SIONISMO

Enciclopedia Italiana (1936)

SIONISMO

Elia S. Artom

. Definizione e caratteri generali. - Si designa con questo nome il movimento moderno tendente alla costituzione in Palestina di una sede nazionale ebraica, per dare modo a quegli Ebrei che non si sono assimilati e che non vogliono o non possono assimilarsi alle popolazioni in mezzo a cui vivono, di riprendere la loro esistenza di popolo indipendente. La parola sionismo, usata per la prima volta in tale senso dallo scrittore N. Birnbaum nel 1892, ha origine dal nome proprio Sion.

Il sionismo ha le sue prime origini e la sua prima ragione di essere nell'attesa, sempre viva nelle masse ebraiche, fino dai tempi della distruzione del secondo Santuario e della sottomissione politica degli Ebrei ai Romani (70 d. C.), della prossima ricostruzione di uno stato ebraico indipendente in Palestina, terra storica del popolo d'Israele; nel desiderio degli Ebrei di liberarsi dalle persecuzioni e dalle restrizioni a cui sono stati e sono soggetti in molti paesi che li considerano come stranieri non desiderabili; dalla tendenza contraria all'assimilazione, che hanno in genere le masse ebraiche e talvolta anche le popolazioni in mezzo a cui queste vivono; dalla coscienza che esse hanno del loro diritto a vivere come popolo libero al pari dì ogni altra gente nella loro terra storica. Il sionismo si propone pure di agire sugli Ebrei della diaspora mirando a interessarli al risorgimento del popolo in Palestina e a indurli a cooperarvi, a farli partecipi della rinnovata cultura ebraica e ad elevare il senso della loro dignità ebraica.

Le aspirazioni che oggi si dicono sionistiche sono, in un certo senso, tanto antiche quanto la diaspora ebraica: l'era messianica, com'è concepita dagli Ebrei dopo l'esilio, ha fra le sue principali caratteristiche la riunione delle membra sparse d'Israele in terra d'Israele, e la sua liberazione dalla soggezione delle genti. Quando però si dice sionismo si vuole intendere il sionismo politico che è un movimento sorto verso la fine del secolo scorso.

Precursori del sionismo. - Dopo alcuni tentativi isolati di colonizzazione della Palestina, tra cui specialmente notevoli quelli dei Ḥōbĕbē Ṣiyyōn (amici di Sionne) e del barone Edmondo Rothschild e l'opera di alcuni scrittori, fra cui Mosè Hess (1812-1875) che prese le mosse dal risorgimento italiano, e Leo Pinsker (1821-1894), i quali mirarono a fare rinascere negli Ebrei il sentimento nazionale e a persuaderli della necessità di riprendere la vita propria in terra propria, il sionismo moderno nasce con Teodoro Herzl.

T. Herzl e il sionismo politico. - Chi mise risolutamente il sionismo per la via da cui si può dire esso non si è più, nel complesso, allontanato, fu T. Herzl (v.) che, senza nulla sapere dei tentativi precedenti, scrisse (1895) il libro Der Judenstaat (Lo stato degli Ebrei), specie di memoriale che l'autore si proponeva di presentare a filantropi ebrei e a istituzioni ebraiche e che conteneva un disegno completo di restaurazione nazionale d'Israele in terra propria, con mezzi forniti dal popolo stesso rieducato alla sua coscienza nazionale, e con garanzie di diritto pubblico. Quanto alla sede, il Herzl poneva l'alternativa: o Palestina o Argentina: nel caso si scegliesse la prima, doveva essere garantita una specie di extraterritorialità per i Luoghi santi dei cristiani. Un organismo, ch'egli chiamò la "Società degli Ebrei" doveva agire presso i governi per la creazione e il riconoscimento del nuovo stato, stabilirne le istituzioni pubbliche, e provvedere a organizzare l'immigrazione ebraica: il capitale necessario, che il Herzl calcolava a un miliardo, sarebbe stato costituito da banche o da una sottoscrizione popolare.

