GREGORIO Nazianzeno, Santo

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

GREGORIO Nazianzeno, Santo

G. Galavaris

Predicatore, patriarca di Costantinopoli e Dottore della Chiesa, detto il Teologo, nato intorno al 330 ad Arianzo (presso Nazianzo in Cappadocia), dove morì nel 390 circa.G. compì i suoi studi a Cesarea di Cappadocia, a Cesarea di Palestina, ad Alessandria e ad Atene. Nel 362 contro la propria volontà venne ordinato prete; dopo la restaurazione dell'ortodossia a Costantinopoli a opera di Teodosio I, nel corso del secondo concilio ecumenico del 381, G. fu eletto patriarca di Costantinopoli, ma presto rinunciò alla carica per ritirarsi nella propria città natale.G. fu uno dei tre Padri cappadoci, legato da amicizia a Basilio il Grande e a Gregorio di Nissa, difensore della teologia nicena e prolifico scrittore: di lui si conservano quarantacinque Omelie (saggi teologici e sermoni), alcuni poemi e duecentoquarantaquattro lettere. Gli venne tributato un grande culto a Costantinopoli e dopo la caduta della città le sue reliquie furono trasferite a Roma e conservate nella chiesa a lui dedicata; l'11 giugno del 1580 esse vennero portate da papa Gregorio XIII nella basilica vaticana, mentre il cranio è custodito nel monastero di Vatopedi al monte Athos.La vivace immaginazione e il linguaggio poetico e appassionato di G. hanno fatto sì che i suoi sermoni venissero frequentemente illustrati; per questo motivo si è conservato un numero di manoscritti miniati delle sue opere maggiore rispetto a ogni altro Padre della Chiesa orientale.Tra i primi ritratti noti di G. vanno menzionati quello di S. Maria Antiqua a Roma, risalente al sec. 7°-8° (Wilpert, 1916, tavv. 192-193), quelli, del sec. 9°, nel codice di Parigi (BN, gr. 923; Weitzmann, 1979, figg. 640-642, 648-655, 657-670) contenente i Sacra Parallela di Giovanni Damasceno, ove G. è rappresentato a mezza figura e a figura intera, seduto e nell'atto di insegnare. Altri ritratti di G., sempre del sec. 9°, sono contenuti nel codice di Milano (Bibl. Ambrosiana, E.49-50 inf.), edizione completa delle Omelie di G., dove il santo è rappresentato a figura stante e, come maestro, all'interno di scene di insegnamento, talvolta con riferimento al soggetto delle omelie stesse (Grabar, 1943); tutte queste raffigurazioni mancano di tratti individuali.Nel famoso codice di Parigi (BN, gr. 510), dell'867-886, contenente un'edizione completa delle Omelie, la tipologia del ritratto di G., che viene rappresentato frontalmente a figura intera, a mezza figura o in contesti narrativi, non si allontana sostanzialmente da quella preiconoclastica, sebbene tali ritratti mostrino somiglianze con quello di S. Giovanni Evangelista. Durante il periodo della c.d. rinascenza macedone (secc. 9°-10°) nel testo di Ulpio il Romano (Chatzidakis, 1938) G. compare con caratteri maggiormente individualizzati, che nelle rappresentazioni successive divennero standardizzati, come descrisse molto più tardi Dionisio da Furnà.Le raffigurazioni più comuni e più vivaci si trovano nella serie 'liturgica' delle Omelie, conservatasi in trentasei manoscritti databili ai secc. 11°-15°, che comprende alcuni grandi capolavori dell'arte bizantina (Galavaris, 1969). Questa raccolta abbreviata, probabilmente prodotta nel sec. 10°, contiene sedici omelie - quelle pronunciate in occasione di feste liturgiche, i panegirici e le orazioni funebri - che vennero scelte dalla Chiesa come letture da