SAVOIA, Maria Adelaide di, duchessa di Borgogna, delfina di Francia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SAVOIA, Maria Adelaide

Andrea Merlotti

di, duchessa di Borgogna, delfina di Francia. – Figlia primogenita del duca di Savoia Vittorio Amedeo II e di Anna di Borbone Orléans, nacque a Torino il 6 dicembre 1685.

Sin dalla sua nascita si pensò a un suo possibile matrimonio con Luigi di Borbone, duca di Borgogna, nipote ex filio di Luigi XIV, destinato un giorno al trono di Francia. L’ambasciatore sabaudo a Versailles, il marchese Guy-Balthazard Pobel de La Pierre, raccontò infatti che, il 14 dicembre 1685, il duca Filippo d’Orléans – padre della duchessa Anna e quindi avo della principessa – aveva dichiarato «en presence de toute sa cour» di aver parlato il giorno prima con suo fratello Luigi XIV, concordando con lui che il matrimonio fra i rispettivi nipoti si sarebbe dovuto tenere nel 1700, quando la principessa avrebbe compiuto 15 anni. I due fratelli avevano scelto che si tenesse a Lione, così da consentire facilmente l’arrivo dei duchi di Savoia. Il duca d’Orléans informò del progetto la figlia e il marchese de La Pierre scrisse, a sua volta, al duca Vittorio Amedeo II (17 dicembre 1685, Archivio di Stato di Torino, Corte, Lettere di particolari, P, m. 53). Dieci giorni dopo, la notizia fu annunciata a Versailles, in occasione di un’udienza pubblica dei duchi d’Orléans in presenza dei sudditi sabaudi, «gens de qualité», che si trovavano a Parigi (La Pierre a Madama Reale, 24 dicembre 1685, ibid.).

La principessa fu battezzata a Torino il 27 dicembre 1685. Suo padrino fu il principe Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia Carignano, all’epoca erede del ducato, e sua madrina la principessa Ludovica di Savoia, zia del padre. Quanto accaduto alla corte di Francia aiuta a capire la scelta del nome attribuito alla principessa: mentre tutti, infatti, si aspettavano che sarebbe stata chiamata Maria Giovanna Battista – in onore della nonna che da poco aveva dovuto deporre la reggenza –, le fu posto il nome di Maria Adelaide, assai raro sino allora in Casa Savoia. La scelta di Vittorio Amedeo II derivava dal fatto che era stata proprio un’Adelaide, figlia del conte Umberto II, a sposare nel 1115 il re di Francia Luigi VI e a essere la prima Savoia regina di Francia.

Vittorio Amedeo II decise subito di dare un tono francese alla piccola corte che creò intorno alla principessa. Per questa ragione egli affidò la carica di governante alla marchesa San Martino di San Germano: Louise Christine Du Mas de Castellane d’Allemagne (1607 circa-1686), una nobildonna francese che si era trasferita in Piemonte quasi cinquant’anni prima e che era stata una delle figure principali della corte di Cristina di Borbone, prima Madama Reale. La marchesa era ormai molto anziana, per cui la sua nomina risultò più che altro simbolica. La vera guida della corte di Maria Adelaide fu la contessa Teresa Provana di Leinì (nata nel 1640 circa), anch’essa un tempo dama d’onore di Madama Reale, e di solidi sentimenti filofrancesi.

Nell’aprile del 1690 Vittorio Amedeo II ruppe con Luigi XIV e aderì alla lega anglo-imperiale che si era formata contro il Re Sole. Per quasi sei anni gli Stati sabaudi furono messi a ferro e fuoco dalle truppe francesi guidate dal generale Nicolas de Catinat. Fu in questo contesto che si compì la prima educazione della principessa, per la quale il padre non cessò mai di puntare al progettato matrimonio.

Nel 1692, quando Maria Adelaide compì sette anni, Vittorio Amedeo II ne ricostituì la corte, nominando la marchesa Eleonora Arborio di Gattinara e la baronessa Françoise de Lucinge du Noyer rispettivamente aia e sottogovernante della figlia. Anche in questo caso si trattava di dame nate intorno al 1640, che avevano iniziato la carriera a corte come figlie d’onore di Madama Cristina, e che portavano in dote alla giovane quell’esprit e quel ton giudicati indispensabili per affermarsi in Francia. Lucinge (vedova del barone François Rey du Noyer e perciò detta madama du Noyer), inoltre, era stata dama di Ortensia Mancini, duchessa di Mazzarino, nella corte che questa aveva tenuto a Chambéry fra il 1672 e il 1675.

