CAIO, santo

Enciclopedia dei Papi (2000)

CAIO, santo

Francesco Scorza Barcellona

A C. (o Gaio), successore di Eutichiano, il Catalogo Liberiano attribuisce un pontificato di dodici anni, quattro mesi e sette giorni, per il periodo dal 17 dicembre 283 al 22 aprile 296: questa datazione è più corretta di quella fornita da Eusebio di Cesarea, che assegna a C. un pontificato di quindici anni, a partire dal 282, o di quella del Liber pontificalis, che, pur riprendendo le date del Catalogo Liberiano, parla di undici anni, quattro mesi e dodici giorni. La ricorrenza della morte, alla data del 22 aprile, è confermata dalla Depositio martyrum, che ricorda C. sepolto nel cimitero di Callisto. Pur avendo retto così a lungo la Chiesa di Roma, di C. non si hanno notizie da fonti attendibili. Il vescovo C. appare nella Passio Susannae come fratello del presbitero Gabinio, padre di Susanna, entrambi figli di Massimino, senatore e console, cugino degli Augusti Diocleziano e Massimiano, quest'ultimo considerato figlio dello stesso Diocleziano, e al quale il padre vuole dare in sposa la figlia di Gabinio. Nella prima parte di questa Passio, C. opera molte conversioni di pagani: tra questi il senatore Claudio con la moglie Prepedigna e i figli Alessandro e Cuzia, il "comes rei privatae" Massimo, fratello di Claudio, che moriranno martiri. In un primo momento Susanna con il padre Gabinio sono arrestati. Gabinio scompare poi dal racconto della Passio, mentre Susanna subisce il martirio nella casa paterna, contigua a quella di C., e quest'ultimo si occupa del servizio liturgico che vi si svolge a partire da allora, in quello che si chiamerà il "titulus [o statio] ad Duas domos". Tale chiesa è attestata con il nome di "titulus Caii" alla fine del V secolo, nel sinodo romano del 499 (cfr. M.G.H., Auctores antiquissimi, XIII, a cura di Th. Mommsen, 1898, p. 413), mentre nel Martyrologium Hieronymianum, alla data dell'11 agosto e con il nome di "Ad Duas domos", è ricordata come la sede del culto di Susanna: alla fine del sec. VI è già citata come "titulus Susannae". La Passio Susannae, che secondo L. Duchesne risale all'anno 500 circa, è una leggenda di fondazione che vuole spiegare le diverse titolature della predetta chiesa, situata sulla Alta semita, l'attuale via XX Settembre in Roma, facendovi agire il più antico titolare, Caio (che non si sa se originariamente fosse già identificato con l'omonimo vescovo), insieme alla più recente Susanna: i nomi di altri personaggi che intervengono nella Passio, come Alessandro, Prepedigna e Cuzia, sarebbero malamente desunti dal latercolo del Martyrologium Hieronymianum alla data del 1° ottobre relativamente ai martiri di Dinogetia nella Mesia. In questa Passio, specialmente nella seconda parte relativa al martirio di Susanna, il personaggio di C. resta sullo sfondo, e soprattutto non vi figura come martire. Scarso seguito ha avuto l'ipotesi (C. Cecchelli) secondo cui il "titulus Caii" non si dovrebbe identificare con il "titulus Susannae", ma con una chiesa attigua, sulle cui rovine Urbano VIII avrebbe fatto erigere un nuovo edificio, al quale nel 1631 avrebbe restituito la titolatura di S. Caio, trasferendovi le reliquie del santo ritrovate nel 1622 nel cimitero di Callisto: la chiesa moderna fu distrutta a seguito dei lavori di riassetto di via XX Settembre per la costruzione dell'attuale Ministero della Difesa. Va sottolineato che nella zona, sulla base di rinvenimenti epigrafici, tre dei quali menzionano "Nummius Tuscus", console prima del 295 e praefectus urbi del 302 (contemporaneo dunque di papa C.), è stata identificata una domus tardoantica (IV