MARIOTTI, Scevola

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

MARIOTTI, Scevola

Piergiorgio Parroni

Filologo classico, nato a Pesaro il 24 aprile 1920. Ha insegnato Letteratura latina all'università di Urbino (1949-63), passando poi (1963) come ordinario di Filologia classica all'università di Roma ''La Sapienza''. Dal 1980 dirige la Rivista di filologia e di istruzione classica; è socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei (dal 1992) e membro di vari istituti culturali italiani e stranieri. Dal 1992 è direttore della Enciclopedia Oraziana dell'Istituto della Enciclopedia Italiana.

Allievo di G. Pasquali alla Scuola Normale di Pisa, M. ha iniziato precocemente l'attività di filologo con contributi all'Aristotele perduto, di cui scoprì un frammento in Servio (attuale fr. 12 Ross), e agli Inni di Sinesio, occupandosi poi di latinità tarda (congetture all'Anthologia Latina) e allargando i suoi interessi all'umanesimo (studi sulla Chrysis di E.S. Piccolomini e sui Dialoghi del Pontano), secondo un concetto unitario della cultura classica. Dal 1950 al 1955 s'interessa di poesia latina arcaica (Lezioni su Ennio, 1951, 19912; Livio Andronico e la traduzione artistica, 1952, 19862; Il Bellum Poenicum e l'arte di Nevio, 1955), in cui con argomenti nuovi e filologicamente inoppugnabili si sostiene, contro l'opinione corrente, la dipendenza dei primi poeti di Roma dalla cultura alessandrina e si rinviene in essi una scaltrita volontà artistica. I saggi su Livio Andronico e Nevio sono corredati dall'edizione dei frammenti epici, condotta con perizia e prudenza.

La produzione successiva è prevalentemente orientata verso la letteratura latina arcaica e tarda e la sua sopravvivenza medievale e umanistica: Ennio e gli scenici arcaici, gli Epigrammata Bobiensia, l'Anthologia Latina, l'Origo gentis Romanae; i carmi di s. Pier Damiani, l'analisi dello spurcum additamentum alle Metamorfosi di Apuleio (di cui si dimostra in modo definitivo l'appartenenza al 12°-13° secolo), le interpretazioni dantesche (il cristianesimo di Stazio in Dante, un'originale lettura del 6° canto del Paradiso), l'agguerrita disamina degli Hendecasyllabi dello pseudo Cornelio Gallo. Fra i poeti augustei sono privilegiati Ovidio (un saggio d'insieme è del 1957) e Domizio Marso (articolo del 1963). Accanto a questi scritti cominciano ad apparire alcune riflessioni metodologiche sulla critica del testo e i criteri editoriali. Negli scritti più recenti si accentua l'interesse per la letteratura latina tarda (Giulio Valerio, il Pervigilium Veneris, testi grammaticali), medievale (Giacomo di Dinant, l'indovinello veronese) e umanistica (la corrispondenza poetica fra Giano Pannonio ed Enea Silvio Piccolomini, i carmi latini di Pico della Mirandola), con incursioni nella cultura del Settecento (La leggenda di Petronio Antigenide) e in quella contemporanea (D'Annunzio). Da segnalare anche qualche sporadico ritorno alla letteratura greca (il Sublime, l'Antologia Palatina). Parte dei suoi scritti sul Medioevo e l'umanesimo è stata riordinata e raccolta in volume (Scritti medievali e umanistici, 1976). Qualità più specifiche dell'attività filologica di M. sono il gusto per il contributo puntuale, la capacità di leggere in profondità il testo e una non comune attitudine alla divinatio fondata su solide conoscenze linguistiche e metriche, l'inclinazione a cimentarsi con testi brevi, frammentari, difficili, la varietà d'interessi che lo spinge verso campi di non stretta pertinenza del filologo classico.

Un'attenzione tutta particolare M. ha rivolto alla scuola e all'insegnamento delle lingue classiche. Oltre agli occasionali interventi su riviste e quotidiani, vanno ricordate la direzione di una collana di testi greci e latini commentati e la realizzazione di un Vocabolario della lingua latina (1966) in collaborazione con L. Castiglioni.

Bibl.: S. Timpanaro, Scevola Mariotti, in Belfagor, 48 (1993), pp. 271-326.

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