SAVOIA

Enciclopedia Italiana (1936)

SAVOIA (fr. Savoie; A. T., 35-36)

Clarice Emiliani

Regione delle Alpi Occidentali, il cui nome sembra derivi da una radice sap- abete, e da essa Sapaudia e quindi Sabaudia e Savoia a significare il paese degli abeti. I suoi limiti naturali si possono indicare nel modo seguente: a E. la linea di cresta della catena alpina che, dal Picco di Tabor (3177 m.) all'Aiguille d'Argentière (3905 m.) la separa dal Piemonte e dal Vallese, quindi lo spartiacque tra la Drance e il Trient, affluenti l'una e l'altro del Rodano e il corso stesso del Rodano; a N. la riva meridionale del Lago di Ginevra, a O. il corso del Rodano fino alla confluenza col Guiers, a SO. il corso del Guiers vif, a S. la linea spartiacque tra il bacino dell'Arc e quello della Romanche. I confini politici e amministrativi, pur coincidendo quasi ovunque con quelli naturali, se ne discostano a NO., dove il confine tra Savoia e Svizzera lascia a quest'ultima il corso inferiore dell'Arve e la valle del Rodano fino a Poigny, e a NE. poiché nella Svizzera rientra una parte delle Prealpi savoiarde (Dent du Midi). Entro questi limiti la Savoia abbraccia una superficie di 10.785 kmq., divisa, a partire dall'annessione francese (22 aprile 1860), nei due dipartimenti di Alta Savoia a N. e Savoia a S., separati da un confine tortuoso e in gran parte convenzionale.

Il vasto territorio, pur essendo compreso nella regione alpina, si scinde in unità topografiche diverse per aspetto e. caratteri naturali, ciascuna delle quali ha una fisionomia particolare e spesso anche un proprio nome: così la Moriana comprendente il bacino dell'Arc, la Tarantasia (alta valle dell'Isère), lo Sciablese (bacino della Dranse), il Faucigny (corso inferiore dell'Arve), ecc.

Geologicamente si può distinguere, procedendo da E. a O., dapprima una zona intralpina, costituita da una massa di scisti, arenarie, quarziti e conglomerati, formante il massiccio della Vanoise (3861 m. nella Grande-Casse) e del Gran Paradiso, di cui appartengono alla Savoia le cime più occidentali. Fa seguito alla prima la fascia dei massicci cristallini che abbraccia due catene allungate e tra loro parallele; essenzialmente formata di graniti, gneiss e scisti cristallini, innalza le sue cime ardite, coperte di nevi eterne e ghiacciai, dalla Belledonne alle Aiguilles Rouges e culmina nell'imponente massiccio del Monte Bianco (4807 m.) allungantesì per più di 50 km. dal colle di Balme fino a quello del Bonhomme. Un ampio solco longitudinale, inciso negli scisti molto teneri, separa nettamente le Alpi savoiarde a struttura cristallina dalle Prealpi calcaree. Tale solco si allunga per circa 200 chilometri da Dévoluy al Monte Bianco a un' altezza variabile tra i 200 e i 1200 metri (Col de la Mégève) e raggiunge in qualche punto una larghezza superiore ai 4 km. Ai rilievi prealpini, che si stendono con direzione SO.-NE., appartengono il massiccio della Grande Chartreuse, che la depressione di Chambéry separa dai Bauges, i rilievi del Genevois e le prealpi dello Sciablese. Di minore altezza e minore sviluppo di ghiacciai e di diversa natura geologica, prevalgono in essi calcari giurassici e cretacici intercalati a terreni marnosi e argillosi. Tranne qualche vetta (Dent du Midi, 3260 m.) le Prealpi si mantengono quasi ovunque sotto i 2500 m. e vi predominano le forme della montagna media. Nella Savoia occidentale (rilievi del Mont Tournier, du Chat, della Chambotte) rientrano pure le ultime diramazioni del Giura meridionale, anch'esse costituite da terreni calcarei, spesso coperti da sabbie e argille.

