Sciti

Enciclopedia Dantesca (1970)

Sciti (Scithae)

Adolfo Cecilia

Popolazioni nomadi le quali, dalla zona di probabile origine, tra il Dnestr e il lago Aral, si spinsero in molte altre regioni d'Europa e d'Asia e che, infine, si stanziarono in due gruppi sul Mar Nero e sul Mar Caspio.

Per D. gli S. sono coloro che extra septimum clima viventes et magnam dierum et noctium inœqualitatem patientes, intolerabili quasi algore frigoris premuntur (Mn I XIV 6).

Basandosi sulla divisione della terra emersa in sette zone parallele all'equatore chiamate " climi ", divisione basata sulla durata del dì più lungo dell'anno (v. CLIMA), D. ricorda qui i due popoli viventi all'estremità della " quarta abitabile ", gli S. appunto che vivono oltre il settimo clima, e i Garamanti (v.) che vivono fuori del primo clima, e sostiene che, date le diverse condizioni di vita, i due popoli devono essere governati con leggi diverse.

Altre citazioni degli S. sono in Mn II VIII 5 e 6, ove, sulla scorta di Orosio, espressamente citato, D. ricorda come essi respinsero Vesoge (v.) e Ciro (v., e cfr. Pg XII 55-57), e in Mn III III 2 ove, a dimostrazione del fatto che non si può disputare attorno a cose che non si conoscono, è detto, tra l'altro, che Aegiptius vero civilitatem Scitharum ignorat, non propter hoc de ipsorum civilitate contendit.

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