Le trattative di pace – che accompagnarono l’intero evolversi del conflitto – furono segnate dalla questione del matrimonio. Discorsi in merito si ebbero già nel febbraio 1693. Due anni più tardi, nell’aprile del 1695, l’inviato sabaudo Giambattista Groppello di Borgone, incontrando a Pinerolo il maresciallo de Tessé (René de Froulay), prima d’ogni altra cosa gli diede «le portrait de la jeune princesse de Savoie, qu’il avoit déjà été question de marier au duc de Bourgogne» (Mémoires et lettres du Maréchal de Tessé, I, Paris 1806, pp. 26 s., 59). Quando il 29 agosto 1696 Luigi XIV e Vittorio Amedeo II stipularono il trattato di Torino – che segnava una grande vittoria sabauda, nonostante le sconfitte militari sul campo –, le nozze della principessa con il duca di Borgogna furono considerate come la clausola della pace ritrovata fra i due Paesi. Non stupisce, quindi, che quando Tessé giunse a Torino per organizzare il matrimonio trovasse «la petite princesse toute preparée au nouveau rôle que ses onze ans allaient avoir à jouer» (d’Haussonville, 1898-1908, I, p. 116), visto che per undici anni si era operato in questo senso. Gli accordi stabilirono che la principessa si sarebbe trasferita alla corte di Francia senza portare nessuno con sé. Luigi XIV le avrebbe costituito una corte degna del suo rango e si sarebbe occupato della sua educazione, dopo di che ne avrebbe organizzato il matrimonio.

La principessa partì da Torino il 7 ottobre e giunse il 4 novembre a Montargis, dove fu ricevuta da Luigi XIV con il delfino e il duca d’Orléans. Dopo un breve soggiorno a Fontainebleau, dove incontrò il futuro marito, giunse a Versailles il 7 novembre. Sin da allora – come rilevò il marchese de Sourches (Louis-François du Bouchet) – «le roi étoit enchanté de ses manieres et il témoignot pour elle une amitié surprenante jusqu’à passer des heures entières dans son cabinet» (Mémoires [...] sur le règne de Louis XIV, a cura di G. de Cosnac - E. Pontal, V, Paris 1885, p. 263).

Come promesso, il re le costituì una piccola corte, in cui comprese il marchese di Dangeau (Philippe de Courcillon) come cavaliere d’onore e il marchese di Tessé come primo scudiere. Alla guida di tutto, però, era madame de Maintenon. Come dama d’onore e dama d’atour furono scelte, rispettivamente, la duchessa di Lude (Marguerite-Louise de Bèthune Sully, moglie di Henry de Daillon, duca di Lude) e la contessa di Mailly (Marie-Anne-Françoise de Saint-Hermine, moglie di Louis de Nesle, conte de Mailly). Luigi XIV decise che la principessa vivesse da sola con la sua corte, senza svolgere per il momento pratiche pubbliche. Avrebbe potuto vedere il duca di Borgogna solo una volta alla settimana, ogni sabato, «pour le laisser avec le désir de la revoir» (d’Haussonville, 1898-1908, I, p. 429). Il re ordinò che si astenesse dall’opera e dai balli; unico momento pubblico, in cui la corte avrebbe potuto vederla, sarebbero state le toilettes in due giorni della settimana. Poiché il matrimonio non era stato ancora celebrato, Luigi XIV stabilì che essa venisse chiamata semplicemente la princesse, ma che avesse la precedenza sulle altre principesse presenti a corte, come fosse già la duchessa di Borgogna. Come residenza privata le fu assegnata la Ménagerie di Versailles: una concessione di grande rilievo, perché, se tutte le principali dame dell’aristocrazia possedevano una propria ménagerie, il possesso di quella di Versailles – l’unica con animali esotici – mostrava chiaramente lo status unico di Maria Adelaide. Ci vollero, tuttavia, due anni perché la principessa potesse prendere effettivamente possesso di tale dimora.

Riprendendo un uso tipico della cultura piemontese, la principessa (forse consigliata in ciò dalla madre) si rivolse alla Maintenon come «ma tante»: un atto di apparente ingenuità, ma che le permise di superare i problemi di etichetta verso la moglie morganatica del sovrano e, insieme, di stabilire un rapporto di confidenza con la donna più potente della corte. La Maintenon si legò subito alla giovane e si occupò direttamente della sua educazione, inviandola alla Maison Royale de Saint-Louis a Saint-Cyr (che aveva fondato nel 1684), dove la principessa avrebbe trascorso tre giorni alla settimana, inoltre scegliendo precettori e insegnanti chiamati a farne una perfetta fille de France. L’attaccamento verso il re e madame de Maintenon non mancò di suscitare commenti malevoli: la duchessa d’Orléans la definiva, per esempio, senza usare mezzi termini, «un enfant [...] très politique», sottintendendo che la sua apparente ingenuità fosse il risultato dell’educazione simulatrice e astuta ricevuta dal padre (Correspondance de Madame duchesse d’Orléans, a cura di L. von Ranke - M. Holland, I, Paris 1880, p. 155).