Nel 1896 il Herzl, animato dagli entusiasmi suscitati e noncurante degli ostacoli di vario genere che gli si opponevano, iniziava la sua attività politica proponendo al sultano l'acquisto della Palestina e tentando la costituzione, a Londra, della progettata Società degli Ebrei. Non riuscendo nel suo intento, ideò la convocazione di un congresso mondiale: esso s'inaugurò a Basilea il 29 agosto 1897. Ne uscì il "Programma di Basilea", che fissava in modo preciso lo scopo del sionismo: creazione di una sede nazionale garantita dal diritto internazionale per il popolo ebraico in Palestina. Quali mezzi per il raggiungimento dello scopo, erano designati: ripopolamento della Palestina con lavoratori ebrei; organizzazione degli Ebrei della diaspora per via d'istituzioni conformi alle leggi dei singoli paesi; rafforzamento del sentimento nazionale ebraico; passi presso il governo turco per ottenere in Palestina quanto era necessario.

I congressi e l'organizzazione sionistica. - Con il congresso di Basilea si apre la serie dei congressi sionistici, costituiti dai delegati di coloro che pagano annualmente il contributo detto siclo (v.). Dei congressi i primi cinque, in vita il Herzl, ebbero luogo annualmente dal 1897 al 1901; il sesto, ancora presente il Herzl, nel 1903; altri cinque, ogni due anni, dal 1905 al 1913; gli altri, dopo l'interruzione dovuta alla guerra mondiale, ogni due anni, dal 1921 al 1935.

La direzione del movimento venne affidata a un consiglio esecutivo, o comitato d'azione, formato di 23 membri, nominati dal congresso. Capo del movimento sionistico fu, fino alla morte, T. Herzl. Il primo congresso creò pure l'Organizzazione sionistica, cioè l'unione di tutti i sionisti, costituenti le federazioni sionistiche dei varî paesi.

Il sionismo dal 1897 al 1904. - Tra i fatti più notevoli dal 1897 alla morte di T. Herzl (1904) ricorderemo: i dissidî fra i sionisti politici, capitanati dal Herzl, che sostenevano la necessità, prima di ogni altra cosa, di avere una carta che autorizzasse la colonizzazione in Palestina a scopi sionistici, e i sionisti pratici, che ritenevano invece che la colonizzazione dovesse farsi indipendentemente da qualsiasi concessione politica; la fondazione, nel 1899, della banca detta Jewish Colonial Trust, con sede a Londra; i passi fatti da T. Herzl presso i varî governi (Germania, Turchia, Russia, Italia, Vaticano, Inghilterra) per destare simpatie e procurare aiuti al sionismo; la fondazione (5° Congresso, a Basilea, nel 1901) del Qeren Qayyemet lĕ-Yisrā'ēl (Fondo perpetuo per Israele) per l'acquisto di terreni, in Palestina e Siria, destinati ad essere patrimonio inalienabile del popolo ebraico; l'offerta fatta dall'Inghilterra ai sionisti, del territorio dell'Uganda, che venne respinta nel sesto congresso (Basilea 1903) nonostante le disposizioni favorevoli del Herzl, perché la grande maggioranza dei delegati al Congresso non volle sentir parlare di paese che non fosse la Palestina; la fondazione della frazione sionistica detta Mizrāḥ (orientale), che comprende coloro che vogliono l'effettuazione del programma sionistico in modo consono alla vita tradizionale e alle norme rituali e religiose ebraiche, e di frazioni sionistiche operaie e socialiste.

Il sionismo dalla morte del Herzl alla guerra mondiale. - Morto il Herzl, continuarono le lotte fra la minoranza, capitanata dallo scrittore Israel Zangwill, che vagheggiava la soluzione del problema anche fuori di Palestina (territorialisti) e la maggioranza, a capo di cui fu Mĕnāhēm Ussishkin (nato nel 1863, attualmente capo del Qeren Qayyemet). Il dissidio determinò poi, nel 1905, l'uscita dei territorialisti dall'organizzazione sionistica e la fondazione della Jewish Territorial Organisation (J.T.O.). Nel 1908 veniva fondato, come sobborgo ebraico di Giaffa, il quartiere detto Tel Aviv, destinato a divenire rapidamente una grande città.

I risultati pratici che il sionismo aveva raggiunti alla vigilia della guerra mondiale si possono riassumere in quanto segue: la popolazione ebraica, che nel 1857 era di circa 12.500 anime, raggiungeva nel 1913 le 110.000; nel 1913 esistevano non meno di 54 colonie agricole, per una superficie di circa 40.000 ettari e con una popolazione di circa 72.000 coloni, di cui circa 7500 occupati direttamente nell'agricoltura. La lingua ebraica era ormai di uso abituale fra tutta la popolazione nuova, ed era sostenuta da un gran numero di scuole elementari e medie di tipo moderno (le prime fondate furono quelle di Giaffa nel 1905-1906) e da speciali organizzazioni per la diffusione della lingua e per il progresso delle lettere.