L'intera regione appartiene al clima oceanico, ma presenta variazioni molto rilevanti a seconda dell'altimetria, esposizione, ecc. Le temperature medie annue che oscillano da 8° a 10° lungo la riva del Lemano, nella valle del Rodano e nella bassa valle dell'Isère, da 8° a 5° nelle alte valli alpine e nelle Prealpi, scendono a meno di 5° nei massicci cristallini. Le estati sono calde, gl'inverni lunghi e rigorosi, con notevoli escursioni annue e diurne. Località con temperature annue di 9°,7 come Annecy, possono raggiungere un minimo assoluto di −19°,4 e un massimo assoluto di 36°,2. Predominano i venti di O. e SO., questi ultimi apportatori di piogge. I grandi rilievi montuosi attirano forti precipitazioni che raggiungono una media annua di 3000-3500 m. nei più elevati massicci cristallini, nelle Prealpi settentrionali e nei tronchi superiori di alcune valli alpine; nel rimanente le piogge si aggirano sui 2000-2500 mm. annui, e solo in alcune valli interne, riparate dai venti di SO. (Moriana, Tarantasia), si hanno medie notevolmente inferiori (800 mm.). Le piogge, abbondanti in ogni stagione, hanno un massimo autunnale (ottobre), un massimo secondario in estate (luglio) e un minimo invernale. A causa dell'altezza gran parte di queste precipitazioni cade sotto forma di neve, il cui limite permanente si aggira sui 2500 m. nelle Prealpi settentrionali; nei massicci cristallini sale fino ai 3000 m. I ghiacciai ricoprono una superficie di 410 kmq.

Per le differenze di clima e la diversa costituzione geologica l'idrografia presenta notevoli diversità tra la zona alpina e le Prealpi; queste ultime infatti, per la grande permeabilità del suolo, in prevalenza calcareo, hanno una circolazione superficiale ridotta, mentre ricchissima di acque è tutta la zona alpina. Ad esclusione della parte settentrionale che per mezzo della Drance e di minori corsi d'acqua (Morge) è tributaria diretta del Lemano, la Savoia appartiene al bacino del Rodano cui invia le acque direttamente e per mezzo di numerosi affluenti; tra questi il più importante per lunghezza di corso e copia di acque è l'Isère (v.), di cui appartengono alla Savoia il corso superiore (Tarantasia) e parte del corso medio che scorre nel grande solco longitudinale. Confluiscono nell'Isère l'Arc, il torrente della Moriana, e l'Arly. Sbocca invece direttamente al Rodano l'Arve, proveniente dal colle di Balme. Tutti questi corsi d'acqua hanno origine dalla catena alpina, mentre il Guiers, il Fier e il Gier, provengono dalle Prealpi. La diversità del suolo e del clima si rispecchia anche nel regime dei corsi d'acqua, che può essere glaciale con magre nella stagione invernale e piene in agosto (alto Arve, alto Arc), nivale con massimo in giugno (basso Arve, basso Isère) nei fiumi alpini, fluvio-nivale con massimo in aprile-maggio e massimo secondario in autunno nei fiumi prealpini. La Savoia conta numerosi bacini lacustri, per lo più di origine glaciale, sia i minori disseminati nelle alte valli, sia i maggiori (laghi di Annecy, 28 kmq., e del Bourget, 44,5 kmq.) che si trovano nelle Prealpi (v. alle singole voci).

Popolazione. - Secondo il censimento del 1931 la popolazione ammontava a 488.338 ab. con una densità di 46 ab. per kmq., inferiore notevolmente alla densità media della Francia (76,1), ma elevata se si considerano la montuosità della regione e l'altissima percentuale di terreno improduttivo (il 24% del territorio è occupato da roccia sterile, ghiacciai, ecc.). Soprattutto cause naturali, in particolare l'altimetria, ma anche storiche, hanno influito sulla distribuzione della popolazione, che presenta notevoli diversità da luogo a luogo. La presenza di suolo coltivabile, unita alla facilità delle comunicazioni e al clima meno aspro, ha reso possibile, fino da tempi remotissimi, l'insediamento umano nelle principali valli trasversali, lungo il grande solco longitudinale e allo sbocco delle valli alpine nel piano. L'importanza storica, lo sviluppo assunto da alcune località di soggiorno, il sorgere di nuove industrie spiegano le elevate densità (500 ab. per kmq.) che si riscontrano in alcune limitatissime zone (Chambéry, Aix-les-Bains, Annecy, Évian-les-Bains, Annemasse); densità di molto superiori alla media (più di 100 ab. per kmq.) s'incontrano inoltre nella Valle dell'Arve, lungo tutta la sponda meridionale del Lago di Ginevra e nella Comba di Savoia. Superano i 50 ab. per kmq. le valli trasversali (Arc, alto Isère), mentre la densità scende a meno di 40 ab. per kmq. nelle valli secondarie e nelle zone meno favorite delle Prealpi e a meno di 20 in tutta la fascia dei massicci cristallini. Il limite altimetrico delle abitazioni permanenti si aggira sui 1800 m., ma le abitazioni temporanee si spingono in qualche caso anche sopra i 2000 m. (2500 nelle valli più asciutte: Tarantasia, Moriana); tutta la zona al disopra di tale limite è disabitata.