Dopo un anno, il 7 dicembre 1697, si tennero a Versailles (non a Lione, come era stato previsto inizialmente) le nozze con il duca di Borgogna. Poiché gli sposi erano troppo piccoli, il re stabilì che non avrebbero vissuto subito insieme, ma che si sarebbero visti solo una volta ogni quindici giorni. Fu il 22 ottobre 1699, quando la principessa aveva ormai quattordici anni, che Luigi XIV acconsentì che i duchi di Borgogna iniziassero a convivere.

Essendo scomparse sia la regina (1683) sia la delfina (1690) e non potendo madame de Maintenon svolgere funzioni ufficiali (in quanto moglie morganatica), la duchessa divenne la principale figura femminile della corte. Esperta danzatrice, brava clavicembalista, interprete essa stessa delle tragedie che commissionava, si affermò per oltre un decennio come una regina di Francia in pectore. Inoltre, in una famiglia fortemente divisa da antipatie e incomprensioni, la giovane si seppe porre come una sorta di legame fra tutti i suoi componenti. Versailles e Marly divennero lo scenario principale della sua azione.

Non è chiaro se il suo forte ascendente sul Re Sole le permise di svolgere un ruolo politico. Fra gli autori che si sono occupati di lei, in vari hanno sostenuto che essa avrebbe favorito per quanto possibile il duca Vittorio Amedeo II. Certamente, nel 1701 ebbe un ruolo nella decisione di Luigi XIV di far sposare il duca d’Angiò (fratello del duca di Borgogna), allora proclamato re di Spagna, con sua sorella Maria Luisa Gabriella di Savoia. Si trattava di una proposta, però, che Luigi XIV aveva fortemente voluto per stringere ancora più a sé il duca di Savoia, al fine di evitare che si ripetesse quanto accaduto nel 1690. La principessa certo favorì il progetto, ma non fu lei a idearlo. Voltaire, nel Siècle de Louis XIV, ricorda il sospetto diffuso nell’esercito che la sconfitta francese nell’assedio di Torino del 1706 fosse dovuta all’azione segreta della duchessa di Borgogna, ma liquida la tesi come «bruits ridicules», riportando i quali «les écrivains déshonorent leurs histoires» (I, La Haye 1752, p. 331).

Va detto, a questo proposito, che negli anni del nuovo conflitto fra Luigi XIV e Vittorio Amedeo II, la principessa fu quasi sempre incinta. Una prima gravidanza si concluse nel maggio del 1703 con un aborto; una seconda, che obbligò la giovane a restare a letto dal febbraio al giugno 1704, portò alla nascita del suo primo figlio, Luigi, duca di Bretagna, che però morì pochi mesi dopo. Nel 1706, proprio mentre Torino era assediata, Maria Adelaide restò nuovamente incinta e l’8 gennaio 1707 ebbe un figlio, anch’egli insignito del titolo di duca di Bretagna. Dopo un secondo aborto nel 1708, nel 1710 giunse un ultimo figlio, battezzato Luigi e nominato duca d’Angiò. In questo periodo, sia il re sia madame de Maintenon le restarono vicini, aiutandola a superare le aspre critiche mossele a corte dal duca di Vendôme, acerrimo nemico del marito. Se il re avesse avuto qualche sospetto che lei passasse informazioni segrete al padre, non avrebbe esitato ad allontanarla da Versailles.

Il 14 aprile 1711 il Gran delfino, padre del duca di Borgogna, morì di vaiolo. I duchi di Borgogna divennero così ufficialmente delfini di Francia. L’ormai avanzata età del sovrano lasciava supporre un’imminente salita al trono della coppia. Forse anche per questo Luigi XIV volle conferire alla nuova delfina le cariche di corte disponibili: un onore che non aveva concesso né alla precedente delfina né a sua moglie. Il destino, però, non volle che Maria Adelaide cingesse quella corona di regina che le era stata preconizzata sin dalla nascita.

All’inizio del 1712 si ammalò di rosolia e morì a Versailles il 12 febbraio. Il duca, che l’aveva amorevolmente assistita durante la malattia, ne fu contagiato morendo pochi giorni dopo, il 18 febbraio. L’8 marzo fu la volta del piccolo duca di Bretagna. Della famiglia dei duchi di Borgogna restava solo il piccolo duca d’Angiò, ormai erede al trono di Francia e destinato, tre anni dopo, a divenire Luigi XV.

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