SEGALE

Enciclopedia Italiana (1936)

SEGALE (lat. scient. Secale cereale L.; fr. seigle; sp. centeno; ted. Roggen; ingl. rye)

Fabrizio Cortesi

Pianta Monocotiledone della famiglia Graminacee; è annua o bienne con statura che va da cm. 6,5 a 200; il fusto è eretto nella parte superiore generalmente fittamente peloso; le foglie sono molli, rivestite di un sottile strato di cera che conferisce loro una colorazione bluastra. Le spighe sono abbastanza robuste, lunghe da 5 a 20 cm., tetragone, generalmente semplici senza spighette apicali; l'asse dell'infiorescenza è tenace, più di rado fragile. Le spighette sono generalmente biflore (più di rado hanno tre fiori) e i due fiori monoclini sono strettamente avvicinati fra loro; le glume sono glabre, lanceolato-aristate, 1-nervie; la glumetta inferiore è cigliata sulla carena, acuminato-aristata, 3-nervia, inequilaterale, la superiore è bicarenata smarginata all'apice; le reste sono uguali o più lunghe delle glumette. Il frutto (cariosside) è lungo da 5 a 9 mm. e si stacca facilmente dalle glumette a maturità.

Questa pianta è originaria dell'Asia occidentale e centrale ed è coltivata da tempi remotissimi come mostrano i residui trovati dall'epoca del bronzo.

Si distinguono nella specie un certo numero di varietà e un gran numero di variazioni. Così il Werner nella sua opera sui cereali considera le varietà seguenti: S. cereale var. vulgare con spiga semplice giallognola; S. cereale var. vulpinum con spiga semplice rossastra; S. cereale var. fuscum con spiga semplice bruna; S. cereale var. duplofuscum con spiga semplice brunoscura; S. cereale var. monstrosum con spiga composta.

Altri autori distinguono invece due sottospecie: una annua a culmi alti fino a 2 m. con la rachide della spiga tenace e le reste quasi sempre più lunghe delle glumette (S. cereale typicum), e una perenne a culmi che non raggiungono 1 m. d'altezza, rachide della spiga fragile, reste lunghe circa come le glumette (S. cereale montanum), la quale vive nei luoghi montuosi fra 1000 e 1800 metri nell'Italia meridionale e in Sicilia.

Dal punto di vista agrario si possono considerare le seguenti varietà, sul valore delle quali però non tutti gli autori sono d'accordo: 1. Segale comune detta anche grande, d'inverno, d'autunno, delle Alpi; 2. Segale di marzo, piccola, di primavera o di tre mesi; 3. Segale di S. Giovanni o multicaule, o gigante, o a cespuglio, o di Boemia; 4. Segale di Roma o d'Italia; 5. Segale di Russia o gigante del Tirolo; 6. Segale di montagna; 7. Segale ramosa: questa è una mostruosità della segale comune con l'asse della spiga ramificato.

I chicchi di segale contengono: 13,37% di acqua, 11,19% di sostanze azotate, 1,68% di grasso, 69,36% di sostanze estrattive prive di azoto, 2,16% di fignina, 2,24% di ceneri.

Coltivazione. - La segale è pianta resistente al freddo, quindi si può coltivare più a nord e ad altitudini maggiori del frumento: con le varietà primaverili si può giungere a 68° lat. N. e con quelle invernali a oltre 69° lat. N. In montagna, in condizioni favorevoli, può spingersi fino a 2000 m. s. m., ma in condizioni normali la sua zona è fra i 1300-1500 m. s. m. Si può coltivare anche nei climi caldi, ma qui accestisce poco; inoltre teme le gelate tardive che portano all'aborto dei fiori.

La segale ama terre non molto compatte, fresche, permeabili e dà anche ottimi risultati nelle sabbie silicee, calcaree, vulcaniche, povere, ove si ottengono prodotti irraggiungibili con qualsiasi altra graminacea da granella: però in Italia si riservano alla segale i terreni più scadenti o in posizione più elevata e sottoposti a basse temperature, perché negli altri terreni buoni si preferisce coltivare il grano. La concimazione da usarsi è analoga a quella del frumento, solo occorre tener presente che ha maggior bisogno di potassa. I lavori occorrenti alla coltivazione sono, in fondo, gli stessi che per il frumento.

La segale, per la sua resistenza all'allettamento, per il suo fogliame non folto, per la sua precocità di vegetazione, si presta molto alla consociazione con altre piante e soprattutto con le Leguminose, come il trifoglio incarnato, la veccia e la cicerchia (Lathyrus cicera). Si può coltivare in rotazione biennale dopo la patata o consociata col trifoglio, triennale dopo il frumento o consociata con lupinella, quadriennale dopo il trifoglio e quinquennale dopo la lupinella.

La semina si fa in autunno - ed è preferibile perché determina un forte accestimento delle piante - o in primavera, e questa si limita solo alle zone o alle località con inverni straordinariamente rigidi. A seconda degli scopi della coltura e dell'epoca, la quantità di seme oscilla fra i 150 e i 300 litri per ha.: la semina si pratica a spaglio o a righe.

Nella mietitura si deve aver cura di tagliare le piante molto basse per avere la paglia lunga più che sia possibile. La segale si coltiva o per le granella o per la paglia o per foraggio.

Malattie e cause nemiche. - La più caratteristica è la segale cornuta (v.) prodotta dal fungo Claviceps purpurea Tul., però le cure colturali usate, specie la disinfezione della semente, hanno diminuito in modo tale questa malattia che si ha una vera crisi della droga fornita dagli sclerozî del fungo e usata in farmacia. Il carbone della segale è prodotto dall'Urocystis occulta e si manifesta come strisce nere lungo i culmi, le foglie e le spighe. Anche alcune Puccinia (P. graminis, rubigovera, glumarum e dispersa) attaccano questo cereale producendo le ruggini. Quanto agl'insetti dannosi, sono i medesimi che per il frumento.

Produzione. - La produzione mondiale della segale ha raggiunto nel 1933 i 509 milioni di quintali con una superficie coltivata di oltre 44 milioni di ha. e con un rendimento medio di q. 11,5 per ha. Di questa produzione circa la metà (242 milioni di q.) sono stati prodotti dai territorî d'Europa e d'Asia dell'U. R. S. S. In Italia, sempre nel 1933, si è avuto una superficie coltivata di ha. 114.274 con una produzione di q. 1.711.770. In Europa, oltre alla Russia, paesi di grande produzione della segale sono la Germania (oltre 87 milioni di q.), la Polonia (oltre 70 milioni di q.), la Cecoslovacchia (oltre 20 milioni di q.).