SAVOIA GENOVA, Ferdinando di, I duca di Genova

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SAVOIA GENOVA, Ferdinando

Paola Bianchi

di, I duca di Genova. – Nacque a Firenze il 15 novembre 1822, secondo figlio di Carlo Alberto e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena.

Suo padrino di battesimo fu il granduca Ferdinando III di Toscana, padre di Maria Teresa, da cui prese il nome, raro in Casa Savoia.

Nato durante l’esilio dei genitori in seguito al coinvolgimento del padre nei moti del 1821, si trasferì a Racconigi nel 1824. I suoi primi anni trascorsero quindi nel castello di famiglia, dove il padre si trovava quasi al confino. Nel 1825 gli fu posto come precettore, così come al fratello maggiore Vittorio Emanuele, André Charvaz. Nel 1830 re Carlo Felice nominò governatore dei due fratelli il cavalier Cesare Saluzzo di Monesiglio. Quando, nel 1831, Carlo Alberto salì al trono confermò la nomina. A completare la piccola corte dei principi erano il conte savoiardo Joseph Gerbaix de Sonnaz, vicegovernatore, il sardo cavalier Giuseppe Just di San Lorenzo, sottogovernatore, e il teologo gesuita Lorenzo Isnardi. Carlo Alberto conferì a Ferdinando il titolo di duca di Genova, dando così origine a una linea dei Savoia che si sarebbe estinta nei maschi nel 1996. Nel 1831 Ferdinando aveva ereditato, inoltre, da Carlo Felice, il castello di Agliè, con usufrutto per la regina vedova Maria Cristina di Borbone, fino alla sua morte, avvenuta nel 1849; da allora la dimora diventò residenza estiva dei duchi di Genova.

Nel 1833, quando Ferdinando aveva ormai undici anni, Charvaz fu nominato vescovo di Pinerolo e dovette lasciare la carica di precettore dei principi: il suo posto fu occupato da padre Isnardi. In seguito, nel 1837, anche Isnardi abbandonò la corte dopo alcuni duri contrasti con Saluzzo.

L’educazione di Ferdinando fu quella tipica dei principi di Casa Savoia. Più appassionato all’arte militare che alla letteratura (che pure non disdegnava) e alle discipline umanistiche, mostrò una marcata curiosità per la matematica, alla quale si applicò in modo particolare.

Iniziò la sua carriera militare nel 1833, venendo nominato luogotenente della brigata Casale. Nel 1834 fu promosso capitano e nel 1835 maggiore. Nel 1836 cominciò a interessarsi di mineralogia, per cui gli fu assegnato come professore Angelo Sismonda, docente all’Università di Torino, con il quale, fino al 1841, partecipò a frequenti gite alpine.

Nel 1838 fu trasferito nel corpo d’artiglieria, arma dotta per eccellenza, dopo aver superato un esame, come deciso dal padre. L’importanza del gesto, al di là dell’occhio di favore che pur ebbero per lui gli ufficiali esaminatori, risiedeva nel fatto che, almeno formalmente, anche un principe reale dovesse piegarsi alla logica della competenza. Completò la sua formazione (e la sua carriera) all’interno della scuola d’artiglieria del Regio Arsenale. Fra il 1838 e il 1839 seguì anche i corsi universitari tenuti da Domenico Botto di matematica e da Agostino Chiodo di fortificazioni e architettura militare. L’educazione del principe si concluse nel 1841, quando ormai era colonnello d’artiglieria, arma cui restò sempre legato.

Nel 1845 lo zar Nicola I pensò a Ferdinando come al possibile sposo per la sua seconda figlia, l’arciduchessa Olga di Russia (1822-1892). Lo zar incontrò Carlo Alberto a Genova dal 18 al 21 ottobre 1845; partì poi per Palermo, a bordo di un piroscafo sabaudo, accompagnato dal giovane Ferdinando. Durante il soggiorno in Sicilia il duca s’innamorò della principessa e insistette con il padre perché si arrivasse a un accordo, che, tuttavia, non andò in porto per la richiesta sabauda che la principessa si convertisse al cattolicesimo prima di sposarsi. Ferdinando fu assai amareggiato dalla decisione paterna e per diversi anni rifiutò di sposarsi.

Nel marzo del 1848, allo scoppio della prima guerra d’indipendenza, Carlo Alberto gli affidò il comando dell’artiglieria sabauda. Mentre si trovava al fronte, fu raggiunto dalla notizia che il 13 aprile 1848 il Parlamento siciliano, costituitosi il 25 marzo, aveva proclamato l’indipendenza dell’isola dal Regno delle Due Sicilie e che stava discutendo la nomina di un nuovo re. Per un momento, parve possibile che la corona fosse offerta all’arciduca Carlo di Lorena, figlio del granduca di Toscana Leopoldo II, ma presto le attenzioni del Parlamento siciliano si spostarono su Ferdinando. Il 4 maggio la regina Vittoria fece sapere che l’Inghilterra avrebbe riconosciuto il duca di Genova quale re di Sicilia, a patto che questi riuscisse a prenderne possesso. Il 29 maggio giunse a Milano, da poco unita al Piemonte, una commissione formata da Emerico Amari, Casimiro Pisano, Giuseppe La Farina e Carlo Gemelli, che presentò la proposta al re di Sardegna. Quello stesso 29 maggio Ferdinando ottenne la sua più importante vittoria militare, essendo riuscito a far arrendere la guarnigione austriaca di Peschiera, che egli assediava da diverse settimane.

