DIOGUARDI, Saverio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DIOGUARDI, Saverio

Mauro Scionti

Nacque a Rutigliano (prov. di Bari) da Nicola e da Donata Antonia Romito, il 5 nov. 1888. Ancora giovanissimo, seguì la famiglia a Bari dove il padre, capomastro a Rutigliano ed erede con il fratello Domenico della "Giuseppe Dioguardi e figli", aveva trasferito la sede della ditta che nel 1893 prendeva il nome di "Nicola Dioguardi e figli".

Il trasferimento a Bari, comune in questi anni a molte altre imprese di costruzione della provincia, era motivato dal grande sviluppo della città e dal moltiplicarsi di una diversificata domanda imprenditoriale tanto nel settore dei lavori pubblici (ampliamento del porto di Bari e lavori stradali) quanto in quello dell'edilizia privata. In pochi anni la ditta cresceva fino a contare, nel 1908, oltre 100 addetti.

Nel 1911, a 23 anni, dopo il servizio militare prestato a Roma a Vigna di Valle, il D. partì per la guerra di Libia e prese parte all'occupazione di Derna in Cirenaica. Successivamente, nel 1915, fu richiamato e partì con il fratello Giuseppe (5 giugno 1885-12 agosto 1959) per il Carso, dove entrambi prestarono servizio come genieri: disegnarono trincee ed ebbero anche riconoscimenti di merito.

In questi anni di guerra conobbe ad Udine Maria Blasutigh (30 sett. 1896-6 nov. 1963), sfollata da San Daniele, che seguì dopo la guerra a Milano, dove era iscritta all'accademia di belle arti. Negli stessi anni frequentò occasionalmente i corsi di disegno architettonico all'accademia di belle arti di Bologna e nel 1919 conseguì il diploma di professore di disegno architettonico. Il diploma, il matrimonio (1920) con la Blasutigh e l'immediato rientro a Bari, vista anche la necessità di dedicarsi con maggiore impegno, insieme con i fratelli Giuseppe e Domenico (5 dic. 1887-11 febbr. 1924), alla conduzione dell'impresa paterna, lo convinsero ad interrompere il corso degli studi.

Ottenne il titolo di architetto e l'iscrizione al relativo albo professionale nel 1926 in base all'art. 10 della legge 24 giugno 1923 n. 1395 (Gazzetta ufficiale, 5 luglio 1926, n. 157), anche se già dal 1910 sostanzialmente dirigeva il "settore" di progettazione della ditta, mettendosi in luce nel disegno di alcuni edifici privati e cappelle funerarie e nella partecipazione a numerosi concorsi nazionali ed internazionali di architettura, dove riceveva premi e menzioni onorevoli.

Architetto e anche imprenditore, proprietario di suoli e di stabili, conosceva i materiali e le tecniche di costruzione, i problemi e la vita del cantiere edile; dotato di buona abilità grafica e di innato gusto per il bel disegno, preferì essere presente sulle pagine dei quotidiani e delle riviste di categoria, dove nei primi anni 1 20 si dibatteva il tema della "Grande Bari", con bozzetti e disegni prospettici più che con interventi scritti e manifesti teorici ed ipotizzò una città rinnovata nelle sue località centrali e direzionali ed arricchita da piazze, monumenti, palazzi signorili.

Convinto assertore delle ipotesi industrialiste avanzate dal podestà Araldo Di Crollalanza, fondate su di un massiccio impiego di capitali privati nel settore edilizio, tra il '23 ed il '27 impegnò direttamente l'impresa nella realizzazione, su suoli centrali di proprietà dell'impresa stessa, di numerose "case da reddito", svolgendo in parallelo una significativa attività come libero professionista (tra il '24 ed il '35 oltre il 50% dei progetti redatti da architetti ed approvati dalla commissione edilizia di Bari portano la sua firma); successivamente, a partire dal '32, in concomitanza con la stasi dell'edilizia abitativa privata, motivata dalle prime restrizioni del credito e dalla deflazione, l'impegno professionale si indirizzò in prevalenza verso la progettazione di importanti edifici pubblici e di rappresentanza, ampliando e diversificando ad un tempo i tradizionali settori di intervento dell'impresa con la costruzione di scuole, sedi di enti, banche, caserme, case popolari.

