Episcòpio, Simone

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Nome italianizzato (lat. Episcopius) di Simon Bishop o Biscop (Amsterdam 1583 - ivi 1643). Figura dominante dell'arminianesimo. Magister artium a Leida (1606), vi studiò anche teologia con F. Gomar e J. Arminius, del quale ultimo divenne presto seguace. Dopo la morte del maestro fuggì a Bleiswijk; nel 1610 era però in testa ai firmatarî della Rimostranza, l'anno dopo (conferenza dell'Aia) era riconosciuto capo degli arminiani, e nel 1612 succedeva a Gomar nella cattedra di Leida. Dopo la condanna del sinodo di Dordrecht (1619), dov'egli aveva oppugnato il dogma dell'assoluta predestinazione e sollecitato reciproca tolleranza, si rifugiò ad Anversa, e vi scrisse la Confessio, dichiarazione di fede arminiana; si recò poi in Francia. Tornò a Rotterdam solo nel 1626, a predicare; dal 1632 fu superiore del seminario dei predicatori di Amsterdam. Sono di questi anni le sue opere più importanti, la bella e vigorosa Apologia pro Confessione e la successiva Responsio contro alcuni teologi di Leida in difesa della teologia rimostrante: in queste, come nelle Institutiones incompiute, E. insiste sul carattere etico-pratico della teologia e del dogma, polemizzando contro l'intellettualismo della sofistica predestinazionista e contrapponendogli un concetto di fede che fa perno sull'adesione religiosa del sentimento e del volere.

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