La consistenza numerica della popolazione, che al 1801 era di 503.531 ab., sale con ritmo costante (517.154 nel 1821; 533.914 nel 1841) fino alla metà del secolo, raggiungendo nel 1861 i 542.535 ab. A partire da tale data si nota una diminuzione sensibilissima, tanto che nel 1901 la popolazione era discesa a 518.584 ab. Tale diminuzione fu dovuta, più che alla scarsa natalità, a un notevolissimo movimento emigratorio che da secoli si effettuava nella regione: già nel sec. XVIII circa il 10% degli abitanti emigrava ogni anno, né valsero ad arginare l'esodo varie misure prese in quell'epoca.

L'emigrazione savoiarda si diresse prima nelle regioni adiacenti (Delfinato, Lionese) e verso Parigi, che oggi conta una fiorente colonia savoiarda di più che 100.000 ab., poi verso la Tunisia e l'Algeria, infine nell'America Meridionale. Tale stato di cose, che permane fino al 1911 (nel quale anno la Savoia annovera 503.027 ab., la stessa popolazione cioè del 1801), si aggrava in seguito, per le ingenti perdite subite nella guerra mondiale, tanto da portare nel 1921 la popolazione a 460.542 ab. A partire da tale data, per i cambiamenti verificatisi nell'economia della regione (sviluppo dell'industria turistica e di quelle idroelettriche) e per le limitazioni poste all'emigrazione verso l'estero, ma soprattutto per un notevole movimento immigratorio, non solo si arresta la diminuzione, ma anzi si nota un sensibile aumento (1926, 476.527 ab.), che porta la popolazione a 488.338 ab. nel 1931. In quell'anno erano presenti in Savoia 45.219 stranieri, in maggioranza italiani e svizzeri, quasi tutti operai, occupati nelle varie industrie.

Notevole in Savoia, come nel prossimo Piemonte, il fenomeno dello spopolamento montano cui si accompagna quello dell'urbanesimo; la popolazione sparsa, che alla fine del sec. XIX era ancora più della metà dell'intera, va diminuendo sensibilmente; i comuni alpini, la cui popolazione raggiunge spesso solo un centinaio di ab., disseminati in villaggi di poche case, si spopolano, mentre notevolissimo è l'incremento di alcuni centri di recente sviluppo, come Ugines (che da 2325 ab. nel 1901 è passata a 4754 nel 1926), Annemasse (2811 nel 1911, 6009 nel 1926), Modane, e numerosi altri.

Le limitate risorse del suolo e la mancanza, fino a tempi recenti, d'industrie di qualche importanza, non hanno favorito il sorgere di grandi centri urbani. Capitale della regione e capoluogo del dipartimento della Savoia è Chambéry, sorta sulla chiusa che domina la via più breve tra Lione e Parigi da un lato e il Piemonte, per la Valle dell'Arc, dall'altro; nel 1931 contava 25.407 ab. Centri notevoli sono: Annecy, capoluogo del dipartimento dell'Alta Savoia, all'estremità settentrionale del lago omonimo con 20.289 ab. (15.004 nel 1921,17.238 nel 1926); Aix-les-Bains (13.020 ab.), rinomata stazione idrominerale (8764 ab. nel 1921); Thonon-les-Bains (11.291 ab.), capitale dello Sciablese (o Chiablese), sulla riva del Lemano; Albertville, importante centro industriale alla confluenza dell'Arly con l'Isère, Annemasse nella Valle dell'Arve, Évian-les-Bains sul Lemano, San Giovanni di Moriana e Modane nella Valle dell'Arc, Moûtiers, Bonneville.

