MURATORI, Saverio

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

MURATORI, Saverio

Gianfranco Spagnesi

Architetto, nato a Modena il 31 agosto 1910, morto a Roma il 17 ottobre 1973. Frequentò dal 1928 la Scuola di Architettura di Roma, dove conseguì la laurea il 10 novembre 1933. Allievo di A. Foschini, insegnò Storia dell'architettura contemporanea divenendo poi, nel 1950, professore ordinario di Caratteri distributivi degli edifici presso l'Istituto universitario di Architettura di Venezia. Nel 1952 gli fu conferito il premio Einaudi per l'architettura e nel 1955 venne chiamato a ricoprire la cattedra di Composizione iv e v presso la facoltà di Architettura dell'università di Roma.

Negli anni dopo la laurea frequentò lo studio Calza-Bini a Roma, dove ebbe modo d'incontrare architetti come M. De Renzi, E. Tedeschi e, soprattutto, L. Quaroni e F. Fariello, con i quali darà vita a un fortunato sodalizio professionale. Tra le opere più importanti progettate in collaborazione sono: la Casa dello studente della Città Universitaria di Roma (con G. Calza-Bini e Tedeschi), del 1933-35; il progetto di concorso per il palazzo del Littorio (con F. Petrucci e Tedeschi), del 1934; il progetto per la colonia marina xxviii Ottobre della Federazione Fascista al Lido di Roma (con Fariello, E. Lenti e Petrucci), sempre del 1934. Tutte opere, queste, dove si avverte già una matura riflessione sui temi figurali della contemporanea architettura razionalista centroeuropea (planimetrie aperte e volumetrie articolate, finestre a nastro e pilotis), che si accentuano nei progetti redatti in collaborazione con Quaroni, Fariello e Tedeschi. Tra questi ultimi si ricordano: il progetto per l'auditorium di Roma (1934-37); i progetti per il Piano Regolatore di Aprilia e per la sede della Pretura Unificata di Roma, del 1936. Un'inversione di tendenza e una maggiore attenzione alle tematiche classicistiche di origine scandinava (E. G. Asplund) si manifesta con i progetti per la sede della Prefettura e della Questura di Livorno (con V. Colasanti, Fariello e Quaroni), del 1936, e per l'Esposizione Universale di Roma (1937-38), di cui fu realizzata la Piazza Imperiale nel 1938 (con Fariello, L. Moretti e Quaroni). Questa tendenza sarà confermata subito dopo con il progetto per gli edifici rappresentativi della Città Penitenziaria di Roma (1939) e con la sistemazione edilizia di Cortoghiana in Sardegna (1939). Nel dopoguerra inizia un periodo di sperimentalismo che, oltre alle tematiche classiciste, lo vede avvicinare motivi più strettamente razionalisti (case in linea parallele e disposte ortogonalmente agli assi viari strutturanti, a loro volta subordinati a spazi delimitati da una quinta edilizia continua). Ne sono un esempio il progetto per la sistemazione di piazza Cairoli a Messina e il suo collegamento con la stazione ferroviaria, del 1945; il piano di ricostruzione per il comune di Amaseno (Frosinone) e il concorso per il Piano Regolatore della borgata S. Basilio a Roma, ambedue del 1947, e i progetti di concorso per la sistemazione del quartiere Parioli-Flaminio e dell'accesso a Roma da nord (con L. Vagnetti) del 1948. I temi dell'edilizia popolare proposti dall'attività svolta per l'INA Casa (quartieri al Valco S. Paolo e Tuscolano ii, del 1949-50) si muovono, al contrario, nello studio dei suggerimenti dell'area scandinava (case torre frammiste a case in linea tra loro articolate). Questo indulgere sui temi razionalisti si ritroverà in vario modo nei progetti successivi, culminati con gli studi per l'espansione dei quartieri INA Casa alla Magliana a Roma, del 1957, dove, allo stesso tempo, è evidente il tentativo di ricondurre a una maggiore riconoscibilità la forma urbana (il motivo del tridente). Dal 1954 al 1958 partecipa al Comitato di elaborazione tecnica per il nuovo Piano Regolatore di Roma. Le fasi alterne della ricerca di M. si ritrovano anche nei progetti per singoli edifici; dallo storicismo della chiesa di S. Giovanni al Catano di Pisa (1947), del palazzo per la sede degli uffici ENPAS di Bologna (1952-57) e della chiesa dell'Assunzione di Maria Santissima al quartiere Tuscolano a Roma (1954-70), al collaudato funzionalismo dei progetti per l'auditorium dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia in via Flaminia, a Roma (1950-53). A questi fa seguito l'opera maggiore, il palazzo Sturzo a Roma (1955-58): un edificio a blocco che ripercorre criticamente tutte le valenze tipologiche e figurative proprie del palazzo romano. Infine si segnalano i progetti di concorso per l'espansione di Venezia sulla terra ferma alle Barene di S. Giuliano presso Mestre, del 1959, dove si ripropongono tessuti edilizi e spazi urbani tipici dell'ambiente lagunare veneto.

Fondamentali per la comprensione delle sue attività di architetto e di docente sono gli studi sul tessuto edilizio di Venezia e di Roma (Studi per una operante storia urbana di Venezia, del 1959-60, e Studi per una operante storia urbana di Roma, del 1963). Contemporanei a questi sono gli scritti teorici: Architettura e civiltà in crisi (1963), Civiltà e territorio (1967), Autocoscienza e realtà nella storia delle ecumeni sociali (1971-72), Metodologia del sistema realtà-autocoscienza (1978, postumo).

Bibl.: G. Sermonti, Ricordo di S. Muratori, l'ultimo figlio del Rinascimento, in Il Tempo, 10 ottobre 1977; S. Muratori architetto (1910-1973). Il pensiero e l'opera, numero speciale di Studi e documenti di architettura, n.s., 1 (1984), 2 (1991); numero monografico su Muratori di Storia-Architettura, 1984, 1-2; G. Pigafetta, S. Muratori architetto, Venezia 1990; Antologia critica degli scritti di S. Muratori, a cura di E. De Carli ed E. Scatà, in Studi e documenti di architettura, n.s., 19 (1991); S. Muratori. Architetto (Modena 1910-Roma 1973). Sullo stato dell'Architettura Italiana verso la fine del secolo XX, Atti del Convegno, Modena 1992.

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