Sostanzialmente disperso negli anni '60 il ricchissimo archivio privato in seguito alla ristrutturazione degli uffici dell'impresa, già demoliti alcuni degli edifici più significativi, il complesso della sua produzione come architetto è documentato da due volumi di disegni (1927 e 1932) nei quali è evidente una continua ricerca di mediazione tra neoaccademismo e stile Novecento che tendeva ad escludere gli originali influssi espressionisti, secessionisti e liberty. Nel primo, Architettura monumentale, pubblicato a Bari nel 1927 (87 tavole), si trovano numerosi studi di architettura per villini, monumenti ai caduti, palazzi ed edifici signorili, per il monumento al Marinaio d'Italia a Brindisi (1926), per la soluzione compositiva di importanti nodi urbanistici di Bari; e inoltre un'ampia documentazione sul monumento ossario dei Caduti in guerra (1923: cfr. anche La Gazzetta di Puglia, 16 dic. 1923; L'Architettura italiana, XIX [1924], pp. 22 ss., tavv. VII s.) e sulla nuova sede della Gazzetta di Puglia (1927: cfr. La Gazzetta di Puglia, 29 dic. 1927), entrambi realizzati a Bari, bozzetti e disegni preparatori per monumenti ed edifici pubblici progettati in occasione di concorsi nazionali ed internazionali quali quello, premiato, per il monumento all'Imperatore Alessandro II a Pietrogrado (1911), quello, premiato, per il monumento al Fante sul San Michele (1920), quello per il palazzo del Chicago Tribune a Chicago (1922: cfr. L'Architettura italiana, XVIII [1923], pp. 54 ss., tav. XIX) e per l'arco di trionfo di Genova (1923), quello, premiato, per il monumento ai caduti di Milano (1924). L'altro volume, Architettura, pubblicato sempre a Bari nel 1932 (108 tavole), è invece ben più ricco di immagini di opere realizzate, quali il monumento ai caduti di Sannicandro, il liceo ginnasio di Brindisi, i palazzi Giannelli, Girone-Dioguardi, Dioguardi a Bari, ed accanto ai bozzetti presentati in occasione dei concorsi per un teatro a Barletta (1928), per il monumento al Marinaio d'Italia a Brindisi (1932) e per il palazzo delle Finanze a Bari (1932), propone gli importanti studi Preparatori e definitivi per la sistemazione dell'isolato della chiesa di S. Ferdinando, il comando della IV Zona aerea territoriale, l'edificio della Società esercizi telefonici ed in particolare il palazzo della Provincia, opere tutte realizzate a Bari nella prima metà degli anni '30.

Tra il '32 e il '36, anni che lo videro anche impegnato più attivamente nella vita pubblica cittadina (membro della commissione edilizia e commissario del sindacato architetti), progettò e realizzò inoltre la caserma della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, le torri dell'Edilizia e delle Nazioni ed il nuovo ingresso secondario della Fiera del Levante (1933), le sedi del Banco di Roma (cfr. La Gazzetta del Mezzogiorno, 21 giugno 1936) e della Banca commerciale italiana, il palazzo della Riunione adriatica di sicurtà (cfr. Ibid., 21 sett. 1934) ed altre opere minori (tombe, villini, padiglioni alla Fiera del Levante, sopraelevazioni); partecipò inoltre al concorso per la Casa del fascio a Bari (cfr. Boll. mensile del Sindacato provinciale fascista ingegneri di Terra di Bari, 1935, 1-2, pp. 11 s.) e per il palazzo del Littorio a Roma. In questi stessi anni il crollo del mercato edilizio privato e le prime avvisaglie della crisi più generale che investiva il settore delle opere pubbliche lo portarono alla determinazione, anteponendo l'impegno imprenditoriale a quello di progettista, di espandere in Africa l'attività dell'impresa inserendosi, fin dal '37, nel piano di valorizzazione dell'Africa orientale italiana e, lasciata la cura dell'impresa a Bari al fratello Giuseppe, si trasferì a Dessiè in Etiopia, dove lavorò per alcuni anni per conto del Banco di Roma, dell'INCIS (Ist. Naz. per le case degli impiegati dello Stato) e di altri enti, attuando reti infrastrutturali, urbanizzazioni, quartieri residenziali, edifici pubblici (a Bari di Etiopia, a Mogadiscio, a Dessiè).

