SICIONE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

Vedi SICIONE dell'anno: 1966 - 1997

SICIONE (v. vol. vii, p. 276)

G. Napolitano

Scavi recenti hanno interessato principalmente la zona della città ellenistica, mentre studi particolari hanno ripreso in esame vecchi ritrovamenti (mosaici a ciottoli). Alcuni interventi di emergenza nel 1965-66, nel corso dei lavori per l'autostrada tra Corinto e Patrasso, hanno confermato che la S. arcaica e classica era ubicata nella piana costiera, oggi intensamente coltivata. Essa si estendaeva per ima lunghezza di c.a 3 km, in prossimità delle località denominate Kokkinia, Marmara, Kolona, Chtiri; i dati archeologici hanno confermato la teoria di Pharaklas sull'esistenza di una serie di piccoli abitati (synoikismòi).

K. Votsis ha scavato la prima necropoli pianificata della città di S., in uso dal V-IV sec. a.C. fino all'età romana; situata a S dell'Asopos, presso Chtiri, essa definirebbe il limite dell'abitato. A 300-400 m dalla necropoli, nel sito denominato Kokkinia, nella piana a S dell'Asopos, è stato rinvenuto il pavimento di un andròn ornato di un mosaico a ciottoli, probabilmente, parte di una ricca e grande casa. È del tipo già noto a Olinto, con uno o più cerchi iscritti in un quadrato; attorno all'emblema centrale, un gorgòneion, vi sono un anello di serpenti e una zona a palmette e fiori di loto, e quattro animali negli angoli di risulta. Sulla soglia dell’andròn, anch'essa in mosaico, è raffigurata una tavola sulla quale sono poggiati cinque vasi: il mosaico è datato da Salzmann alla fine del V-inizì del IV sec. a.C. Altre pavimentazioni a mosaico di ciottoli, oltre che a Kokkinia, sono state rinvenute anche in un sito a O dell'Asopos, nella piana costiera vicino all'autostrada Corinto-Patrasso. In precedenza si conoscevano frammenti relativi a mosaici ritrovati fortuitamente, sempre nella piana di Vassilikon, come oggi viene chiamata l'area su cui sorgeva la città arcaica e classica. Alcuni di questi frammenti sono stati ricostruiti da Salzmann in un mosaico con un tondo centrale a fiorone e una zona a palmette e fiori di loto, contenuti in un riquadro a fregio con animali, per il quale egli propone, come anche per altri mosaici di S., una datazione al secondo terzo del IV sec. a.C. In generale, il nucleo dei mosaici a ciottoli di S. è stato studiato nel tentativo di ricostruire una storia e un'evoluzione della documentazione musiva che, secondo recenti ipotesi, andrebbe più opportunamente esaminata come parte della storia del più vasto patrimonio decorativo comune all'architettura, alla pittura parietale, alla ceramica e anche alle stoffe.

Per alcuni, tali mosaici sarebbero la prova dell'esistenza di una scuola a S., originale e indipendente rispetto a quella della Grecia del Nord (Olinto, Pella), ma in rapporto con la produzione musiva di Corinto e Atene. Per quanto riguarda la città ellenistica, il teatro scavato alla fine del secolo scorso dall'American School of Classical Studies è stato oggetto di nuovi interventi nel 1984; in un saggio effettuato nel cuneo centrale inferiore della cavea sono venuti alla luce sei nuovi ordini di posti che vanno ad aggiungersi ai tre già scoperti dagli americani. Un saggio effettuato a monte del precedente non ha rivelato l'esistenza di sedili.

Uno studio recente ha analizzato i muri di sostegno della terminazione N-E dello stadio. Questi tre grandi muri, necessari sia per prolungare lo stadio lungo il suo asse, sia per contenere il terreno, presentano una singolare forma arcuata: la superficie convessa a contatto col terreno, quella concava libera nell'aria, in modo da aumentare la loro solidità e resistenza. Tale forma arcuata non tratta dall'esperienza di altre costruzioni precedenti, ma sembra essere un'originale soluzione matematica dell'architetto dello stadio.

