SESKLO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

SESKLO

L. Guerrini

Stanziamento preistorico della Tessaglia sud-orientale, situato a N-O di Volo, su una piccola altura chiamata Kastraki. La località, scavata per la prima volta nel 1901-2 dallo Tzountas, ha rivelato una tra le testimonianze più antiche della cultura di periodo neolitico in territorio greco.

Al primo periodo neolitico (corrispondente alla fine dell'Antico Neolitico-inizio Medio Neolitico), precedente cioè la vita documentata a Dimini (v.) è databile la caratteristica ceramica che prende il nome dal luogo di trovamento ("ceramica di Sesklo"), dipinta o interamente di colore rosso, o con motivi lineari e a zig zag (bande e linee parallele; non appaiono motivi nè di meandro nè di spirale) in rosso sul fondo bianco-chiaro o viceversa. Questa, per molto tempo ritenuta la più antica cultura della regione tessala, è stata invero preceduta da una facies culturale, presente ad esempio nella località di Otzaki-Magoula, nei dintorni di Larissa, con ceramica impressa a crudo (motivi di punti, di brevi linee; non mancano però anche motivi cardiali), affine alla più antica fase della cultura di Starćevo (v. e cfr. anche Danubiana, civiltà). A questa prima facies è stata data la denominazione di pre-Sesklo, o meglio proto-Sesklo (Schachermeyr). L'esistenza di S., documentata dalla ceramica, perdura sino al Medio Elladico, per la presenza di vasi minî e decorati a Mattmalerei.

Riguardo all'architettura, rimangono del primo periodo neolitico resti di fortificazioni, analoghe alla cinta di mura di Dimini, e case, serrantisi confusamente le une alle altre senza alcuna disposizione urbanistica, per lo più a pianta rettangolare, interamente costruite di fango e frasche (il tetto era probabilmente a spioventi) o con un basso muro di pietra. Solo nel secondo periodo (Thessaly II o "di Dimini") è attestata una casa del tipo a mègaron, composta con tutta probabilità (la pianta non ci è pervenuta integra; la ricostruzione si basa per analogia sul mègaron di Dimmi) di un portico retto da due colonne, di un vano all'incirca quadrato con colonne per reggere il tetto e focolare, e di un secondo ambiente rettangolare sul fondo. Il mègaron di S. presenta un successivo ampliamento, nella parte terminale: le si addossa infatti, con orientazione perpendicolare, una seconda casa, di dimensioni minori, pur'essa a forma di mègaron. Per tutta la durata dell'esistenza di S., numerosi sono anche i trovamenti di piccole figurette in pietra o terracotta, per lo più riproducenti la divinità (?) femminile, steatopigia, stante o seduta.

Bibl.: Chr. Tzountas, Αἱ προϊστορικαὶ ᾿Ακροπόλεις Διμνίου καὶ Σέσκλου, Atene 1908; A. J. B. Wace-M. S. Thompson, Prehistoric Thessaly, Cambridge 1912; H. D. Hansen, Early Civilization in Thessaly, Baltimora 1933; S. S. Weinberg, Aegean Chronology: Neolithic Period and Early Bronze Age, in Amer. Journ. Arch., LI, 1947, p. 169 ss. (tavola cronologica a p. 181); Fr. Schachermeyr, Dimini und die Bandkeramik, in Prähistorische Forschungen, IV, 1954; id., Die ältesten Kulturen Griechenlands, Stoccarda 1955 (le forme più comuni sono riprodtte a fig. 15, p. 88); V. Gordon Childe, The Dawn of European Civilization, Londra 1957, p. 58 ss.; Bull. Corr. Hell., LXXXII, 1958, p. 753. Per la facies precedente Sesklo: K. Grundmann, in Ath. Mitt., LVII, 1932, p. 102 ss., tav. XX; V. Milojčić, Vorbericht über die Versuchsgrabung an der Otzaki-Magula bei Larisa, in Jahrbuch (Arch. Anz.), LXIX, 1954, c. 1-23; id., in Arch. Deltion, XVI, 1960 (1962), p. 189 ss.; L. Bernabò-Brea, Gli scavi nella Caverna delle Arene Candide, Parte ia, v. II, Bordighera 1956, p. 192 s.