Condizioni economiche. - Su una superficie di 10.785 kmq., appena il 28% è occupato da terre lavorabili, il 22% da prati e pascoli, il 26% da boschi; il rimanente (24%) è terreno improduttivo; da tali cifre appare chiaramente come l'economia della regione poggia in parti quasi eguali sull'agricoltura, sull'allevamento e sullo sfruttamento dei boschi. Tra le colture primeggia quella dei cereali, in particolare del frumento, limitato alle zone inferiori ai 600 m., della segale e dell'avena, la cui coltivazione si spinge fin verso i 1600-1800 m., e della patata; nelle valli più assolate prospera il mais. Dove il suolo è fertile e il clima mite, insieme alle colture già ricordate si hanno alberi fruttiferi (melo, pero, pesco e castagno), legumi, ecc.; in alcune zone ristrette, che presentano condizioni particolarmente favorevoli (dintorni di Chambéry, di Albertville), crescono mandorli, fichi e persino il tabacco. Importanza notevole ha la vite che si spinge fin verso i 600 m. e dà vini pregiati (Crépy, Roussette, Conflans, Aigueblanche).

Al primo posto nell'economia della regione è però l'allevamento del bestiame, che anche in passato ebbe grandissima importanza, maggiore anzi dell'attuale se alla fine del sec. XVIII la Savoia aveva un patrimonio zootecnico circa il doppio che nel 1928. Prevalgono i bovini, di cui si allevano specialmente due razze, quella di Abondance, da macello e da latte, originaria dello Sciablese e diffusa in tutta la Savoia settentrionale, e la razza tarine proveniente dalla Tarantasia, che fornisce bestie da lavoro, da macello e da latte. Per lo sfruttamento del latte e la lavorazione dei formaggi sono sorte società cooperative (fruitières), molte delle quali dotate di modernissimi impianti. Oltre al burro si produce un formaggio (tome), che ha grande diffusione nella regione e altri tipi destinati all'esportazione; vengono inoltre esportati burro, carne, cuoio, ecc.

Agli ovini che svernano in Savoia (meno della metà che nel 1866), si aggiungono nell'estate quelli transumanti provenienti dalla Provenza. Le capre, anch'esse in diminuzione, sono ancora numerose nei villaggi più elevati della Moriana e nella Valle dell'Arve. Il bestiame, stabulante nell'inverno, sale durante il periodo estivo ai pascoli alpini, ma questa antica pratica comincia a perdere terreno per l'aumento sempre maggiore, nelle parti basse, delle aree destinate all'alimentazione del bestiame (barbabietole da foraggio e prati artificiali). Nonostante il notevole diboscamento, che da secoli viene esercitato nella regione, la superficie forestale copre ancora più di 1/4 dell'intero territorio; le essenze principali comprendono faggi, querce, castagni e carpini in basso, in alto conifere (specialmente abete) che si spingono fino a 1600 m. nelle Prealpi, a 2000 nelle valli più secche (Tarantasia e Moriana). Lo sfruttamento dei boschi, non sempre condotto con criterî razionali, alimenta una notevole industria del legname.

La Savoia presenta una grandissima varietà di prodotti minerali, non tutti però sfruttabili, soprattutto per l'esiguità dei giacimenti. Tra i combustibili minerali ha qualche importanza l'antracite il cui giacimento principale, che ha origine nel Delfinato, si stende dalla Moriana, dove raggiunge la massima ampiezza, alla Tarantasia; le 10 miniere in attività dànno una produzione di 5800 tonn. annue. Nonostante che la lignite sia abbondante in tutte le Prealpi, pure si estrae solo a Voglans presso Chambéry (circa 1500 tonn. annue) e nei Bauges. Si estrae inoltre la torba a Gets nello Sciablese e a Valmeinier (Moriana). Tra i minerali metallici, variati, ma poco abbondanti, ha notevole importanza il piombo argentifero che si estrae a Plagne presso Macot. Miniere di ferro e di rame a Saint-Georges-des-Hurthières e Saint-Alban-des Hurthières, un tempo sfruttate, sono ora abbandonate. Cave di pietra da costruzione, di marmo e di ardesia si trovano sparse un po' dappertutto. Si ricordano inoltre le acque minerali, frequenti nelle Prealpi e nella zona giurassica.

