SEDECIA

Enciclopedia Italiana (1936)

SEDECIA (ebraico Ṣidqiyyāh[ū]; i Settanta Σεδεκία[ς]; Volgata Sedecias)

Giuseppe Ricciotti

Ultimo monarca del regno di Giuda, che era sul trono di Gerusalemme quando la città fu conquistata e distrutta da Nabucodonosor.

Era terzo figlio del re Giosia, ed ebbe da principe il nome di Mattania; ma quando nell'anno 597 a. C. Nabucodonosor intervenne in Gerusalemme per sedarvi i tentativi di ribellione contro il suo alto potere, depose e imprigionò il monarca Joachin - che era nipote di Sedecia, e regnava da soli tre mesi - e in suo luogo mise sul trono Mattania cambiandogli il nome in quello di Sedecia.

A questa elezione S. aveva 21 anni, ed era uno spirito fiacco che si lasciava dominare dai partiti di corte: in quell'epoca era potentissimo il partito avverso a Babilonia, nonostante il recente energico intervento del babilonese Nabucodonosor, partito che sperava ottenere una totale indipendenza del regno di Giuda mediante l'aiuto del faraone d'Egitto; esisteva tuttavia anche un partito che sconsigliava la ribellione contro Babilonia, e del quale uno dei più cospicui rappresentanti era il profeta Geremia. Nei primi anni di S. il partito antibabilonese lavorò nascostamente, perché l'Egitto dava poco affidamento e Nabucodonosor vigilava; nel 593, cambiato il faraone, si tenne in Gerusalemme un'adunanza di popoli finitimi al regno di Giuda (cfr. Geremia, XXVII, 3) col probabile scopo di preparare l'insurrezione, ma questa apparve ancora prematura, e S. per dissipare i sospetti di Babilonia fece un viaggio di ossequio colà (Ger., LI, 59). Ma, tornato che fu a Gerusalemme egli ricadde nelle trame del partito di guerra, e nonostante la sua venerazione per Geremia ne trascurò i consigli e andò secondo la corrente. Nel 588, salito sul trono d'Egitto il faraone Hophra, vennero promesse d'aiuto e la rivolta scoppiò. Immediatamente Nabucodonosor intervenne con forte esercito, e invaso senza resistenza il resto del regno di Giuda, alla fine dell'anno strinse d'assedio Gerusalemme, ove si trovavano sia S. sia Geremia. L'assedio durò 18 mesi, e anche in quegli ultimi tempi S. consultò più volte Geremia, ma non ne seguì il consiglio di arrendersi, dominato com'era dai capi del partito antibabilonese. Un esercito egiziano, che risalì dal Delta per portare aiuto agli assediati, dovette ben presto ritirarsi, probabilmente sconfitto; ripreso l'assedio, momentaneamente interrotto, la città fu espugnata nel giugno-luglio del 586. Durante l'espugnazione S. riuscì a fuggire, e s'avviò con alcuni capitani verso Gerico, ma i nemici lo raggiunsero e catturarono. Condotto davanti a Nabucodonosor, costui secondo i feroci usi babilonesi fece uccidere i figli di S. sotto gli occhi di lui, quindi lo accecò e l'inviò incatenato a Babilonia. Colà morì in prigione, e con lui si spense l'ultimo re della dinastia di David.

Bibl.: V. ebrei, XIII, p. 344.