L'altro intervento effettuato nel 1984 è stato dedicato alla ripulitura del lato Ν del tempio scavato da Orlandos, e da lui identificato come Tempio di Artemide Limnàia, nella supposta area dell'agorà ellenistica e romana di S.; Roux lo identificò invece come l'arcaico Tempio di Apollo, rifatto in età ellenistica da Pythokles. Nei nuovi saggi sono stati distinti chiaramente i muri di due templi sovrapposti: quelli della fase arcaica sono in grandi blocchi di pòros, mentre quelli del tempio ellenistico sono di spessore sensibilmente minore. Frammenti di decorazioni architettoniche in terracotta, sezioni di colonne e capitelli - cinque dei quali, tufacei, attribuibili al tempio dorico-ellenistico - sono stati utilizzati nella costruzione di un edificio paleocristiano sullo stesso sito del tempio, dopo la demolizione di questo da parte dei seguaci del nuovo culto. Frammenti di tegole e sime sono databili alla fine del IV sec. a.C.: le tegole sono simili a quelle della reggia di Verghina, mentre identiche sime provengono dalla stoà meridionale di Corinto e dal Leonidàion di Olimpia. A NE del tempio è stata trovata anche una struttura, forse un altare, di buona fattura, databile alla metà del V sec. a.C.

Si è rinvenuta anche la mano sinistra di una statua maschile in marmo pentelico del I sec. d.C., che regge una phiàle a omphalòs (forse un dio o un sacerdote in atto di compiere libagioni). L'altezza complessiva della statua è stata ipotizzata tra i 3,5 e i 4 metri.

Bibl.: In generale: S. Charitonides, Σικυωv, in ADelt, XXI, 1966, B', p. 124; K. Krystalli, Σικυωv, ibid., XXI, 1967, B', pp. 164-166; Α. Κ. Orlandos, Συµπληρωματιkη ηρευvα εις τηv ϐαϭιλικηv της Σικυωvος, in Αρχειον των Βυζαντινων μνημειων της Ελλαδος, XI, 1969, pp. 148-176; Ν. Pharaklas, Σικυωvια (Ancient Greek Cities, 8), Atene 1971; A. Griffin, Sikyon, Oxford 1982; K. Krystalli Votsis,Αvαϭκαφη Σικυωvος, in Prakt, 1984, pp. 241-243, tav. CXLVII; 1987 (1991), pp. 66-68, tavv. LIII-LVII; 1988, pp. 30-31, tavv. XXIII-XXIV.

Mosaici: K. Votsis, Nouvelle mosaïque de Sicyone, in BCH, C, 1976, pp. 575-588; M. Robertson, Early Greek Mosaic, in B. Barr-Shazzar (ed.), Macedonia and Greece in Late Classical and Early Hellenistic Times, Washington 1982, p. 241 ss.; D. Salzmann, Untersuchungen zu den antiken Kieselmosaiken von den Anfängen bis zum Beginn der Tesserạtechnik, Berlino 1982, pp. 111-113, nn. 116-122; I. Baldassarre, Pittura parietale e mosaico pavimentale dal IV al II sec. a.C., in Ricerche di pittura ellenistica (Quaderni dei Dialoghi di Archeologia, 1), Roma 1985, pp. 203-214; ead., La decorazione pavimentale: le tipologie più antiche e la introduzione del tessellato, in Atti del I Colloquio dell'Associazione italiana per lo studio e la conservazione del mosaico, Ravenna 1994, pp. 435-450.

Stadio: N. D. Pierros, Τα τοξωτά αναλημματα του σταδιου της Σικυωνος, in Πρακτικα του Γ' Διεθνους συνεδριου πελοποννησιακων σπουδων, Καλαματα, 1985, II, Atene 1987-1988, pp. 337-345.

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