La guerra ben presto interruppe queste iniziative imprenditoriali e, fatto prigioniero come civile, fin dai primi mesi del 1941 fu internato in Kenia; tornò a Bari nell'ottobre del 1943.

Negli anni della ricostruzione avviò un processo lento e difficile di riorganizzazione dell'impresa riprendendone il controllo diretto ed espandendone l'area di influenza dalla provincia a tutta la regione; si trattava di un impegno sempre più pesante ed oneroso, condotto in prima persona da quando nel 1956, fondando la "Arch. Saverio Dioguardi", si separò dal fratello Giuseppe, che avrebbe conservato la proprietà della "N. Dioguardi e figli" fino alla sua definitiva chiusura nel 1959.

Questo nuovo impegno relegava una volta di più in secondo piano un attivismo progettuale ininterrotto ma sempre meno innovativo nelle proposte compositive e formali, in una città che si arricchiva di nuove figure professionali. Ricordiamo, tra gli anni '44 e '56, oltre alle numerose opere di carattere monumentale funerario, alcuni fabbricati privati su suoli di proprietà ed in particolare il grande edificio per abitazioni e nuova sede della Banca commerciale italiana del '49, dove, per la prima volta nella Bari del dopoguerra (esperienza simile era stata quella portata a termine negli anni Trenta nell'isolato della chiesa di S. Ferdinando), si dimostrava la possibilità di un intervento unitario di comparto in un isolato del centro murattiano completamente acquistato dall'impresa e, dopo il 1956, le sedi della Banca commerciale italiana di Taranto e di Barletta, ed ancora a Bari la ristrutturazione del Banco di Roma ed il grande edificio della Società esercizi telefonici a piazza Massari, anche questo di proprietà della ditta.

Morì improvvisamente il 22 nov. 1961 a Bari, mentre era impegnato nella progettazione di una casa torre a corso Italia.

Fonti per i disegni: Arch. di Stato di Bari, Atti del Comune di Bari, Lavori pubblici; Atti del Comune di Bari, Ufficio tecnico comunale; Genio civile; Prefettura 1aserie (disegni diversi in copia, fondi lacunosi); Bari, Ufficio tecnico comunale, Archivio di deposito (disegni diversi in copia); Arch. di Stato di Brindisi, Genio civile (disegni diversi in copia); Taranto, Ufficio tecnico com., Archivio di deposito (disegni diversi in copia); Bari, Arch. dell'Impresa fratelli Dioguardi S.p.A. (disegni diversi in copia e in originale non catalogati).

