VALENTINO, Santo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

VALENTINO, Santo

Edoardo D'Angelo

VALENTINO, santo. – Fu probabilmente il primo vescovo della città di Terni, e visse nella prima metà del IV secolo. La sua posizione all’interno della cronotassi dei vescovi di Terni è di recente variata, grazie a una serie di studi che ne hanno ridisegnato biografia e cronologia.

Occorre sgombrare preliminarmente il campo dalle numerose leggende e deviazioni cultuali cui la figura del vescovo ternano è andata incontro nel corso dei secoli. Ciò concerne in particolare l’attribuzione del patronato sugli innamorati e/o fidanzati, derivata da eventi molto più tardi che niente hanno a che vedere con la realtà storica del personaggio. Papa Gelasio I (nell’Adversus Andromachum), intorno al 495, decise di abolire la lasciva festa pagana dei Lupercalia, legata ai riti pagani di fertilità e purificazione tipici della fine dell’inverno (andava dal 13 al 15 febbraio). In questo modo il santo la cui festa cadeva il 14 febbraio, Valentino di Terni appunto, venne assunto come il protettore degli amori casti e verecondi, delle unioni legali e ufficiali (più tardi, nel VII secolo, venne istituita la festa della Candelora, i quaranta giorni della Purificazione di Maria, e collocata al 2 febbraio).

Ancora più estraneo e posticcio il prolungamento di questa prima deviazione cultuale: la fortunata associazione tra amore e giorno di s. Valentino, che ha avuto e ha una diffusione eccezionale soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone. Essa fu probabilmente introdotta (si discute se ex nichilo o appoggiandosi a qualche tradizione) dallo scrittore inglese Geoffrey Chaucer (1343-1400), nel poema Il parlamento degli uccelli. Qui, associando la ricorrenza di Valentino al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia, il poeta chiama il santo a sovrintendere alla ‘festa dell’amore’ che a febbraio inoltrato s’impadronisce di tutte le creature disseminate sulla Terra da madre Natura, uccelli compresi (Oruch, 1981).

In secondo luogo, va ricordato che a causa della scarsità e seriorità delle fonti, è stata a lungo viva una querelle critica che è andata sotto il nome di «questione dei due Valentini». Accanto al Valentino ternano esiste infatti la figura di un omonimo prete romano.

Sul vescovo ternano Valentino sono due le fonti più antiche: un item del Martirologio Geronimiano e una passione agiografica. Il testo del Martirologio recita: «decimo septimo Kalendas Martias Interamnae natale sancti Valentini episcopi et martyris»: il 14 febbraio, a Terni, la festa di s. Valentino vescovo e martire (Martyrologium Hieronymianum, a cura di G.B. De Rossi - L. Duchesne, in Acta Sanctorum, 2, I, Bruxelleis 1894, p. 20). Secondo la Passio s. Valentini episcopi et martyris Interamnae (Bibliotheca hagiographica latina, BHL 8460: d’ora in poi Val), a Roma, un importante intellettuale di origine greca, Cratone, ha un figlio, Cerimone, afflitto da una malattia neurologica rara e terribile, che lo paralizza completamente e rende inutile il ricorso ai medici. Da un amico Cratone apprende che, a Terni, il figlio del tribuno Fonteio, afflitto dalla stessa patologia, è stato guarito dal vescovo cittadino, Valentino. Manda allora a chiamare il presule ternano e lo prega di intervenire anche a favore di Cerimone. Valentino chiede a Cratone di convertirsi al cristianesimo. Ma Cratone tituba, soprattutto perché nutre dubbi razionali su alcuni dogmi; ma Valentino gli spiega tra l’altro il mistero del battesimo. Cratone accetta la conversione e Valentino di occuparsi del ragazzo. All’alba, Cerimone è completamente guarito: Cratone e tutta la sua famiglia si convertono al cristianesimo, e con loro una moltitudine di scholastici, cioè di intellettuali, tra cui i giovani Procolo, Efebo e Apollonio, nonché Abbondio, figlio del prefetto di Roma, Furioso Placido. Il Senato di Roma a questo punto interviene: il prefetto fa arrestare di notte e di nascosto Valentino, e lo fa giustiziare. Procolo, Efebo e Abbondio ne recuperano il corpo, e lo seppelliscono poco fuori di Terni. Il magistrato romano di Terni, Lucenzio, replica contro i tre giovani l’operazione segreta di polizia effettuata dal prefetto a Roma: li fa arrestare e uccidere in segreto, fuggendo poi dalla città. Abbondio ne raccoglie i corpi e li seppellisce accanto a quello di Valentino.

