BORGHESE, Scipione

Enciclopedia Italiana (1930)

BORGHESE, Scipione

Emilio RE
Achille BERTINI-CALOSSO
Alceste BISI-GAUDENZI

Caffarelli per nascita (1576), prese il cognome materno dopo l'assunzione dello zio al pontificato. Fu il tipo più splendido del cardinale padrone: gioviale e pieno di vitalità, come lo mostrano i busti che di lui scolpì Gian Lorenzo Bernini, egli si volse con passione alla cultura, protesse arte e artisti, raccolse collezioni di grande valore. "Delizia di Roma" fu chiamato. Legato in Avignone, arciprete delle basiliche lateranense e vaticana, prefetto dei brevi e della segnatura di grazia, penitenziere maggiore e bibliotecario di S. R. C., adoperò le ricchezze straordinarie derivanti da tanti benefici e dalle elargizioni straordinarie del pontefice, in pubbliche e private magnificenze. Fra le prime vanno ricordati i rifacimenti delle chiese della Vittoria, di S. Crisogono, di S. Gregorio, di S. Sebastiano fuori le mura; fra le seconde, le ville di Frascati, la grande Villa Pinciana, lungo le mura di Roma, e il palazzo - oggi dei Rospigliosi - costruito in prossimità della residenza papale del Quirinale e nel cui Casino Guido Reni dipinse (1609) il suo capolavoro, l'Aurora.

Ma i suoi meriti più grandi rimangono quelli di aver compreso e favorito il genio del Bernini, giovinetto precoce, e di aver dato inizio nella sua Villa Pinciana, negli anni intorno al 1610, a quella magnifica raccolta d'antichità e d'arte che ancor oggi, con la sua intitolazione di Regia Galleria Borghese, ricorda l'uomo e la famiglia cui deve la prima origine e i successivi progressi.

Nonostante le sue trasformazioni, la villa conserva dopo più che tre secoli tutta l'impronta dell'originaria bellezza, con i pini maestosi e i grandi viali di elci. L'ingresso monumentale di gusto neoclassico, dal lato della Porta del Popolo, è opera di Luigi Canina ed è stato eretto nel 1835. L'edificio della galleria è stato riccamente decorato nell'interno alla fine del sec. XVIII; la collezione di statue antiche ha perduto duecento delle opere più pregevoli che Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte, dovette cedere in vendita al cognato Napoleone I. Dopo il 1815 non fu possibile ottenerne la restituzione, ma la famiglia Borghese riuscì a sostituire i tesori perduti con altre sculture che erano nei suoi palazzi e nelle sue campagne. Dal 1891 la raccolta ha preso l'aspetto che oggi conserva, riunendosi al museo statuario la ricchissima galleria di quadri, e nel 1901 è stata acquistata dallo stato. (V. tavv. XCVII e XCVIII).

Bibl.: (D. Montelatici), Villa Borghese, Roma 1700; A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832; A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1903; A. Muñoz, Roma Barocca, Roma 1920; A. Bertini Calosso, Le collezioni artistiche ed archeologiche di Roma, in Guida d'Italia del Touring Club, Italia centrale, IV, Milano 1925; F. Noack, Kunstpflege u. Kunstbesitz d. Familie Borghese in Rep. f. Kunstw., 1929, p. 191 segg.

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