SARAJ

Enciclopedia Italiana (1936)

SARAJ

Antonij Vasiljevic Florovskij

. Città capitale del khānato dell'Orda d'Oro, situata sul corso inferiore del Volga. Fu fondata nella metà del sec. XIII dal khān Bātū (morto nel 1256), quando si andava affermando il dominio tartaro nell'Europa Orientale, ma è incerta quale fosse la sua esatta ubicazione. Secondo recenti ricerche archeologiche le rovine della prima città si troverebbero probabilmente presso l'attuale borgata Selitrennyj; presso la borgata Czarevo sull'Achtuba, un affluente del Volga, sarebbero invece le rovine della Saraj più recente, costruita dal khān Ūzbeg (1313-1341). Fino alla metà del sec. XIV Saraj era una città florida, abitata da un gran numero di negozianti provenienti da varî paesi, che esercitavano il commercio nell'Orda d'Oro e in Asia. Una zona speciale della città era abitata dai Russi, e dal 1261 vi aveva la sua sede un vescovo ortodosso russo. Dalla 2ª metà del sec. XIV l'importanza politica dell'Orda diminuì in modo notevole e Saraj cominciò a subire gli assalti dei nemici esterni. Nel 1375 fu saccheggiata dagli uškujniki di Novgorod (pirati del Volga). Nel 1395 ebbe a soffrire per l'incursione di Tīmūr contro l'Orda d'Oro. Restaurata dalle distruzioni subite nel 1480 fu molto danneggiata dall'esercito del voivoda Nozdrevatyj, mandato contro l'Orda d'Oro da Ivan III. Nel 1502 il khān di Crimea Manglī-Girāy I inflisse una completa disfatta all'Orda d'Oro e distrusse la città di Saraj. Le ricerche archeologiche, compiute negli ultimi tempi da F. Ballod e da altri, hanno fornito dati interessanti che permettono di ricostruire pienamente la fiorente vita economica della città che era percorsa da canali, e possedeva palazzi, opifici e ricche e svariate costruzioni.

Bibl.: G. Hammar-Purgstall, Geschichte der goldenen Horde, Budapest 1840; F. V. Ballod, Staryj i Novyj Saraj, Kazan′ 1923; F. V. Ballod, Privolžskie Pompei, Mosca 1923; A. Jakubovskij, Feodalizm na Vostoke. Stolica Zolotoj Ordy (Il regime feudale in Oriente. La capitale dell'Orda d'oro), Leningrado 1932.

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