Questa Passione ha sempre suscitato parecchie perplessità, e questo ha favorito l’ascesa della figura del Valentino prete romano. Il testo appare assai sui generis a fronte dei canoni dell’agiografia martiriale, della quale mancano una serie di caratteristiche: innanzitutto le coordinate agiografiche; e poi l’inquadramento storico iniziale, la struttura propriamente martiriale (interrogatori, torture), la data del dies natalis del santo; ed è generica l’indicazione del luogo di sepoltura («in suburbano terrae spatio»). Ma più ancora stranianti sembrerebbero le operazioni giudiziarie condotte dai magistrati romani: sempre di notte e di nascosto (Val 62-63 e 65-67), mentre invece Valentino svolgeva a Terni in tutta tranquillità (Val 6) le medesime attività che a Roma lo portano alla morte (D’Angelo, in San Valentino e il suo culto..., 2012, e D’Angelo, 2015, pp. 119-139).

L’altro Valentino è un prete romano menzionato nella Passione di Maris e Marta (BHL 5543). Niente ha a che vedere con Terni e la sua vicenda è legata ad avvenimenti del III secolo.

La narrazione agiografica sopra riferita ha trovato, negli studi recenti, plausibile collocazione nel IV secolo – e non nel III secolo, ai tempi dell’imperatore Claudio il Gotico (268-270) come tradizionalmente si riteneva – grazie all’identificazione biografica del prefetto di Roma che ordina l’esecuzione di Valentino: Furioso Placido («iussu furiosi Placidi»). Ma furiosus non è un aggettivo (forse un errore d’archetipo): è attestato infatti il personaggio di Furius Placidus (Marco Mecio Memmio Furio Baburio Ceciliano Placido), prefetto dell’Urbe nel periodo 346-347 (D’Angelo, 2015, pp. 125-127).

Lo spostamento cronologico al regno di Costante I (337-350), dunque a un’epoca successiva di alcuni decenni all’editto costantiniano del 313, consente di comprendere alcune caratteristiche del testo. Partendo dall’assunto per cui il Senato e il prefetto si muovono contro il santo solo quando si convertono al cristianesimo numerosissimi scholastici, tra cui il figlio dello stesso prefetto, Abbondio, è chiaro che lo sfondo storico della vicenda è costituito dalla ‘questione culturale’ e dell’istruzione all’interno dello scontro finale tra paganesimo e cristianesimo a metà del IV secolo. Ben si spiega a questo punto la volontà del prefetto dell’Urbe di intervenire contro Valentino, facendolo però in maniera occulta: «medio noctis silentio» (Val 62). A Terni, inoltre, il consularis Lucenzio fa presentare Procolo, Efebo e Apollonio (che hanno riportato nella città umbra il corpo di Valentino) al suo tribunale nottetempo e, fattili giustiziare seduta stante, scappa dalla città con tutto il suo ufficio (Val 67).

Si tratta di due pratiche che potremmo definire di ‘martirio celato’, in quanto illegale, strascico violento e poco noto della contrapposizione religiosa in età postcostantiniana. Lo stesso imperatore Costanzo II operò persecuzioni (antiereticali), e Ilario di Poitiers lo omologa per questo a Nerone e Diocleziano. Anzi, le persecuzioni di Costanzo sono peggiori, in quanto procedono sine martyrio: tale persecuzione è paradossalmente peggiore, poiché priva le vittime dell’opportunità di diventare martiri, e quindi santi. Ecco dunque un’ulteriore motivazione per cui nella vicenda di Valentino i magistrati romani agiscono in segreto. E diventa spiegabile anche l’assenza dell’interrogatorio del santo da parte del magistrato romano: esso non può esserci, dato che in età postcostantiniana non si può citare nessuna norma di legge per minacciare il cristiano. Con lo spostamento al quinto decennio del IV secolo si spiegherebbe anche l’assenza di Valentino dalla Depositio martyrum, redatta probabilmente nel 336 e quindi poco prima dell’inizio del pontificato di Giulio I, committente della basilica funeraria al II miglio della via Flaminia (Angelelli, in San Valentino e il suo culto..., 2012, p. 156).