Fonti e Bibl.: S.E. Romano inaugura a Polignano il monumento ai caduti in guerra, in La Gazzetta di Puglia, 10 febbr. 1925; Per la grande Bari di domani, in La Gazzetta del lunedì, 9 febbr. 1926; Piazza S. Ferdinando e il monumento ai Caduti, ibid., 2 sett. 1926; Le opere dell'architetto S. D., ibid., 31 genn. 1928; D. Maselli, Il progetto presentato dall'architetto S. D. pel grande teatro di Molfetta, ibid., 17 sett. 1928; Il campo sportivo del Littorio a Grumo, in La Gazzetta del Mezzogiono, 10 genn. 1929; Sannicandro di Bari inaugura il monumento ai Caduti... fra le acclamazioni della folla entusiasta, ibid., 25 maggio 1929; Concorso per il progetto dello stadio della Vittoria in Bari, in Bollettino mensile del Sindacato Provinciale fascista ingegneri di Terra di Bari, 1929, nn. 9-10, pp. 109-115; Costituzione del Sindacato regionale architetti, ibid., nn. 11-12, p. 151; A. Bevilacqua Lazise, L'edilizia privata barese dopo la guerra, in La Proprietà edilizia di Puglia, 1931, nn. 8-9, p. 18; Id., Il volto di Puglia, Bari 1932, pp. 23 s.; Guida generale di Bari e provincia, Bari 1932, pp. 5, 29; Le opere del fascismo, a cura di A. Tofanelli, Milano 1932, pp. 286, 288, 298 s.; L'appalto concorso per la costruzione del palazzo per gli Uffici finanziari di Bari, in Bollettino mensile del Sindacato provinciale fascista ingegneri di Terra di Bari, 1932, nn. 1-2, pp. 6, 9; F. Nitti, Il monumento ossario degli eroi, Bari 1933, pp. 55-64; La nuova sede del liceo ginnasio a Brindisi, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 14 genn. 1933; Il ministro Di Crollalanza visita i costruendi edifici pubblici del Lungomare, ibid., 11apr. 1933; Alla IV Fiera del Levante, ibid., 1° luglio 1933; Riunioni pel progetto della casa del Fascio e per l'attività dei gruppi di cultura, in Bollettino mensile del Sindacato provinciale fascista ingegneri di Terra di Bari, 1933, nn. 11-12, p. 185; Concorso per il palazzo del Littorio, in Architettura, 1934, numero speciale, p. 127; A. Bevilacqua Lazise, Aspetti dell'archit. Novecento in Italia e in Puglia, in Guida generale di Puglia e Lucania, Foggia 1934, pp. 7, 11; S. La Sorsa, Ilduce e la Puglia, Bari 1934, pp. 85, 177; Dalla spiaggia del Filoscene alla luminosa passeggiata costiera, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 3 maggio 1934; A. Bevilacqua Lazise, Costruire, in La Proprietà edilizia di Puglia, 1934, nn. 7-9, p. 65; Mas. [D. Maselli], Il gran palazzo della Provincia sul mare, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 16 ott. 1934; I bozzetti esposti per il palazzo del Littorio, ibid., 23 ott. 1934; Edificio destinato a sede bancaria nella capitale dell'A.O.I. progetto dell'architetto comm. S. D., Bari 1936; Puglia in linea, Milano 1939, pp. XVI, XIX-XXII; Bari città levante, Bari 1969, p. 203; M. Petrignani, Bari. Il borgo murattiano, Bari 1972, pp. 154 s.; La città americana, Bari 1973, p. 444; Progetti dell'architetto S. D., Bari 1976; M. Scionti, Archit. ed urbanistica nella Puglia fascista, in Expo Arte (catal.), Bari 1977, pp. 302, 307 s.; A. Del Sordo, Vecchia Brindisi, Bari 1978, p. 42; N. Carabellese, L'archit. in Puglia nel periodo tra le due guerre, tesi di laurea, Politecnico di Torino, facoltà di architettura, a.a. 1981-'82, ad Indicem; M. Petrignani-F. Porzia, Bari, Bari 1982, p. 156; E. Di Ciommo, Bari 1806-1940, Milano 1984, ad Indicem; Bari 1950-1980. La guerra dei trent'anni, Bari 1984, pp. 16, 24, 30, 47; E. Corvaglia-M. Scionti, Il piano introvabile, Bari 1985, ad Indicem; M. Dilio, Fiera del Levante, Bari 1986, ad Indicem; Bari '900, a cura di F. Pirro, Bari 1987, pp. 57 s., tavv. 5, 8, 43, 54, 86; Storia e cultura di una città. Edifici pubblici a Bari 1900-1950, Bari 1987, pp. 26 s., 39 s., 50 s., 56 s., 60 s.; M. Jodice, S.D. architetto, Napoli-Venezia 1988; M. Scionti, S. D. Architetto ed imprenditore a Bari nel '900, Fasano 1990.

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