Alle antiche industrie artigiane della Savoia (orologeria, fonderia, filatura e tessitura della lana, industrie alimentari e derivate dalla lavorazione del legno), mercé l'impiego dell'energia idroelettrica se ne sono aggiunte in breve tempo altre che, unite a quelle già esistenti, hanno mutato l'economia della regione. Oggi il numero delle centrali elettriche ammonta a 120 con una potenza di 300.000 kW.; parte notevole di tale energia viene trasportata all'esterno e va ad alimentare le varie industrie del Delfinato, ma soprattutto è utilizzata nella Savoia stessa, dove alimenta antiche e recenti industrie quali la filatura e tessitura meccanica della seta (Saint-Pierre d'Albigny, Motte Servolex, Pont-de-Beauvoisin, Saint-Genix, Chambéry), la metallurgica (Aiguebelle, Ugines, Cheddes), la chimica (Cheddes e la Praz). Resta infine a dire dell'industria turistica, anch'essa fonte notevole di ricchezza; oltre alle stazioni idrominerali, già da tempo ben note e frequentate, vanno ricordate le località di soggiorno estivo, divenute anche stazioni di sport invernali, alcune delle quali di fama mondiale: così Chamonix, les Contamines e Argentière nel bacino dell'Arve, Mégève, Humet e Combloux in quello dell'Arly, Thones e Annecy presso il lago omonimo, Tignes e Val d' Isère in Tarantasia, Pralognan nella Valle del Doron, ecc.

Comunicazioni. - L'importanza storica e politica della Savoia in tutti i tempi fu dovuta alla sua posizione sulle vie naturali di comunicazione tra la Pianura Padana e la media valle del Rodano. Per quanto in essa si trovino cime tra le più elevate d'Europa, pure nei riguardi della viabilità la Savoia è una delle zone alpine più favorite. Le due linee principali di comunicazione seguono un andamento est-ovest, sia l'antica via romana che unisce la Val d'Aosta alla Tarantasia passando per il Piccolo S. Bernardo, sia la più recente che per il Moncenisio allaccia la valle della Dora Riparia a quella dell'Arc. L'una e l'altra s'incrociano con la via naturale rappresentata dal solco tra i massicci cristallini e le Prealpi. Dalle direttrici principali si dipartono numerose strade secondarie, che allacciano le varie valli tra loro; complessivamente la rete delle strade carrozzabili abbraccia 11.500 km. Notevole è inoltre lo sviluppo della rete ferroviaria: infatti la Savoia è attraversata dalla grande linea Torino-Parigi con diramazioni a Culoz per Ginevra, a Aix-les-Bains per Annecy-La Roche e a Chambéry per Lione. Inoltre da Grenoble una linea percorre parte del solco alpino fino a Ugines. Una ferrovia risale la valle dell'Isère fino a Bourg-Saint-Maurice un'altra la Valle dell'Arve e passa poi in Svizzera (Martigny). Infine la costa meridionale del Lemano è percorsa dalla Martignu-Thonon-Ginevra. Linee a scartamento ridotto uniscono Annemasse a Samoûns (Valle del Giffre), Annecya Thônes, Moûtiers a Brides. La rete delle comunicazioni s'intensifica intorno ai grandi centri di turismo; così particolarmente ben servita è la regione di Chamonix, da cui una linea a cremagliera raggiunge Montenvers (1910 m.) e una filovia porta all'Aiguille du Midi (2664 m.). Inoltre vi è la tramvia a cremagliera che dal Fayet raggiunge Bionnasay (2400 m.). Grande sviluppo da qualche decennio hanno assunto le linee automobilistiche che ormai coprono di una fitta rete tutta la Savoia.

Bibl.: L. Giannitrapani, La Savoia, in Boll. R. S. Geogr., 1915; L. Moret, Enquête critique sur les ressources minérales de la province de Savoie, Grenoble 1925; id., Notice explicative d'une carte géologique de la Savoie et des régions limitrophes à l'échelle du 200.000, ivi 1928; F. Gex, La Haute-Savoie aujourd'hui et il y a 100 ans, Chambéry 1924; F. Rey, L'exploitation pastorale dans le département de la Savoie, ivi 1930; R. Godefroy, Géographie de la Savoie, ivi 1930; De Lannoy de Bizzy, L'Histoire des routes de Savoie, ivi 1930; Les Guides Bleus, Savoie, 1934.

Il dipartimento della Savoia.