Anche l’archeologia fornisce elementi che sembrano suggellare l’ipotesi di un Valentino vissuto a metà del IV secolo. La basilica romana «quae appellatur Valentini», al II miglio della via Flaminia (dove sarebbe sepolto l’omonimo presbitero romano), venne fatta costruire da papa Giulio I, tra il 337 e il 352, in perfetta corrispondenza cioè con le date della prefettura urbana di Furio Placido. Nella sua area, l’epigrafe più alta cronologicamente ritrovata è quella, famosa, della piccola Veneriosa, morta a quattro anni nel 359, e nata proprio «IN C[IVITATE] INTERAMNATIVM», cioè a Terni. E una lapide, proveniente con tutta probabilità dalla via Flaminia, datata da Vincenzo Fiocchi Nicolai (1988) al periodo in questione, è dedicata a un «ABVNDIO PRESBYTERO [...] DEPOSITO VII IDVS DECEMBRIS»: che richiama il figlio del prefetto Placido di cui si legge in Val.

Stefano Del Lungo ipotizza potersi identificare Valentino con un esponente di qualche importante famiglia umbra dove tale cognomen risulta attestato: ad esempio la gens Ulpia, a Narni (CIL, XI 4151), o la Iunia a Todi (CIL, XI 4655). Infine, un rilievo importante viene dall’ipotesi recentemente affacciata da Mario Pagano di individuazione del sarcofago di s. Valentino. Si tratta di un «bellissimo sarcofago della prima metà del IV sec. con scene cristiane […] appositamente resecato e diviso in due scomparti evidentemente per reliquie, proveniente dalla zona cimiteriale di S. Valentino e ora conservato nel Museo Civico archeologico di Terni [… esso] doveva ospitare le ossa del vescovo ternano e costituire l’altare della basilica» (Pagano, 2012, p. 263).

Rita Lizzi, approfondendo sul piano prosopografico e storico l’idea di D’Angelo, propone allora di identificare il santo ternano con un esponente della famiglia dei Simmachi (evidentemente il primo cristiano), Giunio Valentino, fratello di Avianio Simmaco e zio del dedicatario del Calendario del 354 (PLRE I, Valentinus 7, p. 938). La Passio narrerebbe così dell’esecuzione di un Simmaco cristiano, perfettamente inquadrabile nel clima di resa dei conti portata avanti dal prefetto dell’Urbe Placido, per chiudere con pochi, esemplari, processi de maiestate, la faida apertasi tra le famiglie senatorie, subito dopo l’eliminazione di Costantino II.

La vicenda di Valentino conferma dunque quanto sappiamo della penetrazione del cristianesimo da Roma lungo le consolari settentrionali, in questo caso la via Flaminia.

Fonti e Bibl.: Passio s. Valentini episcopi Interamnensis (BHL 8460): edita in E. D’Angelo, Terni Medievale. La città, la Chiesa, i santi, l’agiografia, Spoleto 2015, pp. 226-242; Passio ss. Maris et Marthae (BHL 5543), in Acta Sanctorum [...], Ianuarii, II, Antverpiae 1643, pp. 216-219.