Tra i cultori di queste, sono specialmente da segnalarsi Āshēn Ginzberg (1856-1927) noto sotto lo pseudonimo di ‛Aḥad hā-‛ām (uno del popolo), propugnatore del cosiddetto sionismo spirituale, e i due poeti Ḥayīm Naḥmān Bialik (1873-1934) e Sha'ūl Cernikowsky (vivente).

Il sionismo durante e dopo la guerra mondiale. - Nel periodo della guerra mondiale l'attività sionistica pratica dovette naturalmente subire un arresto; d'altro canto si iniziarono quelle trattative col governo inglese che condussero prima (agosto 1917) alla formazione della Legione ebraica, che poi partecipò accanto alle milizie degli alleati a varie battaglie in Palestina, e quindi alla dichiarazione Balfour (2 novembre 1917), preparata da un'intensa attività esercitata specialmente da Hayyīm Weizmann che aveva, durante la guerra, reso segnalati servigi all'Inghilterra, e dai suoi collaboratori. In tale dichiarazione Arthur James Balfour, ministro inglese degli Esteri, affermava che il governo inglese intendeva favorire la creazione e lo sviluppo in Palestina di una sede nazionale (national home, "focolare nazionale") per il popolo ebraico, salvi restando i diritti dei non Ebrei in Palestina e quelli degli Ebrei nei varî paesi. Dichiarazioni analoghe fecero in seguito gli altri governi alleati (l'Italia il 9 maggio 1918).

Prima ancora che la guerra finisse, una commissione sionistica, accompagnata da un rappresentante del governo inglese, si recava in Palestina per gli studî preliminari. Il 24 luglio dello stesso anno veniva posta la prima pietra dell'università ebraica sul Monte Scopo presso Gerusalemme.

Terminata la guerra, il sionismo agì attivamente per ottenere l'effettiva costituzione della sede nazionale ebraica. Il 24 aprile 1920 il consiglio delle Potenze decideva, a S. Remo, che la dichiarazione Balfour fosse inclusa nel trattato di pace con la Turchia e che il mandato sulla Palestina venisse affidato all'Inghilterra. Il 1° luglio dello stesso anno veniva insediato, quale alto commissario della Palestina, sir Herbert Samuel, ebreo. Il trattato di Sèvres, stipulato con la Turchia il 10 agosto, comprendeva la clausola della sede nazionale ebraica.

L'elaborazione del testo del mandato fu lunga e difficile. Un movimento, condotto da capi arabi, tendeva a impedire che la sede nazionale venisse costituita: l'opposizione araba ebbe anche episodî di violenza.

Il testo del mandato, approvato a Londra il 24 luglio 1922 dal consiglio della Società delle nazioni, ripete il contenuto della dichiarazione Balfour, stabilisce, fra l'altro, per la potenza mandataria l'obbligo di mettere il paese in condizioni tȧli da assicurare l'adempimento delle clausole della dichiarazione stessa; costituisce una rappresentanza ebraica (Jewish Agency) riconosciuta come ente pubblico, per cooperare con l'amministrazione inglese della Palestina in tutto quanto riguarda la creazione della sede nazionale ebraica, fa obbligo all'amministrazione del paese di facilitare l'immigrazione ebraica, vigilando a che non sia recata offesa o danno alle altre parti della popolazione. La potenza mandataria deve assumere la responsabilità dei Luoghi Santi; come lingue ufficiali della Palestina vengono stabilite l'inglese, l'arabo e l'ebraico; come giorni di riposo per i membri delle varie comunità i giorni festivi di ciascuna di esse.

