SELEUCO I Nicatore

Enciclopedia Italiana (1936)

SELEUCO I Nicatore (Σέλευκος, Seleucus)

Evaristo Breccia

Figlio di Antioco, uno dei generali di Filippo, e di Laodice. Nacque in Macedonia a Europo o, secondo una meno autorevole tradizione, a Pella verso il 355 a. C. Accompagnò Alessandro in Asia, formandosi alla sua scuola di genialità avventurosa, e cominciò a segnalarsi durante la spedizione verso l'India. Nel 324 sposò Apama figlia del battriano Spitamene. Al momento della morte di Alessandro faceva parte del ristrettissimo numero di guardie speciali del corpo - "somatofilaci" o intimi amici e consiglieri del re - ed aveva un alto comando. Allorché Perdicca ebbe assunto la reggenza, S. fu nominato capo della cavalleria scelta (ἑταῖρι), ma ciò non gl'impedì, nel 321, di trovarsi a capo della congiura che soppresse il reggente. In compenso ebbe da Antipatro l'importantissima satrapia di Babilonia. Fino al 318-17 governò pacificamente la sua provincia guadagnandosi le generali simpatie, ma in tale anno ebbe occasione d'intervenire nella guerra di nuovo scoppiata fra Antigono Monoftalmo ed Eumene per rivalità di dominio nell'Asia Minore. S. parteggiò per Antigono. D'accordo con Pitone, il satrapo della Medi che, scacciatone, s'era rifugiato presso di lui, cercò d impedire, con allagamenti artificiali, l'avanzata d'Eumene, ma non potendo opporgli forze militari adeguate, riuscì ad ottenere che questi evacuasse la Babilonia in cambio del libero transito sul Tigri. Tuttavia S. s'affrettò ad avvertire Antigono dell'avvenuto passaggio. Il buon accordo col potente alleato non durò a lungo. Quando, nel 316, dopo avere sconfitto e ucciso Eumene, Antigono dalla Susiana proseguì verso la Babilonia, S., che aveva ragione di temerne le vendette per i suoi metodi ammmistrativi e l'incerto contegno, pensò bene di rifugiarsi in Egitto presso l'amico Tolemeo, al quale durante tre anni rese utili servigi partecipando alle sue imprese guerresche, al comando sia d'una parte della flotta sia dell'esercito. Perciò Tolemeo, dopo la decisiva vittoria ottenuta nella primavera del 312 a Gaza contro Demetrio Poliorcete o "Assediatore", che dal padre Antigono era stato posto al comando della Siria, gli donò un corpo di 800 fanti e 200 cavalli. Con questo minuscolo esercito S. tentò l'audacissima e pur riuscita conquista della Babilonia, dove fu accolto festosamente (estate 312). Di lì a poco ottenne contro Nicanore, governatore delle alte satrapie in nome di Antigono, una vittoria che gli fruttò il possesso anche della Susiana e della Media. Dal 312 s'inizia l'era seleucidica. Fin da allora le popolazioni asiatiche cominciarono a salutare il loro satrapo col titolo di re, titolo affermante una sovranità territoriale, e che, a imitazione di Antigono, Tolemeo, Cassandro, Lisimaco e S. stesso assunsero anche di fronte ai Greci nel 306. Tra il 306 e il 302 S. operò in Oriente conquistando la Battriana; stava penetrando nelle provincie indiane, quando le notizie pervenutegli sugli avvenimenti che si svolgevano nell'Asia Minore e in Grecia lo consigliarono al ritorno per portare soccorso a Lisimaco re di Tracia. Difatti il re di Siria partecipò, insieme con Cassandro e Tolemeo, a una coalizione contro Antigono diventato minacciosamente potente per la vittoria ottenuta dal figlio Demetrio a Salamina. L'esito della battaglia d'Ipso (301), in cui Antigono perdette trono e vita, fu dovuto in non piccola parte all'azione svolta da S., il quale ricevette quasi l'intero territorio fino al Tauro, meno la Frigia che, attribuita a Lisimaco, divenne peraltro germe di nuovi conflitti.

Anche la Siria meridionale, che S. trovò occupata da guarnigioni tolemaiche, divenne il pomo della discordia coi Lagidi, sebbene per il momento lo status quo non venisse alterato. Le nuove conquiste occidentali assunsero grande importanza nell'organismo del regno, determinando il trasferimento della capitale da Seleucia sul Tigri alla nuova fondazione di Antiochia sull'Oronte. Poiché Lisimaco e Tolemeo s'erano intanto accordati ai suoi danni, il re di Siria, per sfuggire all'isolamento, si alleò con Demetrio di cui, ripudiando Apama, sposò la figlia Stratonice. In questo tumultuoso periodo alleanze e inimicizie mutavano ad ogni istante. Assai presto S. si trovò alleato di Lisimaco e di Tolemeo contro il suocero, riuscendo ad occupare senza colpo ferire la Cilicia (294). Fu probabilmente nell'occasione di questa ostilità che S. si separò da Stratonice cedendola in isposa al proprio figlio maggiore Antioco, da lui associato nello stesso tempo al potere come governatore delle alte satrapie. Nel 288 il re di Siria prese parte a una nuova coalizione contro Demetrio passato in Asia e lo costrinse infine alla resa (v. demetrio poliorcete). Un tale risultato avrebbe dovuto rafforzare i legami tra il re di Siria e Lisimaco, ma le relazioni fra i due, sebbene in apparenza amichevoli, erano molto tese e S. spiava l'occasione d'una rottura. L'occasione non tardò a presentarsi. Quando la vedova di Agatocle, l'erede al trono di Tracia fatto uccidere dal proprio padre ad istigazione della giovane ambiziosissima matrigna Arsinoe, si rifugiò alla corte di Siria, S. s'atteggiò a vendicatore e iniziò le ostilità. Avanzò senza ostacoli, ingrossando anzi l'esercito con gli accorrenti fautori di Agatocle, fino a Sardi che occupò con estrema facilità. La battaglia decisiva avvenne a Curopedio (281) e Lisimaco vi trovò la morte. Una smisurata ambizione divampò allora nell'animo del vincitore: impadronirsi della Macedonia e della Tracia ricostituendo così, con l'annessione di queste due regioni che ne erano state il cuore e il centro, quasi l'intero impero di Alessandro. S., che da 50 anni era lontano dalla terra nativa, alla fine del 281 passò l'Ellesponto. Ma la vedova d'Agatocle, che vedeva così tradite tutte le sue speranze, incitò, seppure d'incitamento vi fu bisogno, il fratello Tolomeo Cerauno, il quale si riteneva anch'egli deluso nella promessa di aiuti per far valere i suoi diritti al trono d'Egitto: S. aveva appena posto piede in Lisimachia quando cadde vittima di pugnale assassino. Il cadavere fu da Antioco Sotere sepolto a Seleucia sul mare.

Bibl.: v. seleucidi.

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