secolo) costituita da due unità abitative contigue (cfr. Lexicon Topographicum Urbis Romae, II, Roma 1995, s.v. Domus: Nummi, pp. 146-47), il che potrebbe concordare con il toponimo "ad Duas domos" prima menzionato. Una recente ipotesi propende per la collocazione del "titulus Caii" presso l'odierna piazza Fiume, dal momento che l'edificio è ricordato anche presso l'"arcus Portae Salariae" (cfr. ibid., I, ivi 1993, s.v. S. Caius, p. 214). Indipendentemente dalla tradizione della Passio Susannae, C. appare anche nei capitoli XVIII e XIX della Passio Sebastiani, ai tempi di Diocleziano, durante la persecuzione che si scatena contro i cristiani. In questa circostanza, tra i cristiani rimasti a Roma presso il papa, C. avrebbe nominato Sebastiano difensore della Chiesa. In un'aggiunta del ms. Vat. lat. 3764 alla notizia su Stefano I nel Liber pontificalis, nr. 24, C. figura insieme a Sisto II e a Dionigi, suoi predecessori nella cattedra di Roma, come uno dei diaconi arrestati insieme a papa Stefano. Nella prima redazione del Liber pontificalis, nr. 29, C. era detto dalmata, della famiglia di Diocleziano, e figlio a sua volta di un Caio. Durante la persecuzione di Diocleziano sarebbe morto da confessore, nascosto in sotterranei ("in criptis habitans confessor quievit"). Avrebbe ordinato sedici presbiteri, otto diaconi e cinque vescovi, sarebbe stato sepolto nel cimitero di Callisto alla data del 22 aprile, e la sua morte sarebbe stata seguita da undici giorni di sede vacante. La seconda redazione del Liber pontificalis riprende le notizie della precedente, alle quali aggiunge che C. stabilì i sette gradi dell'ordine sacro da percorrere fino all'episcopato - ostiario, lettore, esorcista, accolito (sequens), suddiacono, diacono, presbitero e vescovo - e che assegnò ai diaconi le regiones della città di Roma. La notizia sulla sorte di C. durante la persecuzione di Diocleziano vi è modificata in quanto vi si afferma che "in criptis habitando martyrio coronatur post annos VIII" (o "VIIII"). Lo stesso concetto è ripetuto poco più avanti quando si afferma che C. morì martire "post annos XI, cum Gavinio fratre suo, propter filiam Gavini presbyteri, nomine Susanna". L'istituzione dei sette gradi dell'ordine sacro è più antica dell'epoca di C., in quanto ne parla già il suo predecessore Cornelio nella lettera a Fabio di Antiochia (Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica VI, 43, 11). L'istituzione delle regiones romane e la loro assegnazione ai sette diaconi era stata attribuita dal Catalogo Liberiano, e al seguito di questo dallo stesso Liber pontificalis, nr. 21, a papa Fabiano. L'origine dalmata di C., e la sua appartenenza alla famiglia di Diocleziano, sono desunte con tutta evidenza dalla Passio Susannae. Forse proprio la presenza di C. in questa Passio, fra tanti martiri, ha determinato nel primo redattore del Liber pontificalis la necessità di spiegare le ragioni per cui il vescovo sarebbe sfuggito alla persecuzione: di qui il cenno a una sua permanenza "in criptis", forse in relazione a diversi spostamenti della tomba di C. all'interno del cimitero di Callisto. Il fatto che nella seconda redazione del Liber pontificalis C. sia considerato martire "post annos VIII" (o "VIIII") dipenderebbe secondo L. Duchesne da un testo perduto, forse un'appendice della Passio Susannae in cui tanto C. quanto il fratello Gabinio avrebbero concluso la loro vita con il martirio, e in cui si sarebbe fatto riferimento ad un evento anteriore di otto o nove anni a questa circostanza. L'ipotesi sarebbe confermata dal secondo richiamo, nella stessa notizia, al martirio di C. e di Gabinio, forse una glossa