Il lavoro ebraico intanto proseguiva non senza gravi difficoltà nel campo politico e in quello pratico. Gl'immigrati, provenienti in parte non piccola dalla borghesia e dalla classe intellettuale dell'Europa orientale, si adattarono mirabilmente alle esigenze della vita agricola e del lavoro materiale: le vecchie colonie erano in incremento e nuove se ne fondarono. Tra le regioni bonificate e colonizzate nei primi anni dopo la guerra è particolarmente notevole la vallata di Esdrelon. Il 1° aprile 1925 veniva inaugurata l'università ebraica sul Monte Scopo. Da segnalarsi è l'attività del Qeren ha-yĕsōd (fondo di costruzione) istituito nel 1920 con lo scopo di raccogliere 25 milioni di sterline per mezzo di un'imposta straordinaria a cui veniva invitato ad assoggettarsì ogni singolo ebreo mediante prelevamento di un decimo del suo capitale o del suo reddito annuo. Nei primi quindici anni di vita, e cioè fino al giugno 1935, questa istituzione ha raccolto ed erogato oltre 5 milioni di sterline. In politica prevalsero le tendenze moderate e concilianti del Weizmann, il quale, mentre sosteneva il principio della necessità della collaborazione con l'elemento arabo, favoriva l'allargamento della Jewish Agency, nella quale entrarono anche elementi non sionisti in senso stretto, rappresentanti delle varie istituzioni della diaspora, si da fare di quella come una rappresentanza generale del popolo ebraico; tendenze contrarie avevano, e hanno tuttora, i "revisionisti", capitanati da Vladimiro Jabotinski, i quali ritengono che solo con la prossima creazione di uno stato ebraico in Palestina si possa risolvere il problema ebraico, mentre i seguaci del Weizmann, detti "sionisti generali", pensano piuttosto a una collettività palestinese binazionale, ebraica e araba.

Allo sviluppo agricolo, segnato dalla fondazione di nuove colonie (alcune delle quali a sistema cooperativo) nelle varie parti della regione, e a quello urbano, rappresentato, oltreché dalla città di Tēll Abīb (Tel Avīv), popolata ora da oltre 100 mila abitanti (2000 nel 1914), dalla costruzione di nuovi quartieri ebraici a Gerusalemme e a Haifā (la quale ultima città è fornita di un ottimo porto, inaugurato nel 1933) si è aggiunto recentemente quello industriale, segnato particolarmente dall'attività della società elettrica Ruthenberg e di imprese per l'estrazione del potassio dal Mar Morto. La questione araba, sempre aperta, ebbe alcuni episodî sanguinosi, specialmente nel 1929, in cui parecchi centri ebraici furono improvvisamente assaliti dagli Arabi, contemporaneamente quasi alla prima riunione del consiglio della Jewish Agency (v. palestina; v. anche sionismo, App.). In seguito a tali avvenimenti, vennero inviate dal governo inglese delle commissioni per l'accertamento dei fatti. Alcune affermazioni contenute nelle relazioni, che sembravano dare interpretazioni assai restrittive alle clausole del mandato relative all'immigrazione ebraica, suscitarono malcontento e proteste da parte dei sionisti: il Weizmann, alla fine del XVI congresso, che in quell'anno ebbe luogo a Zurigo, si ritirò dalla presidenza dell'organizzazione sionistica e della Jewish Agency; in seguito al XVII congresso (Basilea 1931) la presidenza fu assunta da Nahum Sokolow che la tenne fino a che, nel XIX congresso (Lucerna, agosto-settembre 1935), essa fu ripresa dal Weizmann.

Negli ultimi anni l'immigrazione ebraica, per quanto contenuta entro angusti limiti dalla potenza mandataria, raggiunse cifre assai elevate: un forte contingente le fu dato dall'emigrazione dalla Germania, in conseguenza delle leggi ostili ai "non ariani", ossia agli ebrei.

L'istruzione e l'educazione sono impartite in circa 300 scuole di vario grado, con una popolazione scolastica complessiva di circa 30.000 alunni, poste sotto la sorveglianza dell'organizzazione sionistica. L'università ebraica, con annessi varî istituti scientifici, è in continuo incremento; con l'inizio dell'anno scolastico 1935-36 sono state costituite le facoltà di matematica e scienze naturali. Essa ha presso di sé la Biblioteca Nazionale che possiede attualmente oltre 300 mila volumi. Anche le arti (musica, pittura) e le lettere sono in piena efficienza: nell'anno ebraico 5696 (settembre 1934-settembre 1935) sono stati pubblicati in Palestina circa 500 libri ebraici. La popolazione ebraica della Palestina è di oltre 300 mila anime, che costituiscono il 25% della popolazione totale.

Bibl.: N. Sokolow, History of Zionism, Londra 1919; A. Boehme, Die zionistische Bewegung, Berlino 1920; D. Lattes, Il Sionismo, Roma 1928; Zionismus, in Judisches Lexikon, V, Berlino 1930, coll. 1577-1622; J. Cohen, The progress of Zionism (opuscolo), Londra 1935; il settimanale Israel (Roma-Firenze) in lingua italiana dà, di mano in mano, le informazioni essenziali sul sionismo.

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