Dipartimento della Francia sud-orientale, confinante a E. con il Piemonte, lungo la linea di cresta della catena alpina, a N. col dipartimento dell'Alta Savoia, da cui lo separa un confine tortuoso e in gran parte convenzionale, a O. con i dipartimenti dell'Ain e dell'Isère, a SO. pure col dipartimento dell'Isère, a S. con quello delle Alte Alpi. Entro questi limiti il territorio abbraccia una superficie di 6188 kmq., e comprende a E. e SE. gli alti rilievi della catena alpina, e precisamente i massicci delle Aiguilles Rouges e della Vanoise, costituiti da arenarie, scisti e quarziti, cui fanno seguito i massicci cristallini della Belledonne e di Beaufort. A sudovest si stende la fascia dei terreni carboniferi e calcari (Trias e Giura) che occupa la Tarantasia e si allarga notevolmente a S., nella Moriana. Tutta la regione a O. dell'Isère, tra questo fiume e Chambéry, appartiene alle Prealpi calcaree (Bauges, massiccio della Grande Chartreuse) che il grande solco alpino (v. sopra) separa dai terreni cristallini. Si riattacca invece al Giura per la direzione (N.-S.) delle pieghe tutta la regione a O. di Chambéry, comprendente la catena dell'Epine, il M. du Chat e la catena della Chambotte, Il clima oceanico è assai rigido in inverno e caldo in estate; le precipitazioni, che raggiungono i 1680 mm. annui a Chambéry, superano i 2000 nelle alte valli e toccano i 3000 nelle zone più elevate. Un'area di bassa piovosità si riscontra nei tronchi mediani di alcune valli (Moriana, Tarantasia), dove si hanno da 600 a 800 mm. Tutto il territorio invia le acque al Rodano direttamente e per mezzo dell'Isère, che ha origine dal ghiacciaio della Galise e accoglie le acque del Doron, dell'Arly e dell'Arc (150 km.). Provengono dalle Prealpi lo Cheron, confluente nel Fier, e il Guiers, formato dalla riunione di due corsi d'acqua (Guiers vif e Guiers mort) provenienti dalla Grande Chartreuse. Oltre a numerosi piccoli laghi alpini si ricordano il Lago del Bourget (44,5 kmq.) e quello di Aiguebelette (5 kmq.). Le risorse principali sono l'agricoltura che, insieme all'allevamento, costituisce la base dell'economia, e lo sfruttamento dei boschi. La fertile zona giurassica e la Comba di Savoia si prestano a colture variate, tra le quali prevalgono il frumento, il mais, la barbabietola da foraggio, la patata. La vigna insieme con gli alberi da frutta (meli, peri, peschi, castagni) occupa le pendici calcaree ben soleggiate dei Bauges, ma ottimi vini dànno anche i dintorni di Chambéry e la Chatagne. Nella regione alpina le colture, ristrette ai fondivalle, comprendono cereali poveri (segale, avena) e patate. Notevole importanza ha l'allevamento dei bovini (scarsi invece gli ovini), i cui prodotti (burro e formaggi) alimentano una discreta esportazione. Il bosco copre ancora circa un terzo del terreno agricolo; le essenze principali comprendono il larice, l'abete, il faggio e la quercia. Le foreste più estese s'incontrano nei Bauges e nelle alte valli dell'Arc e dell'Isère. Le risorse del sottosuolo variate, ma poco abbondanti, comprendono minerali metallici (miniere di ferro a Saint-Georges e a Saint-Alban-des-Hurthières, oggi non sfruttate), combustibili (antracite nella Moriana [v.], nella Tarantasia presso Moûtiers, a Aime; lignite nei Bauges e a Voglans). Sparse ovunque le cave di materiale da costruzione (ardesia, marmi, gesso presso San Giovanni di Moriana). Le industrie principali riguardano l'agricoltura (caseificio, industria delle paste alimentari, la vinicola), lo sfruttamento dei boschi (lavorazione del legno, cartiere) e l'industria tessile. Con l'energia idroelettrica sono connesse le più recenti industrie chimiche, le siderurgiche con impianti grandiosi a Ugines e numerosi stabilimenti minori a Chailes, a Venthou, a La Rasoire, ecc. Si ricorda inoltre l'industria alberghiera in rapido incremento; numerosi infatti in tutto il dipartimento le stazioni idrominerali e i centri di turismo, quali Pralognan, Tignes, Aix-les-Bains, Chambéry, ecc.