marginale successivamente inglobata nel testo, il cui autore avrebbe corretto la primitiva indicazione, "post annos VIII" (o "VIIII"), in base alla durata del pontificato di C. espressa all'inizio della notizia. C. fu il primo papa (dopo l'eccezione di Cornelio) a non essere deposto nella cripta papale, dove comunque la grande lastra marmorea collocata da Sisto III sul lato interno della parete d'ingresso (Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, nr. 9516: "Xystus Dionysius Stephanus Urbanus / Cornelius Felix Lucius Manno / Pontianus Eutychianus Anteros Numidianus / Fabianus Gaius Laudiceus Iulianus / Eusebius Miltiades Polycarpus Optatus") ne ricorda la presenza nella catacomba. C. fu deposto in una regione del cimitero dotata di una propria scala di accesso dal sopratterra. In età damasiana, la galleria principale di questo settore della catacomba fu rinforzata da murature che - oltre ad avere una funzione statica, obliterando alcune gallerie trasversali e creando così un percorso facilitato per i pellegrini che si recavano alle tombe da venerare nella zona - erano collocate in tre cubicoli distinti: quello dei martiri Calocero e Partenio (identificato grazie ad un'iscrizione tracciata a sgraffio sull'intonaco dell'ingresso, cfr. ibid., nr. 9543c), quello di papa Eusebio, e quello - di fronte al precedente - di C. (cfr. L. Reekmans, Les tombeaux), dove G.B. de Rossi rinvenne dieci frammenti di una iscrizione greca attestante la "deposizione del vescovo Gaio: dieci giorni prima delle calende di maggio" (Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, nr. 10584). Tale data, cioè il 22 aprile, attestata nella Depositio episcoporum, è passata al Martyrologium Hieronymianum e ai martirologi successivi, fino al Martyrologium Romanum. La stessa data è inoltre attestata nell'epigrafe posta nell'atrio della chiesa di S. Silvestro in Capite, databile al pontificato di Paolo I, a commemorazione di una serie di traslazioni delle spoglie di papi e martiri dai cimiteri del suburbio romano (cfr. Monumenta epigraphica); una seconda traslazione, nella chiesa di S. Prassede, all'epoca del pontificato di Pasquale I, è documentata da un'iscrizione posta sul primo pilastro della navata destra (cfr. il testo riportato in Le Liber pontificalis, II, pp. 63-4). Altre commemorazioni di C. a Roma, riportate nel Martyrologium Hieronymianum alle date del 20 febbraio e del 1° luglio, sono state spiegate la prima come un errore di trascrizione ("X kal. mart." in luogo di "X kal. mai."), la seconda, sempre che non si riferisca a un omonimo, col ricordo di una traslazione. Per quanto C. sia stato considerato martire almeno a partire dal Liber pontificalis, nel Calendarium Romanum del 1969 la sua commemorazione è stata espunta, in base al fatto che tra le fonti liturgiche più antiche della Chiesa di Roma il suo nome è inserito nella Depositio episcoporum e non nella Depositio martyrum. Sotto il nome di C. è posta una delle decretali pseudoisidoriane. Fonti e Bibl.: Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica VI, 43, 11; VII, 32, 1, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1908 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 2), pp. 618, 716; Id., Chronicon, ad a. 282, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), p. 224; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I-II, Paris 1886-92: I, pp. XCVIII-XCIX, CCIX-CCXVII, 64-5, 68-9, 70-3, 148, 154, 161; II, pp. 63-4; Catalogo Liberiano, ibid., I, pp. 4-5 (Fabiano), 6-7 (C.); Passio Susannae, in Acta Sanctorum [...], Februarii, III, Antverpiae 1658, pp. 61-4 e ibid., Augusti, II, ivi 1735, pp. 