aggiungere alle pericopi evangeliche. In esse G. è rappresentato come un uomo anziano e robusto, con i capelli grigi che si diradano alla sommità della testa e una folta barba squadrata. Nelle vesti di vescovo o monaco è raffigurato come autore, seduto, intento a meditare o a scrivere (Gerusalemme, Greek Orthodox Patriarchate, Lib., Haghiu Tafu 14, c. 2r; Firenze, Laur., Plut. 7.24, c. 3v; monastero di S. Caterina sul monte Sinai, Bibl., gr. 339, c. 4v; Galavaris, 1969, figg. 97-98, 377), oppure stante (Parigi, BN, gr. 550, c. 4v; Galavaris, 1969, fig. 400), o ancora come maestro con il suo uditorio (Oxford, Bodl. Lib., Roe 6; Galavaris, 1969, figg. 447, 450) e inoltre in un'illustrazione legata al titolo dell'omelia (Galavaris, 1969, pp. 14-17). Talvolta G. è rappresentato nella Déesis, come in un codice conservato a Londra (BL, Add. Ms 24381, c. 52r; Galavaris, 1969, fig. 96) e in un manoscritto russo di origine provinciale del sec. 13°, conservato a San Pietroburgo (Saltykov-Ščedrin, Sof. 1; Popova, 1975, fig. 19). In un caso G. appare su una pagina dedicatoria insieme a un donatore sconosciuto (Athos, Dionisio, 61, c. 1v; Galavaris, 1969, fig. 355); come autore e maestro è anche raffigurato in un manoscritto conservato a Basilea (Universitätsbibl., gr. A.N.I.8; sec. 13°) contenente un commentario alle Omelie di G., opera di Elia di Creta (sec. 11°-12°). Rappresentazioni di G. si trovano anche nel Menologio di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613), in un lezionario atonita del sec. 11° (Athos, Dionisio, 587, c. 143r; Οἱ θησαυϱοί τοῦ ῾Αγίου ῎ΟϱουϚ, 1973, fig. 258), nel lezionario siriaco del vescovato siro-ortodosso di Midyat, in Turchia, del 1226 (c. 33r; Leroy, 1964, I, p. 323; II, tav. 107, 3), e, insieme ad altri santi, in alcuni avori costantinopolitani del sec. 10°, segnatamente nei due trittici di Roma (Mus. del Palazzo di Venezia; Mus. Vaticani, Mus. Pio Cristiano) e nel c.d. trittico Harbaville (Parigi, Louvre; Goldschmidt, Weitzmann, 1934, nrr. 31-33), in opere a smalto e su alcune icone bizantine.Scene della vita di G. si trovano soltanto nei manoscritti miniati, con l'eccezione della Traslazione delle reliquie, che compare in un affresco della chiesa del monastero di Staro Nagoričino, in Serbia, del 1318 (Millet, Frolow, 1954-1969, III, tav. 108, 2). Il manoscritto delle Omelie di Parigi (BN, gr. 510) comprende una serie di scene biografiche: a c. 452r G. lascia la propria famiglia, sfugge miracolosamente a un naufragio, è consacrato vescovo di Nazianzo e viene sepolto; a c. 149r si prende cura di un ammalato insieme a Basilio il Grande; a c. 43v sono rappresentati i funerali del fratello e della sorella; a c. 67v è consacrato vescovo di Sàsima; a c. 239r rinuncia alla cattedra patriarcale di Costantinopoli (Omont, 19292, tavv. XXIII, XXV, XXXIV, XLI, LX).In un altro manoscritto conservato a Parigi (BN, gr. 543, c. 288v) G. è rappresentato al secondo concilio ecumenico insieme a Teodosio I, mentre nel già citato codice di Gerusalemme, alla c. 265r (Galavaris, 1969, figg. 120, 467), egli è raffigurato mentre parte da Costantinopoli. Gli episodi relativi alla sua consacrazione a vescovo di Nazianzo a opera di Basilio il Grande e al ristabilimento della pace tra suo padre e i monaci scismatici si ritrovano invece nel già citato manoscritto di Basilea (cc. Ov, Gv; Walter, 1972, figg. 7, 14).Nelle vesti di Dottore della Chiesa, G. è rappresentato, sin dal sec. 11°, insieme