Varsavia, Scuola logica di

Dizionario di filosofia (2009)

Varsavia, Scuola logica di


Movimento filosofico, iniziato sotto l’influenza di Twardowski come reazione all’irrazionalismo metafisico dei romantici polacchi; la scuola (propr. Scuola di Leopoli-Varsavia) s’interessò soprattutto alla logica matematica, affiancandosi al Circolo di Vienna negli anni tra le due guerre mondiali. Suo fondatore è concordemente considerato Łukasiewicz (➔), che insegnò prima nell’univ. di Leopoli e poi in quella di Varsavia. A lui si deve l’elaborazione del primo sistema di logica a tre valori. Sebbene sia ormai desueto il suo originale simbolismo logico, presenta tuttavia il vantaggio di rendere superfluo l’uso delle parentesi. Notevole anche il suo contributo alla storia della logica. I più importanti esponenti della scuola si possono considerare, oltre a Łukasiewicz, Leśniewski, Tarski e Ajdukiewicz. Leśniewski insegnò anch’egli a Varsavia dopo essere stato allievo di Łukasiewicz a Leopoli. Nella sua opera O podstawach matematyki («Sui fondamenti della matematica», 1927-30) costruì un sistema ancor più rigoroso di quello dei Principia mathematica di Russell e ­Whitehead; l’opera contiene una versione elaborata della mereologia (teoria delle parti), la teoria logica più originale di Leśniewski, fondata su un’interpretazione non distributiva ma collettiva del concetto di classe (sia A un elemento della classe dei b; interpretando i termini «elemento di» e «classe di» collettivamente, si dovrà intendere che A è una parte, propria o impropria, dell’intero costituito dai b; su questa nuova base è possibile dimostrare l’insussistenza del paradosso di Russell). Essa tratta inoltre estesamente del significato della copula, su cui Leśniewski fondò poi, assumendolo come unico termine primitivo, la sua ontologia (in cui esistono corrispettivi del calcolo dei predicati, del calcolo delle classi e del calcolo delle relazioni), come tentativo di assiomatizzazione di una logica dei nomi. Fondamentali anche i suoi studi di semantica, che lo portarono all’elaborazione di una teorica generale delle categorie semantiche, sviluppo formalistico delle tesi di Husserl sulle Bedeutungskategorien. Ajdukiewicz, anch’egli allievo di Łukasiewicz, insegnò a Varsavia, Leopoli e Poznań. Oltre a sistematizzare ulteriormente le teorie di Leśniewski sulle categorie semantiche e a sviluppare il concetto di connessità sintattica (si dice sintatticamente connessa una sequenza di parole significanti che formi un’espressione essa stessa significante), Ajdukiewicz fu forse il più interessato, tra i logici polacchi, al rapporto linguaggio-conoscenza, anche se non aderì mai alle posizioni del neopositivismo classico, ma sostenne prima una tesi convenzionalistica (secondo la quale il linguaggio determina, almeno in parte, il nostro modo di vedere il mondo) e successivamente aderì a un empirismo rigoroso. Importanti sono i suoi studi sul significato, sulle condizioni di sinonimia (concetto in base al quale tentò di definire il significato; il significato di un’espressione E in un linguaggio L è la classe di tutte le espressioni in L sinonime di E), sull’analiticità e sui linguaggi naturali in generale. Al loro insegnamento e alla loro impostazione filosofica e scientifica si sono rifatti o ricollegati altri logici polacchi, alcuni dei quali attivi in altre nazioni. Bocheński (➔) è particolarmente noto, insieme a Kotarbiński (➔), per i suoi fondamentali contributi alla storia della logica; Andrzej Mostowski (1913-75) è autore, oltre che di ricerche originali, di un importante trattato di logica matematica; Leon Chwistek (1884-1944) è noto soprattutto per aver costruito un sistema che semplifica la teoria dei tipi ramificati di Russell; Stanisław ­Jaskowski, Jerzy Słupecki, Czesław Lejewski si trasferirono in Inghilterra, Bolesław Sobiciński negli Stati Uniti. Vanno ricordati infine Mordechaj ­Wajsberg, Janina Hosiasson e Adolph Lindenbaum che furono uccisi in Polonia dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.