TANARI, Sebastiano Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

TANARI, Sebastiano Antonio

Maria Teresa Fattori

– Nacque a Roma il 10 aprile 1650, secondogenito del marchese Cesare e di Laura di Carpegna; i suoi fratelli furono Franciotto e Diana. Meno sicura e probabile l’attestazione della sua nascita da Giovanni Niccolò Tanari e da Lucrezia Ghislieri (segnalata da Dolfi, 1670), che invece furono i nonni paterni.

Il nonno Giovanni Niccolò, che ottenne il marchesato del Castello, fu tesoriere di Paolo V. Il padre di Sebastiano, Cesare, divenne senatore il 28 agosto 1669. Originario da una famiglia bolognese di rango senatorio, Sebastiano nacque a Roma poiché i genitori erano in pellegrinaggio per il giubileo nella città eterna. Fu nipote del cardinale Gaspare Carpegna e zio del cardinale Alessandro Tanari (v. la voce in questo Dizionario), figlio del fratello Franciotto che fu ambasciatore di Bologna a Roma dal 1691 al 1710 (Berton, 2003; Legati e governatori..., 1994, p. 939). A Roma, Sebastiano fu battezzato nella chiesa di S. Luigi dei francesi da monsignor Pietro Rocci.

Gli studi si svolsero a Bologna, all’Accademia degli Ardenti dei padri somaschi detta anche del Porto. A 18 anni fu mandato a Parigi presso il nunzio Pietro Bargellini, ove rimase due anni. In seguito, il padre gli permise di viaggiare in Inghilterra, Olanda e Germania. A Bologna, il 10 aprile 1671 si laureò in utroque iure; fu aggregato al Collegium Judicum, in Utroque, Utriusque Signaturae Referendarius. Il 21 maggio 1674 vestì l’abito clericale e ricevette la tonsura; chiamato a Roma dallo zio, fu nominato protonotario apostolico partecipante il 26 maggio 1674. Per tre anni fu referendario delle due Segnature, guadagnandosi la stima del papa regnante (Fantuzzi, 1790, p. 71; Legati e governatori..., 1994, p. 939). Intraprese un’intensa attività di diplomatico che lo occupò in diverse posizioni dal 1675 al 1696. Le nunziature seguirono il percorso ecclesiastico e gli incarichi di Curia. Da papa Clemente X, negli ultimi mesi del 1675, fu scelto come internunzio apostolico nelle Fiandre, con residenza a Bruxelles e vi rimase tredici anni.

Fu nominato vescovo il 28 aprile 1687, con il titolo in partibus di arcivescovo di Damasco nella Fenicia seconda e nunzio a Colonia il 30 aprile 1687 (fu dispensato per gli extra tempora poiché fino a quel momento aveva ricevuto solo la tonsura) e fu consacrato vescovo il 13 luglio. A Colonia rimase per circa due anni. Fu nominato il 26 maggio 1690 nunzio apostolico in Portogallo e, in qualità di nunzio straordinario, durante il viaggio, fu incaricato di alcune missioni presso le corti dei re di Francia e di Spagna. Discordanti sono le notizie circa la missione segreta intrapresa presso Giacomo II Stuart, per favorire e sanzionare la conversione al cattolicesimo del sovrano, probabilmente realizzata durante gli anni di Bruxelles (Fantuzzi, 1790, p. 73, menziona l’evento nel periodo della nunziatura in Portogallo dando come data il 1679, quando, secondo altre fonti, Tanari era nelle Fiandre). Dopo alcuni mesi di permanenza a Lisbona, fu nominato vescovo assistente del soglio pontificio il 21 dicembre 1689; infine, fu nominato da Innocenzo XII nunzio presso l’imperatore Leopoldo I a Vienna il 15 marzo 1692 (Fantuzzi, 1790, p. 71; Ritzler - Sefrin, 1952, p. 180; Berton, 2003). Durante la residenza a Vienna, gli fu conferita la porpora cardinalizia.

Creato cardinale prete da Innocenzo XII il 12 dicembre 1695, fu scelto come protettore dell’Ordine premostratense il 22 novembre 1698. Il titolo conferitogli il 21 maggio 1696 fu dei Ss. Quattro Coronati; il 1° aprile 1715 optò per l’ordine dei cardinali vescovi ed ebbe la sede suburbicaria di Frascati, traslò a Ostia e Velletri il 3 marzo 1721 (Ritzler - Sefrin, 1952, p. 19).

Dopo la porpora, ricevette il beneficio della commenda dell’abbazia di Nonantola, che Tanari visitò per tre volte nel corso della sua vita; nel 1715 vi tenne il sinodo diocesano per mezzo del suo vicario; decise la riapertura del seminario e il restauro e abbellimento delle chiese dell’abbazia; fece cospicui doni alle zitelle locali; contribuì alla nuova fabbrica della pieve di Nonantola e della chiesa maggiore, dove fece inserire un’iscrizione commemorativa (Moroni, 1855).

