PACOMIO, santo

Enciclopedia Italiana (1935)

PACOMIO, santo (greco per lo più Παχούμιος, dal copto P-Ahōm, che significa "il falcone" o "l'aquila")

Michelangelo Guidi

Nato ad Esneh nell'Alto Egitto verso il 292, morto verso il 346, è il fondatore del cenobitismo cristiano, autore della famosa regola monastica che S. Girolamo, già nel 404, fece conoscere all'Occidente con la sua traduzione latina, e alla quale si ispirano le principali istituzioni monastiche di Oriente e di Occidente (v. monachismo). Nato da genitori pagani, militò sotto Costantino e, dopo la vittoria di questo, ritiratosi a vita solitaria a Shenesīt (Chēnobóskion, probabilmente in un tempio già rovinato di Serapide), ricevette il battesimo; dopo un periodo passato presso l'eremita Palemone, fondò a Tabennīsi, presso Dendera, una prima comunità di anacoreti riunitisi intorno a lui. Ad essi diede la sua regola, facendone base l'unione del lavoro e della preghiera (mentre prima la vita eremitica era quasi esclusivamente contemplativa) e ordinando economicamente e disciplinarmente la vita in comune. I cenobî pacomiani si moltiplicarono già vivo P., e la sua regola ebbe ben presto una grandissima diffusione anche fuori di Egitto, in Oriente e in Occidente. Che P., durante la sua dimora a Shenesīt, fosse tra i cosiddetti reclusi (κάτοχοι) pagani di Serapide, e che il cenobitismo cristiano debba ritenersi ispirato alle pratiche di essi, è teoria ora generalmente respinta.

Degli scritti originali di P., nella sua lingua materna (copta), si può dire che non rimane nulla; si attribuisce infatti a lui, non con assoluta sicurezza, una catechesi conservata in un manoscritto del British Museum (pubblicata da E. A. W. Budge in Coptic Apocrypha in the dialect of Upper Egypt, Londra 1913); della regola in copto non abbiamo che pochi frammenti. Nella regola si è voluto scorgere una diretta ispirazione della tradizione letteraria e sapienziale egiziana (L. Th. Lefort, S. Pachome et Amen-em-ope, in Le Muséon, XL, 1927).

Principali fonti per la vita di P. sono, oltre alla Historia Lausiaca del Palladio, molte redazioni della sua biografia, in greco (v., oltre che in Acta Sanctorum, Maggio, III, S. Pachomii Vitae Graecae, a cura di F. Halkin nei Subsidia Hagiographica dei Bollandisti, Bruxelles 1932), in copto (cfr. specialmente L. Th. Lefort, S. Pachomii Vita bohairice scripta, e S. Pachomii Vitae sahidice scriptae nel Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, Parigi 1925, e 1933-34), in arabo (tradotte dal copto o dal greco) e in siriaco.

Bibl.: V. specialmente, oltre ai libri citati nell'articolo, P. Ladeuze, Étude sur le cénobitisme pakhomien, Lovanio e Parigi 1898; L. Th. Lefort, Le règle de St. P., in Le Muséon, XL (1927), p. 31 segg.; id., St. Athanase écrivain capte, ivi, XLVI (1933), p. 1 segg., inoltre gli articoli sul monachismo nelle principali enciclopedie, specialmente quello del Leclercq nel Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie. Per la regola, v. anche, oltre ai suddetti articoli del Lefort, id., La règle de St. Pachome, in Le Muséon, XXIV (1921), e XXXVII (1924); P. Albers, Pachomii abbatis Tabennensis regulae monasticae, Bonn 1923, e specialmente A. Boon, Pachomiana latina, Lovanio 1932.

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