Nel 1931 il dipartimento contava 235.544 ab. con una densità di 38 ab. per kmq., densità non molto elevata, dovuta alla montuosità del territorio e all'alta percentuale di terreno improduttivo. La popolazione, per una forte corrente migratoria, da molti decennî è in lenta e costante diminuzione. Al principio del sec. XIX contava 248.066 ab., saliti a 257.009 nel 1821, a 269.052 nel 1841, a 275.039 nel 1861; si verifica quindi un regresso che porta la popolazione a 267.958 nel 1872, a 263.297 nel 1901. Tale diminuzione prosegue e la popolazione scende a 231.210 ab. nel 1926 per risalire a 235.544 nel 1931. Centri principali sono Chambéry (25.407 ab.), capoluogo del dipartimento, Aix-les-Bains (13.020 ab.), Albertville (6103 nel 1926), San Giovanni di Moriana (Saint-Jean-de-Maurienne), Moûtiers, Modane, Ugines.

Il dipartimento dell'Alta Savoia.

Dipartimento della Francia sud-orientale, confinante a N. col Lago di Ginevra, a E. col cantone svizzero del Vallese, a S. col dipartimento della Savoia, a O. con quello dell'Ain, a NO. col cantone di Ginevra. Il territorio, vasto 5498 kmq., comprende a sud-est la zona dei massicci cristallini, culminante nell'imponente massiccio del Monte Bianco, che si eleva a 4807 m. A nord e a ovest s'innalzano le Prealpi, costituite da calcari del Giurassico e del Cretacico, intercalati a terreni marnosi e argillosi. Tra le catene cristalline e le Prealpi calcaree si stende un'ampia depressione, dovuta a una fascia di scisti teneri interposta tra terreni meno facilmente erodibili. Il clima è oceanico con inverni rigorosi ed estati calde: notevole è l'influenza mitigatrice del Lemano sulla parte settentrionale, che gode di un clima sensibilmente più mite. Le precipitazioni cadono durante tutto l'anno con due massimi, all'inizio dell'estate e in autunno, e con un minimo invernale. La quantità delle precipitazioni si aggira sui 1500-2000 mm. annui nelle Prealpi, ma aumenta notevolmente (fino a 3000 m.) nei massicci cristallini. Gran parte dell'Alta Savoia invia le sue acque al Rodano per mezzo dell'Arve e del Fier, mentre lo Sciablese (v.) fa parte del bacino della Drance che sbocca nel Lemano. Numerosi sono i laghetti alpini, quasi tutti di origine glaciale; tra essi si ricordano il Lago Nero nel massiccio delle Aiguilles Rouges, i laghi Cornu e del Brévent; nelle Prealpi si stende invece il Lago d'Annecy (superficie 28 kmq.). L'economia riposa sull'allevamento del bestiame che alimenta una notevole industria, (latticinî e formaggi) e sullo sfruttamento dei boschi (abeti, larici e faggi) che ricoprono circa un terzo del suolo agricolo. Le risorse minerarie comprendono l'estrazione di antracite e torba (Gets), di asfalto, e di pietra da costruzione (ardesia a Morzine e a Taninges). L'energia idroelettrica ha mutato l'economia della regione, sia trasformando le antiche industrie a carattere artigiano (lavorazione del legno, cartiere), sia dando impulso a nuove (fonderie, industria chimica, metallurgia). Inoltre l'industria tessile è fiorente ad Annecy, quella, assai antica, degli orologi a Cluses. Notevolissima l'industria turistica in tutto il dipartimento, e in particolare nella regione di Chamonix che ogni anno accoglie migliaia di visitatori.

Al principio del sec. XIX (1801) la popolazione era di 255.465 abitanti che divennero 273.027 nel 1872; si nota, a partire da tale data, una lenta e costante diminuzione, causata non tanto dalla insufficiente natalità, quanto da un forte movimento emigratorio per cui la popolazione era ridotta nel 1926 a 245.317. Dal 1926 al 1931 si ha una sensibile ripresa che porta gli abitanti a 252.794. Tale aumento è più che altro dovuto a una notevole immigrazione di stranieri, che nel 1931 ammontavano a 23.294. La popolazione, che raggiunge una densità di 54 ab. per kmq., si addensa nelle valli (Arve, Fier, Drance) e lungo le rive del Lemano.

Centri principali sono Thonon-les-Bains, antica capitale dello Sciablese con 11.291 ab.; Annecy, capoluogo del dipartimento sulla riva nord-occidentale del lago omonimo (20.289 ab.), Évian-les-Bains, nota stazione idrominerale (3240 abitanti) sulla riva del Lemano, Bonneville, Annemasse, Thônes.

V. tavv. CLXXV e CLXXVI.