Nel 1877 un monumento in ricordo di tale impresa (che lo raffigurava con la divisa militare, la spada sguainata e il cavallo morente, eseguito da Alfonso Balzico nel 1866) sarebbe stato collocato in piazza Solferino a Torino.

Nella notte fra il 10 e l’11 luglio, infine, il Parlamento siciliano elesse il duca di Genova ‘re dei Siciliani’, chiedendo solo che nel salire al trono egli ricusasse il nome di Ferdinando e adottasse quello di Alberto Amedeo. Nei giorni successivi a Torino si sviluppò un’accesa discussione in merito. Il 16 luglio il conte Ottavio Thaon di Revel (ministro delle Finanze sotto Carlo Alberto dal 1844 al 1848) scrisse «l’Angleterre nous engage vivament à accepter et déclare qu’elle reconnaîtra immédiatement le nouveau Roi» (Cian, 1915, p. 10). Nonostante le pressioni dal Parlamento della Sicilia, Carlo Alberto e Ferdinando continuavano a non rispondere ufficialmente, in attesa di avere conferma del concreto appoggio dell’Inghilterra, preoccupati soprattutto dopo che, il 20 luglio, era arrivata da Napoli una nota di protesta, oltre alla notizia che la Francia aveva espresso la sua perplessità sull’intervento dell’Inghilterra negli affari siciliani. Il 24 giunse a Genova una deputazione siciliana per offrire ufficialmente la corona a Ferdinando, guidata dal duca Domenico Lo Faso di Serradifalco, presidente del Parlamento siciliano. Il suo arrivo coincise, peraltro, con la sconfitta di Custoza. La difficile situazione dello Stato e il mancato appoggio dell’Inghilterra indussero, infine, Ferdinando a rifiutare la corona.

Tornata la pace e superato il lutto per la morte di Carlo Alberto, Ferdinando sposò la principessa Elisabetta di Sassonia (1830-1912), figlia di re Giovanni I (1801-1873). Le nozze avvennero a Dresda il 22 aprile 1850. Un anno più tardi nacque la prima figlia della coppia, Margherita (1851-1926), futura regina d’Italia. Nel 1853 Ferdinando fu nominato a capo del contingente piemontese nella guerra di Crimea, ma la sua salute, già indebolita, lo costrinse a declinare l’incarico.

Morì a Torino il 10 febbraio 1855.

Fu sepolto nella Basilica di Superga. Il titolo di duca di Genova passò, così, al secondo figlio della coppia: Tommaso Alberto (1854-1931), ammiraglio, viaggiatore e luogotenente generale del Regno durante la prima guerra mondiale.

Fonti e Bibl.: G. La Mara, Documenti della Rivoluzione siciliana dal 1847 al 1849, Torino 1850, passim; G. La Farina, Istoria documentata della Rivoluzione siciliana e delle sue relazioni co’ governi italiani e stranieri (1848-1849), Capolago 1851, passim; L. Isnardi, Nei solenni funerali di Sua Altezza Reale F. di S., duca di Genova, Torino 1855; Id., Vita di Sua Altezza Reale il principe F. di S., duca di Genova, Genova 1857; C. Rovighi, Il duca di Genova, Torino 1862; B. Cerri, Vita documentata di F. di S. duca di Genova, Torino 1868; N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia dall’anno 1814 all’anno 1861, V, 1846-1849, Torino 1869, p. 269; M. Scanni, Vita del duca di Genova, Napoli 1869; S. Ghiron, F. di S. duca di Genova, Torino 1877; F. Scopis, Per l’inaugurazione del monumento alla memoria di S. A. R. F. di S., duca di Genova, il 10 di giugno 1877 alla presenza di S. M. il re Vittorio Emanuele II e della reale famiglia, Torino 1877; G.U. Oxilia, I figli di Carlo Alberto allo studio, in Nuova Antologia, CXLVII (1907), 4, p. 370; P. Fea, F. di S. e la campagna del 1848, in Rassegna nazionale, XXXI (1909), 1, pp. 3-16; G.U. Oxilia, L’educazione d’un principe: F. di S., duca di Genova, CL (1910), 6, pp. 3-48; V. Cian, La candidatura di F. di S. al trono di Sicilia: 1848, Roma 1915; Maria Teresa regina di Sardegna e Maria Adelaide duchessa di Savoia a F. duca di Genova: lettere (marzo-luglio 1848), a cura di G. Bandini, Roma 1933; C. Roggero - M.G. Vinardi - V. Defabiani, Ville sabaude, Milano 1990, p. 453; Dal Piemonte all’Italia. Studi in onore di Narciso Nada nel suo settantesimo compleanno, a cura di U. Levra - N. Tranfaglia, Torino 1995, p. 230; Il Piemonte alle soglie del 1848, a cura di U. Levra, Torino 1999, pp. 306, 800, 813; P. Colombo, Con lealtà di Re e con affetto di padre. Torino, 4 marzo 1848: la concessione dello Statuto albertino, Bologna 2003, pp. 77, 104; Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Repertori del Museo Centrale del Risorgimento, I, Fotografie del Risorgimento italiano, a cura di M. Pizzo, Roma 2004, p. 141; M. Brignoli, Carlo Alberto ultimo re di Sardegna, 1798-1849, Milano 2007, ad indicem.

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