Shock

Dizionario di Medicina (2010)

shock


Sindrome a insorgenza acuta ed evoluzione più o meno drammatica, indotta da cause molteplici e di grave entità, caratterizzata da complessi disturbi della dinamica circolatoria, compromissione delle funzioni vitali, turbe metaboliche, neurovegetative e del sensorio: s. traumatico, da ustioni, operatorio, emorragico, tossinfettivo, anafilattico, ecc.

Le condizioni che inducono shock

Le cause dello s. sono molteplici: emorragie profuse, grandi eventi traumatici, perforazioni intestinali con versamento del contenuto nella cavità peritoneale, ustioni molto estese, interventi chirurgici di lunga durata, parti laboriosi, gravi tossinfezioni, crisi anafilattiche, folgorazione, ecc. Una concezione unitaria del meccanismo patogenetico dei vari tipi di s. può essere problematica anche per il persistere di alcuni dubbi interpretativi che vertono sulla successione dei fenomeni più salienti e caratteristici del quadro morboso e in particolare sull’alterata regolazione del tono dei capillari e dei precapillari, che è alla base dello scompenso emodinamico e quindi dell’insufficiente irrorazione sanguigna dei tessuti. La reazione dell’organismo di fronte alla causa morbigena responsabile dello s. di solito si traduce, in una prima fase, in una massiccia liberazione di catecolammine (adrenalina, noradrenalina) e quindi in una vasocostrizione che si estrinseca prevalentemente a livello delle metarteriole: evento, questo, che, dapprima circoscritto a determinati distretti (area splancnica, cute), tende poi a generalizzarsi, compromettendo la circolazione capillare (a causa dell’ostacolato afflusso sanguigno) e inducendo scarsa ossigenazione dei tessuti (ipossia), turbe metaboliche, irreversibili alterazioni cellulari fino alla completa citolisi.

Alterazioni del circolo ematico

Le turbe emodinamiche che coinvolgono il sistema capillare comportano una riduzione del circolo refluo venoso, una diminuzione della portata cardiaca e una riduzione della massa sanguigna circolante (ipovolemia). Questa triplice forma di insufficienza cardiocircolatoria acuta (insufficienza cardiaca, insufficienza vascolare, insufficienza volemica) è aggravata dalla sofferenza intrinseca del miocardio, le cui fibre sono alterate dall’ipossia e dall’acidosi metabolica. L’aggravamento di quest’ultima tende poi a inattivare l’eccesso di catecolammine e a risolvere lo spasmo a livello delle metarteriole. Tale evento, tuttavia, non consente (a meno che non vengano attuate tempestive e ben calibrate misure terapeutiche) il ripristino dell’afflusso di sangue nei capillari, essendo il loro tono gravemente compromesso sia dalla sofferenza degli endoteli, sia dal passaggio in circolo di altre sostanze vasoattive, liberate dalle cellule lesionate o distrutte: serotonina, istamina e corpi istamino-simili, bradichinina e altri polipeptidi ad azione vasodilatatrice. Si passa così dalla fase vasocostrittiva dello s. alla sua fase atonica, in cui predominano la vasodilatazione, l’aumentata permeabilità dei capillari, la trasudazione di plasma dal lume di questi ultimi negli attigui spazi intercellulari, l’ispissatio sanguinis, l’ulteriore diminuzione della massa sanguigna circolante, l’ipotensione arteriosa, l’aggravamento della funzionalità renale, respiratoria, cerebrale, e di altri organi e apparati.

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Sintomi e terapia

La sintomatologia è drammatica (pallore, polso piccolo e frequente, ipotermia, ipotonia muscolare, torpore psichico, oliguria o addirittura anuria, ecc.) e può coinvolgere la maggior parte delle funzioni, compresa la coagulazione (in uno stadio avanzato si possono osservare sia fenomeni tromboembolici sia emorragici). A seconda della causa scatenante, della gravità della situazione clinica e della fase evolutiva della sindrome, tutti i vari tipi di s. richiedono provvedimenti terapeutici particolari, oltre a una complessa serie di interventi volti a contrastare le componenti patogenetiche sopra menzionate (dall’ipovolemia all’acidosi metabolica, alle alterazioni del tono dei capillari, ecc.). Pertanto lo s. richiede il trattamento in un reparto di terapia intensiva.

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