H. Delehaye, Les martyrs d’Interamna, in Bulletin d’ancienne littérature et d’archéologie chrétiennes, I (1911), pp. 161-168; A. Amore, San Valentino di Terni o di Roma?, in Antonianum, XLI (1966), pp. 260-277; J.B. Oruch, St. Valentine, Chaucer, and spring in February, in Speculum, LVI (1981), pp. 534-565; L’Umbria meridionale fra tardoantico e altomedioevo, a cura di G. Binazzi, Perugia-Roma 1981 (in partic. G.N. Verrando, Reciproche influenze tra Roma e il Martirologio e Passionario Umbri, pp. 99-110; V. Fiocchi Nicolai, Il culto di s. Valentino tra Terni e Roma: una messa a punto, pp. 165-178); A. Amore, La questione agiografica di san Valentino di Terni, in Il santo patrono nella città medievale: il culto di s. Valentino nella storia di Terni, a cura di G. Passarelli, Roma 1982, pp. 15-32; A.H. Armstrong, The Way and the ways: Religious tolerance and intolerance in the fourth century A.D., in Vigiliae Christianae, XXXVIII (1984), pp. 1-22; V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocristiani del Lazio, I, Etruria Meridionale, Città del Vaticano 1988, p. 329, n. 1478; T.D. Barnes, Athanasius and Constantius. Theology and politics in the constantinian empire, Harvard 1993; C. Ranucci Rossi, I sarcofagi paleocristiani provenienti dall’area cimiteriale valentiniana: note e riflessioni, in Memoria storica. Rivista del Centro studi storici di Terni, X (1997), pp. 89-101; J.R. Curran, Pagan city and the christian capital: Rome in the fourth century, Oxford 2000; P. Siniscalco, Gli imperatori romani e il cristianesimo nel IV secolo, in Legislazione imperiale e religione nel IV secolo, a cura di J. Gaudemet - P. Siniscalco - G.L. Falchi, Roma 2000, pp. 67-120; Umbria cristiana. Dalla diffusione del culto al culto dei santi (secc. IV-X), Spoleto 2001; G. Vacini, Il culto di san Valentino nell’Italia centro-settentrionale da Terni e da Roma, in Analecta Pomposiana, XXVIII-XXIX (2003-2004), pp. 229-239; E. Paoli, La costruzione della memoria storico-agiografica di san Valentino nel XVII secolo, in San Valentino patrono di Terni, Terni 2009, pp. 177-192; Id., Spiritalis scientia, taumaturgia e predicazione nella Vita sancti Valentini (BHL 8460), in Storia, archeologia e arte nell’Umbria meridionale. Studi in memoria di Cinzia Perissinotto, a cura di P. Pellegrini, Perugia 2009, pp. 67-78; F. Scorza Barcellona, San Valentino di Roma e/o di Terni tra storia e agiografia, in Il culto di san Valentino nel Veneto, a cura di F. Rossetto, Padova 2009, pp. 13-31; R. Lizzi Testa, Legislazione imperiale e reazione pagana: i limiti del conflitto, in Pagans and christians in the roman empire. The breaking of a dialogue (IVth-VIth century A.D.), a cura di P. Brown - R. Lizzi Testa, Münster 2011, pp. 467-491; M. Pagano, Cimitero e chiesa di San Valentino, in Bollettino per i Beni culturali dell’Umbria, X (2012), n. monografico: Aurea Umbria. Una regione dell’Impero nell’era di Costantino, Catalogo, a cura di A. Bravi, p. 263; San Valentino e il suo culto tra Medioevo ed età contemporanea: uno status quaestionis, Atti delle Giornate di studio, Terni... 2010, a cura di M. Bassetti - E. Menestò, Spoleto 2012 (in partic. S. Del Lungo, «In suburbano empto terrae spatio’: forme del territorio, senatori e martiri tra la Lucania, Roma e l’Umbria meridionale dalla Tarda Antichità al Medioevo, pp. 13-125; C. Angelelli, Roma o Interamna Nahars? Le più antiche testimonianze del culto di san Valentino e il problema della ‘priorità’, pp. 127-158; E. Paoli, La Passio sancti Valentini (BHL 8460), pp. 159-177; E. d’Angelo, La Passio sancti Valentini martyris (BHL 8460-8460b). Un ‘martirio occulto’ d’età postcostantiniana?, pp. 179-222); E. d’Angelo, Terni medievale. La città, la Chiesa, i santi, l’agiografia, cit., 2015, ad ind.; Id., Bibliotheca Hagiographica Umbriae -pars altera- (314-1130), in Hagiographies. VII, a cura di M. Goullet, Turnhout 2017, pp. 269-344. R. Lizzi, Terni fra Tardoantico e altomedioevo, in corso di stampa in 1218/2018. La Rifondazione della Diocesi di Terni e la predicazione di san Francesco in città: a 800 anni, Terni, 9-10 novembre 2018, a cura di E. D’Angelo (vedi anche il contributo della stessa studiosa in corso di stampa negli Atti del convegno Valentino

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