SESSA AURUNCA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

SESSA AURUNCA (Suessa Aurunca) (v. vol. vii, pag. 548)

N. Valenza

Cittadina della Campania nel cui territorio le prime testimonianze di vita risalgono alla fine dell'VIII sec. a. C.; alcune tombe infatti, trovate a S della città, nei pressi del ponte Ronaco, hanno restituito ceramica di impasto dipinta e buccheroide che risale appunto a questa epoca. Sono mancati finora scavi regolari, e solo poco è stato pubblicato. La città si estendeva ad un dipresso sullo stesso posto dove si erge ora la città moderna.

È ancora visibile parte della cinta muraria nella quale si possono distinguere due fasi di costruzione. La prima, in opera isodomica a grossi blocchi di tufo, è della seconda metà del IV sec. a. C., e risale o all'opera di fortificazione degli Aurunci nel 337, oppure, al più tardi, all'insediamento della colonia romana nel 313 a. C.; altri tratti, in opus reticulatum, sono da riportare al I sec. a. C. L'impianto urbanistico, che presumibilmente risale alla stessa epoca della prima fase delle mura è ancora riconoscibile nella zona N, la più alta, della città. Il cardo maximus era costituito dall'attuale corso Lucilio che, al centro della città, dove doveva presumibilmente essere il Foro, cambiava leggermente direzione. Sono ancora riconoscibili numerosi decumani perpendicolari, che a N formano tuttora un sistema per strigas.

Notevoli sono i resti di un criptoportico a due navate, che risale alla tarda età repubblicana. Esso occupa una terrazza a occidente del Foro; ha una pianta a H, con il braccio settentrionale, più lungo, appoggiato alla collina; misura m 75,90, mentre i bracci laterali si allungano per m 40,70 circa. Le mura hanno il paramento in opus incertum, mentre i pilastri centrali e gli archi sono formati da blocchi squadrati di trachite vulcanica. Gli ambienti prendevano luce da finestre strombate che si aprono ad intervalli regolari nelle pareti rivolte verso l'area centrale. Esso era completamente rivestito di stucco. Le pareti, scompartite da paraste con capitelli a due volute a S con palmette contornate al centro, presentano dei riquadri dai contorni incisi, divisi da fasce. In alcuni punti si conservano ancora tracce di pittura.

L'edificio è addossato ad E a sostruzioni precedenti in blocchi di tufo, ampliate in opus quasi reticulatum durante l'età sillana. Un muro a blocchi, con rifacimenti sillani e munito di contrafforti in età imperiale, che doveva servire sia da fortificazione, sia da terrazzamento, divide l'area racchiusa dal criptoportico, dal teatro, che si estendeva più in basso. Di quest'ultimo, di età augustea, sono in luce notevoli avanzi della cavea, in massima parte costruita. La summa cavea è sostenuta da uno stretto ambulacro; la media cavea poggia su un ambulacro a due navate, che ricorda l'analoga disposizione del teatro di Minturno; la parte più bassa poggiava su ambienti disposti radialmente. Resti di un sacello sono conservati al centro della summa cavea. I muri originali sono in opus reticulatum, mentre i fornici sono in blocchi di calcare uniti senza malta. La parete esterna della summa cavea fu rifatta alla fine del I - inizî del II sec. d. C., con archi di scarico in bipedali. Ben conservata la strada in opus spicatum, che contornava la summa cavea.

Dell'anfiteatro, risalente ad età tardo-repubblicana, che si trovava ad E della città, restano solo le strutture del muro di sostruzione, in opus incertum. Dalle immediate vicinanze viene una statua colossale di Sileno, di età severiana, che doveva appartenere ad un edificio pubblico.

Sul lato N di piazza Tiberio Massimo, dove si presuppone fosse il Foro, restano avanzi di un edificio costruito in laterizio: si tratta di un complesso a due piani, di cui quello inferiore, probabilmente sotterraneo, è costituito da due ambienti rettangolari, antistanti ad uno a pianta triloba. Dell'elevato è conservato a destra, all'angolo di corso Lucilio, un nucleo angolare che presenta nella parte interna una nicchia semicircolare; a sinistra, perfettamente conservato, è un ambiente rettangolare, con vòlta a botte, da cui si accede al piano sottostante attraverso dei gradini. Da questo edificio si prolunga verso O un muro in laterizio, che doveva servire in parte da terrazzamento, con dei cunicoli per cui è da supporre che, almeno una parte di tale complesso, fungesse da fontana monumentale.

Sul lato O dell'arce, incorporate nel Castello, sono delle sostruzioni con arcate su paraste, appartenenti a due fasi differenti: la più antica a tufelli, la più recente in opera listata, con uso frequente di bipedali, risalente al II sec. d. C.

Nella parte alta della città sono degli avanzi, incorporati in costruzioni recenti, di un altro edificio pubblico, presumibilmente termale, con mura in laterizio e in reticolato, con vòlta a botte e a crociera. Notevoli, tra i molti pezzi riutilizzati, alcuni frammenti in marmo di trabeazione con maschere e tralci animati provenienti evidentemente da un unico edificio di età severiana che decorano ora la facciata del Duomo.

A 2 km circa dalla città, la strada che andava verso Sinuessa, con un basolato in alcuni punti ancor oggi ben conservato, traversa un ponte in laterizio, con uso di bipedali negli archi e opera reticolata nei muri di sostegno. Esso, su dodici arcate, è l'unico ponte romano importante che oggi resta in Campania; può risalire alla fine del I - inizî del II sec. d. C. Sul tratto iniziale di questa strada, come su quella che, verso oriente, andava verso Teano, sono conservati avanzi di edifici sepolcrali di età romana. Questa ultima strada faceva parte di una variante dell'Appia, che attraverso Suessa, Teanum ed Allifae, univa Minturnum a Beneventum.

Nel territorio, sul monte Cortinella,Roccamonfina, sono conservati notevoli avanzi di un muro di terrazzamento e di recinzione in opera poligonale, con rampe di accesso, probabilmente non posteriori alle guerre sannitiche.

Bibl.: L. Sacco, Antichissima Sessa, Napoli 1640; T. De Masi, Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi e delle loro principali città Aurunca e Sessa, Napoli 1761, 1771; Annali dell'Istituto Archeologico, 1839, p. 199; F. Verrengia, in Rivista indo-greco-italica, IV, 1920, pp. 101 ss.; G. Tommasino, La dominazione degli Aurunci in Campania: Suessa Aurunca e i suoi avanzi archeologici, S. Maria Capua Vetere 1925; Philipp, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 584; G. Carettoni, in Not. Sc., 1943, pp. 134-137; A. Maiuri, in Rend. Acc. Arch. Napoli, XXXVI, 1961, pp. 55-62; K. Noehles, Zur Wiederverwendung antiken Spolienmaterials an der Kathedrale von Sessa A., in Festschrift für M. Wegner, Münster (Westf.) 1962, p. 90 ss.