anni del vescovato di A., il papa non risiedette mai, il giorno 30 dicembre, in Anagni, donde la bolla è emanata.

Nel governo della sua diocesi, A. curò la situazione patrimoniale della Chiesa lodigiana, continuò la costruzione della cattedrale, organizzò la vita comune del clero, acquistandosi fama di virtù e santità. Morì il 4 luglio 1173; nell'aprile del 1174 troviamo già in carica il suo successore Alberico: si dimostra così infondata la notizia dell'Ughelli, ripresa dai bollandisti, che A. abbia preso parte al concilio lateranense del 1179.

Il suo culto incominciò quasi subito: festa il 4 luglio.

Fonti e Bibl.: Acta Sanctorum, Iulii II, Antverpiae 1721, pp. 165-167; C. Vignati, Codice diplomatico laudense, II, Milano 1883, pp. XXXVII s., 51-57, 65, 69 s., 87, 90; P. F. Kehr, Italia Pontificia, VI, 1, Berolini 1913, pp. 297 s., I,. 299 n. 6; Ottonis Morenae et continuatorum Historia Friderici I, a cura di F. Güterbock, Berolini 1930, pp. 217 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, coll. 671-674; C. Vignati, Documenti istorici intorno alla vita ed alle reliquie di S. Alberto Quadrelli, Lodi 1856; G. Biscaro, I documenti intorno alla Chiesa di S. Sigismondo di Rivolta d'Adda, in Arch. stor. lombardo, XXXII (1905), pp. 174-187; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia: La Lombardia, II, 2, Bergamo 1932, pp. 211-214; G. L. Barni, La lotta contro il Barbarossa, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, p. 89; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, col. 1550.

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