Signor Bonaventura

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Signor Bonaventura

Alfredo Castelli

Un felice sfortunato

Creato nel 1917 da Sergio Tofano, il Signor Bonaventura è uno dei personaggi più eleganti e amabili del fumetto italiano: lungo lungo e un po’ maldestro, incappa sempre in qualche disavventura e si ritrova con un milione in mano. Il personaggio del Signor Bonaventura fu uno dei protagonisti della grande rivoluzione giornalistica operata dal Corriere dei piccoli

Un giornalino rivoluzionario

Nel 1908 uscì il Corriere dei piccoli, un giornale, per l’epoca, addirittura rivoluzionario. Fino a quel momento la maggior parte dei periodici destinati all’infanzia (giornali per ragazzi) aveva dedicato uno spazio limitato alle illustrazioni; il Corriere dei piccoli, invece, ospitava ben quattro storie in sequenza, e per di più a colori. Nel primo numero comparvero due personaggi del fumetto americano: un bambino terribile chiamato Buster Brown (ribattezzato Mimmo) e un bizzarro vagabondo chiamato Happy Hooligan (ribattezzato Fortunello). Negli Stati Uniti Buster e Happy parlavano per mezzo di nuvolette (balloons), ma Silvio Spaventa Filippi, direttore del settimanale, pensò che quella formula non sarebbe stata apprezzata dai genitori; così fece ritoccare le tavole, e i balloons furono sostituiti da brevi strofe sotto le vignette.

Altre vignette sono rimaste celebri per le loro strofe: una di queste è «Qui comincia la sventura del Signor Bonaventura», con la quale si aprivano le vicende interpretate dal Signor Bonaventura, personaggio tuttora amatissimo, inventato nel 1917 dall’illustratore Sergio Tofano, noto con lo pseudonimo di Sto.

Un personaggio fortunato

Bonaventura era un individuo lungo lungo in pantaloni bianchi e redingote rossa (la redingote è una specie di soprabito aderente ai fianchi e svasato in vita, ed era già allora passato di moda) a cui capitavano – come si intuisce leggendo la strofa riportata sopra – le più terribili sfortune. Poi, per qualche complicato scherzo del destino, la sfortuna si trasformava in fortuna (se, per esempio, gli si staccava una ruota dell’auto, la gomma finiva in un fiume e serviva come salvagente a qualcuno in procinto di annegare), e il nostro eroe veniva lautamente compensato dai suoi beneficiati, i quali, a quanto pare, erano tutti molto generosi. Alla fine di ogni storia, infatti, Bonaventura riceveva un milione, cifra rispettabile anche nelle vecchie lire, e assolutamente enorme per quell’epoca. In tempi più recenti la cifra è stata portata a un miliardo; se il Signor Bonaventura esistesse anche ai nostri oggi, un milione sarebbe ancora sufficiente: naturalmente un milione di euro!

Fumetti e teatro

Sergio Tofano, l’inventore di Bonaventura, non era solo un raffinato disegnatore, ma anche attore, regista, scenografo, commediografo e costumista. Aveva esordito in teatro nel 1909 con il grande attore Ermete Novelli, e aveva tra l’altro interpretato più volte il personaggio da lui creato per i fumetti. Elegante sulla scena come nei suoi disegni, dal 1953 fu insegnante all’Accademia di arte drammatica Silvio d’Amico; la televisione lo rese ancor più famoso: infatti partecipò a numerosissimi sceneggiati. Sergio Tofano non fu il solo fumettista a dedicarsi alla recitazione: all’inizio del secolo scorso era comune che i suoi colleghi americani si esibissero sul palco del varietà, sia disegnando i loro personaggi, sia in qualità di attori. Negli Stati Uniti gli spettacoli teatrali ispirati a personaggi dei fumetti costituivano un vero e proprio genere, denominato Cartoon Comedy.

Del resto, il fumetto del tardo 19° secolo aveva attinto molti spunti dal teatro, sia da quello comico, a cui si erano ispirati molti personaggi umoristici, sia dal melodramma, a cui si rifacevano le prime serie con componenti avventurose. Al teatro si deve anche il taglio delle inquadrature delle prime serie a quadretti: i personaggi si muovevano all’interno delle vignette sempre ripresi a figura intera dalla stessa distanza come se i quadretti fossero un boccascena e, sempre come a teatro, parlavano girati verso il pubblico. Occorsero parecchi anni prima che fossero introdotti il ‘primo piano americano’, cioè la figura inquadrata dal ginocchio in su e, soprattutto, la caratteristica nuvoletta a bolle da cui si comprende che un personaggio sta pensando e non parlando.

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