Il 23 aprile 1703 fu nominato legato di Urbino da Clemente XI; la legazione fu prorogata per il triennio successivo il 23 maggio 1705, nuovamente il 27 aprile 1709 e, infine, ottenne una terza proroga il 14 maggio 1712, restando alla legazione per tredici anni circa. Durante la legazione gli fu commessa l’amministrazione della chiesa arcivescovile di Urbino per sei anni (Berton, 2003). Gli fu concessa la carica di decano del Sacro Collegio, che gli fu contesa dai cardinali Vincenzo Maria Orsini e Francesco del Giudice, dopo la decisione del Concistoro. Successivamente ottenne l’episcopato di Ostia e Velletri, con il privilegio del pallium (conferitogli da Innocenzo XIII l’8 giugno 1721) grazie alla sua qualità di decano (ibid.; Fantuzzi, 1790, p. 72). Fu infine deputato protettore della Congregazione belga di Windesheim dei canonici regolari dell’Ordine di s. Agostino il 18 gennaio 1713 (Ritzler - Sefrin, 1952, pp. 19, 41).

Dopo la creazione cardinalizia fu iscritto nelle congregazioni del Concilio, della Consulta, di Propaganda Fide, fu prefetto della congregazione dell’Immunità dal 1716 fino alla morte (Moroni, 1855, p. 238). Pur essendo un diplomatico, seguì nei suoi incarichi di governo pastorale le linee del Concilio di Trento. A Ostia e Velletri accrebbe il seminario, il numero degli alunni e le rendite per il mantenimento. Visitò la diocesi e ne stabilì leggi convenienti al decoro dell’ecclesiastica disciplina (ibid.). Partecipò ai conclavi del 1700, del 1721 e del 1724, che elessero rispettivamente Clemente XI, Innocenzo XIII e Benedetto XIII. Negli ultimi due conclavi fu considerato tra i papabili: in quello del 1721 ebbe il voto del cardinale eletto nella medesima votazione; dovette uscire dal conclave del 1724 prima dell’elezione, il 15 aprile, in seguito a grave malattia.

Morì a Roma il 5 maggio 1724. Fu inumato nella chiesa di S. Maria della Vittoria dei carmelitani scalzi presso le terme di Diocleziano. Il marchese Franciotto ereditò i suoi beni patrimoniali, a profitto di una sostituzione di cui beneficiava il nipote (Berton, 2003). Benedetto XIV fece apporre nell’atrio della sacrestia un’iscrizione e un busto di marmo del cardinale (Forcella, 1877; Fantuzzi, 1790, p. 71; Lettera di Benedetto XIV..., 2011).

Fonti e Bibl.: Informazioni sulla famiglia e i cardinali in Bologna, Biblioteca universitaria, Manoscritti, 4207: L. Montefani Caprara, Delle famiglie bolognesi, LXXIX, cc. 17-18. Nell’Archivio di Stato di Bologna si trova il deposito dell’Archivio della famiglia Tanari (fondo Tanara, 1410-1824) che però non conserva materiale di provenienza del cardinale Sebastiano Antonio o a lui diretto. Giovanni Fantuzzi (1790) menziona l’esistenza di lettere che il cardinale avrebbe inviato alla famiglia negli anni della missione per Giacomo Stuart e altre lettere conservate nell’archivio dei padri dell’Oratorio di Bologna risalenti al periodo della legazione a Urbino, che non sono state trovate.

P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670 (ed. facsimilare Sala Bolognese 1990), pp. 700-702; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VIII, Bologna 1790 (ed. anast. 1965), pp. 71-73; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VII, Roma 1794, pp. 29-31; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, LXXII, Venezia 1855, pp. 237 s.; G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, II, Bologna 1869 (ed. anast., 1980), pp. 11, 170; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma..., IX, Roma 1877, p. 70; G. Guidicini, I Riformatori dello Stato di libertà della città di Bologna dal 1394 al 1797, III, Bologna 1877, p. 59; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Genève 1912, p. 263; E. Cerchiari, Capellani papae et Apostolicae Sedis auditores causarum Sacri Palatii Apostolici, seu Sacra Romana Rota, ab origine ad diem usque 20 septembris 1870. Relatio historica-iuridica, II, Romae 1920, p. 231; T. S. A., in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, VI, Milano 1932, pp. 538-540; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, V, Patavii 1952, pp. 19, 41, 43, 180; Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), a cura di Ch. Weber, Roma 1994, pp. 419, 939; Ch. Berton, Dictionnaire des cardinaux, contenant des notions generales sur le cardinalat, Ann Arbor 2003, col. 1546; Lettere di Benedetto XIV al marchese Paolo Magnani, a cura di P. Prodi - M.T. Fattori, Roma 2011, p. 96.

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