Saturday Night Fever

Enciclopedia del Cinema (2004)

Saturday Night Fever

Federica De Paolis

(USA 1977, La febbre del sabato sera, colore, 118m); regia: John Badham; produzione: Robert Stigwood per Paramount; soggetto: dall'articolo Tribal Rites of the New Saturday Night di Nik Cohn; sceneggiatura: Norman Wexler; fotografia: Ralf D. Bode; montaggio: David Rawlins; scenografia: Charles Bailey; costumi: Patrizia von Brandenstein; coreografie: Lester Wilson; musica: Robin Gibb, David Shire.

Il diciannovenne Tony Manero lavora nel negozio di vernici del signor Fusco, vive in famiglia a Brooklyn e aspetta con ansia il sabato sera, giorno nel quale va con i suoi amici di quartiere a ballare nella discoteca 2001 Odyssey, dove è considerato il principe della pista. Idolatrato dai suoi compagni e da Annette, una ragazza che cerca disperatamente di avere una relazione con lui, il bell'italoamericano si imbatte una sera in Stephanie Mangano, ventenne che lavora a Manhattan e non fa che parlare del suo impiego di segretaria in una società musicale. Tony, invaghito di lei, le chiede di partecipare all'imminente gara di ballo che si terrà al 2001 Odyssey. Stephanie finisce per accettare, e i due cominciano a provare insieme. Nel frattempo in famiglia torna l'amato fratello maggiore Frank Jr., che ha rinunciato al sacerdozio sconvolgendo l'intera famiglia e trovando conforto solo in Tony. Le serate si susseguono nella discoteca e si concludono sul Verrazzano-Narrows Bridge, dove i ragazzi, drogati ed esaltati, si prodigano in pericolosi giochi sul parapetto del ponte. Finalmente arriva la sera della gara di ballo. Stephanie e Tony vincono la competizione, nonostante due giovani portoricani abbiano ballato palesemente meglio di loro. Tony, sconcertato dal razzismo che vige nel quartiere di Brooklyn e consapevole di aver vinto solo per la fama di cui gode nella discoteca, va a consegnare il premio ai secondi classificati. Abbattuto e sconsolato, cerca con la violenza di fare l'amore con Stephanie, che fugge indignata. Annette, gelosa di Tony, si droga e ha rapporti con due ragazzi del gruppo. La stessa notte Bobby, il più giovane degli amici, perde la vita cadendo dal ponte. Tony, sconvolto, girovaga per le strade di New York. Alle prime luci dell'alba bussa alla porta di Stephanie, che lo perdona e lo lascia entrare.

Saturday Night Fever divenne inaspettatamente un grande successo di pubblico, consacrando la musica dei Bee Gees e il carisma di John Travolta, al suo primo ruolo da protagonista: un successo tanto influente da trasformare presto l'attore in un fenomeno di costume e da appiccicargli per molto tempo l'etichetta di ballerino e playboy. L'icona di Tony Manero, bullo dal cuore d'oro che vive per esibirsi nel fumoso inferno del 2001 Odyssey, con il suo completo bianco da boss italoamericano, è rimasta scolpita nella memoria del cinema non solo statunitense. Il film, ispirato a un reportage sulle 'tribù' giovanili newyorkesi, può essere inserito all'interno di un filone che denuncia la giovane società americana e che aveva già trovato una pietra miliare nel precedente Mean Streets (Mean Streets Domenica in chiesa, lunedì all'inferno, 1973) di Martin Scorsese, che pur seguiva altri presupposti. Saturday Night Fever pone l'accento sulla vacuità degli ideali e sull'isolamento dei ventenni allo sbando, ruotando intorno al piccolo mondo sotterraneo delle discoteche, dove si può essere re per una notte e continuare al risveglio a condurre un'esistenza qualunque. La pista da ballo diventa l'unica oasi dove acciuffare un riscatto. Per Tony, l'energia e la vita si producono nella danza e nel rituale del suo preparativo: capelli gonfiati dal phon, camicia stesa sul letto, il suo sguardo che si riflette nel poster di Al Pacino/Serpico (icona mitica del ragazzo, assieme a quelle di Bruce Lee e di Sylvester Stallone/Rocky). La vita di Tony Manero si trascina inesorabilmente tra un lavoro che non gli piace, le liti serali in una famiglia dove la madre non fa che farsi il segno della croce e il padre la rimbrotta, seguite da nottate tutte uguali, scivolando dalla macchina alla discoteca e poi al ponte, senza meta. Il piccolo quartiere di Bay Ridge è il fulcro di un mondo dove nulla accade. È solo attraverso la rivendicazione sociale di Stephanie che il ragazzo percepisce che al di là di quel ponte, forse, esiste un'altra strada.

John Badham, al suo secondo lungometraggio dopo una ricca gavetta televisiva, imprime sul film una regia scattante, a partire dalla prima sequenza: Travolta, a passeggio per le strade di Brooklyn, viene seguito con la macchina da presa a mano, posta ora frontalmente, ora di spalle, poi da sotto o dall'alto. Lo stesso principio stilistico è riproposto nelle scene di ballo, dove Tony e Stephanie vengono accompagnati a passo ravvicinato da una cinepresa mobile, che danza insieme a loro. I momenti salienti del film sono esaltati dalle canzoni dei Bee Gees: pura disco-music anni Settanta, che riveste un'importanza fondamentale, lontana dalla semplice funzione di 'tappezzeria musicale'. Nel suo genere, Saturday Night Fever non conosce precedenti: è il primo film totalmente dedicato alla disco-dance. Il film, in particolare per il linguaggio crudo, venne tagliato di circa dieci minuti. L'edizione italiana è stata ulteriormente edulcorata: il turpiloquio di Tony e del suo gruppo di amici venne considerato troppo violento. John Travolta conquistò l'anno seguente la parte del protagonista nel musical Grease (Grease ‒ Brillantina, 1978) di Randal Kleiser, dove oltre a ballare canta. A distanza di cinque anni, Sylvester Stallone riportò Tony Manero sullo schermo con Staying Alive (1983), ipotetico sequel del film di Badham, dove l'unico filo conduttore resta John Travolta. Per Saturday Night Fever l'attore si aggiudicò nel 1978 una nomination all'Oscar (per averne un'altra, ha dovuto aspettare Pulp Fiction, dove Quentin Tarantino dimostra che Manero non è passato invano). Dal film è stato tratto un musical teatrale che continua a conseguire un enorme successo internazionale.

Interpreti e personaggi: John Travolta (Tony Manero), Karen Lynn Gorney (Stephanie Mangano), Barry Miller (Bobby C.), Joseph Cali (Joey), Paul Pape (Double J), Donna Pescow (Annette), Bruce Ornstein (Gus), Val Bisoglio (Frank Sr.), Julie Bovasso (Flo), Sam Coppola (Fusco), Denny Dillon (Doreen), Fran Drescher (Connie), Nina Hansen (nonna), Bert Michaels (Pete), Lisa Peluso (Linda), Martin Shakar (Frank Jr.).

Bibliografia

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