agli altri patriarchi di Costantinopoli Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo, con i quali costituisce l'insieme dei Tre gerarchi, sulla parte bassa del muro del presbiterio delle chiese bizantine; si tratta di un soggetto diffuso anche sulle icone (Holy Image, Holy Space, 1988, nrr. 17, 78) e talvolta nei manoscritti. Nei primi esempi le figure, considerate alla stregua di icone, vengono rappresentate frontalmente: è il caso dei mosaici di Hosios Lukas (primo quarto del sec. 11°; Diez, Demus, 1931, fig. 16), di quelli di Cefalù (1148) e della Cappella Palatina di Palermo (sec. 12°; Demus, 1949, tavv. 7A, 23B) e degli affreschi presenti in chiese più piccole, per es. nel S. Giorgio Diasoritis a Nasso (Chatzidakis, 1989, pp. 70-71, figg. 4-5), nella Elmalı Kilise e nella Çarıklı Kilise di Göreme, in Cappadocia (fine del sec. 12°-inizi 13°; Restle, 1967, tavv. 160, 193), e in altri esempi.Una rara rappresentazione dei Tre gerarchi posti frontalmente si è conservata nel parekklésion di S. Salvatore in Chora (Kariye Cami) a Costantinopoli (sec. 14°; The Kariye Djami, 1966, tavv. 366, 474, 480, 484). Sin dall'inizio del sec. 12° essi sono raffigurati mentre concelebrano e partecipano alla rappresentazione simbolica della liturgia, volti verso il centro dell'abside del presbiterio (Chatzidakis, 1959); in questo caso sono vestiti con il polystáurion e tengono un rotulo aperto con preghiere liturgiche. Il più antico esempio datato è nella chiesa di S. Pantaleimone a Nerezi, in Macedonia, del 1164 (Millet, Frolow, 1954-1969, I, tav. 15, 1, 3-4). Il tema diviene frequente nel programma di decorazione delle chiese di età bizantina e postbizantina: alcuni esempi si trovano nei Ss. Anargiri (Cosma e Damiano) a Kastoria, della fine del sec. 12°, nella cappella dei Taxiarchi della stessa città (1359-1360; Pelekanides, Chatzidakis, 1985, p. 23, fig. 23; p. 93, fig. 5) e, in Serbia, a Studenica (sec. 14°) e a Staro Nagoričino (Millet, Frolow, 1954-1969, III, tavv. 55, 1; 77, 1; 78, 1). Nella cappella sudorientale della chiesa detta Afendiko, a Mistrà (ca. 1310), G. appare con gli altri due gerarchi in una visione del vescovo Giovanni Eucaita e nella Fontana di saggezza; quest'ultimo tema compare anche a Lesnovo, in Serbia (ca. 1346; Millet, 1910, tav. 103, 2, 6; Dufrenne, 1970, p. 12, tav. 19; Hamann-MacLean, 1976, p. 168). Le raffigurazioni di G. in trono, da solo o insieme a Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo, sono rare: forse la tipologia venne creata su modello delle rappresentazioni di altri patriarchi in trono.In età postbizantina G. venne raffigurato in manoscritti liturgici, per es. quello conservato al monte Athos (Dionisio, 471, c. 28v, contenente lo Horológhion di Thekara; Οἱ θησαυϱοί τοῦ ῾Αγίου ῎ΟϱουϚ, 1973, fig. 171), e in posizione stante al di sotto dell'Annunciazione sulle porte presbiteriali accanto agli altri gerarchi (Museum, 1994).

Bibl.:

Fonti. - Gregorio Nazianzieno, Opera, in PG, XXXV-XXXVIII; Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae, a cura di H. Delehaye, in AASS. Novembris, Propylaeum, LXIII, Bruxelles 1902, coll. 421-423, 433-434; Dionisio da Furnà, ῾Εϱμηνεία τῆϚ ζωγϱαϕιϰῆϚ τέχνηϚ [Ermeneutica della pittura], a cura di A. Papadopulos-Kerameus, St. Petersburg 1909, pp. 154, 267.

Ed. in facsimile. - Menologio di Basilio II (Codices e Vaticanis selecti, 8), 2 voll., Torino 1907.

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