631-32; H. Delehaye, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianum [...], in Acta Sanctorum Novembris [...], II, pars posterior, Bruxellis 1931, pp. 106 (20 febbraio), 202-03 (22 aprile), 345-46 (1° luglio), 534-35 (1° ottobre); Martyrologium Romanum [...] scholiis historicis instructum, in Propylaeum ad Acta Sanctorum Decembris, ivi 1940, p. 150. Fonti agiografiche: cfr. Bibliotheca Hagiographica Latina [...], I, ivi 1898-99, p. 483; ibid., Novum Supplementum, a cura di H. Fros, ivi 1986, p. 368; Calendarium Romanum ex decreto sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, In Civitate Vaticana 1969, p. 120. Per la decretale attribuita a C. cfr. P. Hinschius, Decretales pseudo-Isidorianae et Capitula Angilramni [...], Lipsiae 1863, pp. 214-18. Studi: Ecclesiastica Historia [...] per aliquot studiosos et pios viros in urbe Magdeburgica, Centuria III, Caput X, Basileae 1562, coll. 286-87; C. Baronio, Annales ecclesiastici, II, Romae 1590, pp. 651-56; [L.-S.] Lenain de Tillemont, Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles, t. IV, Venise 1732, pp. 564-73, 760-65; Acta Sanctorum [...], Aprilis, III, Antverpiae 1675, pp. 13-7; G.B. de Rossi, La Roma sotterranea cristiana, II, Roma 1867, pp. 114-20; G. Schneider, La triplice deposizione di papa Gaio, "Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana", 13, 1907, pp. 147-68; L. Duchesne, Les légendes de l'Alta semita, "Mélanges d'Archéologie et d'Histoire. École Française de Rome", 36, 1916-17, pp. 26-42; P. Franchi de' Cavalieri, S. Susanna e il titulus Gai, in Id., Note agiografiche, VI, Roma 1920, pp. 185-202; G. Biasiotti, L'antica chiesa di S. Caio in Via XX Settembre, in Atti del I congresso nazionale di Studi romani, I, ivi 1929, pp. 828 ss.; C. Cecchelli, in M. Armellini, Le chiese di Roma dal sec. V al XIX, a cura di C. Cecchelli, II, ivi 1942, p. 1459; B. Apolloni Ghetti, Santa Susanna, ivi s.d., pp. 10-1; L. Reekmans, Les tombeaux des papes Gaius (283-296) et Eusèbe (309 ou 310) et les martyrs Calocerus et Parthenius dans la catacombe de Calliste. Aperçu d'une recherche, in Memoriam Sanctorum venerantes. Miscellanea in onore di Monsignor Victor Saxer, Città del Vaticano-Roma 1992, pp. 689-709. Per quanto riguarda la documentazione archeologica ed epigrafica v. inoltre: Codice topografico della città di Roma, a cura di R. Valentini-G. Zucchetti, II, Roma 1942 (Fonti per la Storia d'Italia, 88); Monumenta epigraphica christiana saeculo XIII antiquiora quae in Italiae finibus adhuc extant [...], a cura di A. Silvagni, I, Roma, Città del Vaticano 1943, tav. XXXVII, 1; Inscriptiones Christianae urbis Romae. Nova series, IV, a cura di G.B. de Rossi-A. Ferrua, ivi 1964, nrr. 9516, 9543c, 10584; L. Reekmans, Le complexe cémétérial du pape Gaius dans la catacombe de Callixte, ivi 1988; Lexicon Topographicum Urbis Romae, IV, Roma 1999, s.v. S. Susanna Titulus, pp. 387-88. A Dictionary of Christian Biography, I, London 1877, s.v., pp. 386-87; Dictionnaire de théologie catholique, II, 2, Paris 1923, s.v., col. 1309; Vies des Saints et des Bienheureux, IV, ivi 1946, s.v., pp. 566-68; G. Bardy, Caius, in D.H.G.E., IX, coll. 237-38; Catholicisme, II, Paris 1950, s.v., coll. 364-65; E.C., III, s.v., col. 305; A. Amore-I.Belli Barsali, Caio, in B.S., III, coll. 646-49; New Catholic Encyclopaedia, VI, Washington 1967, s.v., p. 241; Lexikon der christlichen Ikonographie, V, Rom 1973, s.v., col. 464; Lexikon für Theologie und Kirche, IV, Freiburg 1953, s.v., col. 265; Il grande libro dei Santi. Dizionario enciclopedico, I, Cinisello Balsamo 1998, s.v., p. 358.

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