Prokof´ev, Sergej Sergeevič

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Musicista russo (Soncovka, Ekaterinoslav, 1891 - Mosca 1953). Figura di primo piano del modernismo musicale novecentesco, P. affiancò alla carriera internazionale di pianista quella di compositore, con una ricca produzione che abbraccia ogni genere musicale. Versatile ed eclettico, assimilò in una sintesi originale le conquiste della musica europea e lo spirito della tradizione russa.

Vita e opere

Dopo i primi studi privati, completò la sua formazione al conservatorio di San Pietroburgo, dove conseguì, nonostante l'atteggiamento ribelle verso ogni accademismo, i diplomi di composizione, direzione d'orchestra e pianoforte. Studiò con S. Taneev e R. M. Glier, poi con A. K. Ljadov, I. I. Withol e N. Rimskij-Korsakov la composizione, con A. N. Esipova il pianoforte. Gli studi condotti nell'ambito della tradizione russa si innestarono sull'interesse per la musica occidentale d'avanguardia, che si diffondeva in quegli anni a San Pietroburgo grazie alle serate ideate dal coreografo S.P. Djagilev. P. ebbe così modo di ascoltare le musiche di E. Grieg, R. Wagner, R. Strauss, C. Debussy e M. Reger. Nel 1910 vinse col suo 1º concerto per pianoforte e orchestra op. 10 il premio Rubinstein; dal 1918 in poi viaggiò quale concertista in America, Inghilterra, Francia. Dal 1918 al 1921 P. fu negli Stati Uniti, dove ottenne trionfali successi come pianista, ma anche aspre critiche per l'accentuato modernismo della sua musica. Tornato nell'URSS nel 1936, aderì all'ideologia socialista, fu per vari anni direttore del conservatorio musicale di Mosca e nel 1944 ebbe il premio Stalin. Ottenne riconoscimenti ufficiali dalle autorità del regime, ma anche accuse e fu costretto a una pubblica autocritica e alla composizione di lavori di circostanza. Compose molte musiche, di tendenze moderne ma di stile piuttosto mutevole ed eclettico. Va precisato però che l'eclettismo di P. si manifesta non tanto nel tessuto stesso, nell'interno di una determinata composizione, ma piuttosto nelle diversità stilistiche ravvisabili tra composizioni diverse, talvolta anche tra lavori contemporanei o quasi, rendendo arduo parlare di una evoluzione, continua almeno, nel suo linguaggio musicale. Sue corde principali furono: quella dell'arcano mondo «barbarico» che si infuoca, per esempio nella Suite sciita (1914), opera che tiene testa allo Stravinskij della Sagra della Primavera; quella del fiabesco ora caricaturale ora poetico (opera l'Amore delle tre melarance, 1919; Pierino e il lupo, 1936); quella dell'energico impeto diretto da lucida imperiosa volontà (5 concerti per pianoforte e orchestra, celebre soprattutto il 3º; balletto Pas d'acier, 1927). Altre felici "poesie musicali" di P. vanno peraltro considerate la Sinfonia classica (1917), i balletti Chout (1914) e Le fils prodigue (1929), il Quintetto op. 30 (1925). P. scrisse inoltre le opere Il giocatore (1916), L'angelo di fuoco (1928), Guerra e pace (1942), i fortunati balletti Romeo e Giulietta (1938) e Cenerentola (1945), musiche di scena e per film (tra cui quelle per Aleksandr Nevskij e Ivan Groznyj di Ejzenštejn), altre sei sinfonie, concerti per violino e pagine pianistiche e da camera.

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