BURNE-JONES, sir Edward Coley

Enciclopedia Italiana (1930)

BURNE-JONES, sir Edward Coley

Arthur Popham

Pittore e disegnatore, nato a Birmingham il 28 agosto 1833, morto a Londra il 17 giugno 1898. Figlio dell'intagliatore E. Richard Jones, il B. mostrò presto il gusto per il disegno, pur senza studiarlo in nessuna scuola. Nel 1853 entrò nel collegio Exeter di Oxford, per dedicarsi alla vita ecclesiastica, ma imbattutosi in William Morris, futuro poeta e artista decoratore, strinse con lui un'amicizia, che esercitò influenza predominante sul suo destino e sull'opera sua. Così mentre dimorava ancora in Oxford, il desiderio di divenir pittore cominciò a penetrare a poco a poco nel suo animo, e tale ispirazione si mutò in proposito definitivo dopo gli entusiastici incoraggiamenti di D.G. Rossetti, ch'egli conobbe nel 1854 durante una sua visita a Londra. Il B. era stato colpito profondamente da alcune pitture preraffaellite esposte nel 1854, e più specialmente dalle illustrazioni del Rossetti alle Maids of Elfinmere di Allingham. Nel 1855 in compagnia del Morris si recò a Parigi, a Chartres, a Beauvais e in altre città francesi famose per le loro cattedrali, e nel 1859 fece il suo primo viaggio in Italia, dove, tra le altre città, visitò Firenze, Siena, Pisa e Venezia. Nel 1862 venne nuovamente in Italia in compagnia del Ruskin e nel 1894 fu nominato baronetto.

Il primo tentativo serio del B. nel disegno fu una serie di illustrazioni per la Fairy Family di MacLaren (1854-1856). Nel 1856 fece la prima prova nella pittura a olio, e l'anno seguente si lasciò indurre dal Rossetti a prender parte al malaugurato progetto di decorazione delle pareti della Oxford Union, che fallì miseramente, perché i giovani artisti ignoravano assolutamente la tecnica della pittura murale. In quel medesimo anno il B. eseguì i primi disegni per vetrate a colori, ramo dell'arte in cui egli più tardi fu eccellente, unendo il suo nome a quelli di Morris e della ditta Morris, Marshall, Falkner e compagni.

Citiamo fra i suoi acquerelli: Sidonia von Bork e Clara von Bork (1860), in cui egli sembra appena formato sotto l'influsso del Rossetti: i Giocatori di scacchi (1861-62); il Cavaliere misericordioso, bellissimo per colorito e per disegno (1863); la Bevanda di Circe (1863-69); il Canto d'amore (1865), di cui fece una grande replica ad olio (1868-1877); S. Giorgio e il dragone (1865-66); l'Annunciazione (1869); Pigmalione e la statua, serie (1869-79); Fillide e Demofonte (1870); Amore tra le rovine (1870-73); La rosa canina (in diverse serie, 187-1895); l'Incantesimo di Merlino (1872-77); Il re Cophetua e la piccola mendicante (1880-1884); Le profondità del mare e Flamma Vestalis (1886); Danae e la torre di bronzo (1888); la Stella di Betlemme, grande acquerello e disegno per arazzo, eseguito dalla ditta Morris (1881-91). Tra i numerosi disegni per vetrate sono da notarsi: il Buon Pastore, nella chiesa di S. Giacomo di Marylebone a Londra; il bel disegno per la Crocifissione e l'Albero della vita, nella chiesa protestante di S. Paolo a Roma.

Burne-Jones occupa un posto speciale nell'arte inglese della seconda metà del sec. XIX. Egli ebbe uno stuolo d'imitatori che, non dotati del suo genio, diffusero l'impressione di un debole e scialbo estetismo, che alcuni fanno risalire ingiustamente anche al B. Parimenti, nonostante la tendenza ad associare il nome di Burne-Jones al movimento preraffaellita, sta di fatto che pochi artisti sono stati più di lui alieni dalle dottrine fondamentali di quella fratellanza ch'era gia scomparsa prima che egli divenisse un artista. È certo invece che il B. dovette in gran parte la sua ispirazione al suo iniziatore D. G. Rossetti, per il quale ebbe nei primi tempi una devozione che rasentava il fanatismo. Anche all'arte italiana primitiva, e in modo speciale al Botticelli, il B. molto si ispirò, ma tutto questo non consente peraltro di considerare il B. semplicemente come riflesso di un altro artista e di un'altra epoca: l'uno e l'altra risvegliarono in lui il genio poetico ed inventivo ch'era latente, e la cui essenza, al più, mancava un po' di robustezza e tendeva troppo al sogno. La speciale attrattiva e la bellezza delle sue pitture, la fluidità del disegno e il colorito squisito, brillante nei primi lavori, stranamente ricco e delicato nei successivi, i fondi misteriosi, segnano l'opera sua di una indelebile nota personale, sebbene i suoi ritratti siano vaporosi e poco convincenti. Linea, colore, espressione tendono all'ideale e al fantastico, ma nulla mai vi trapela di morbosità decadente. Traspare dall'opera sua una natura pura e sana, benché alquanto fanciullesca, che non conobbe il turbamento della passione.

Bibl.: Oltre le Memorials of E. B.-I., edite dalla vedova, Londra 1904, v.: J. Cartwright, Sir E. Burne-Jones, his Life and Work, Londra 1894; M. Bell, Sir E. Burne-Jones, a Record and a Review, Londra 1898; J.W. Mackail, The life of William Morris, Londra 1899; The Works of Burne-Jones, collezione di 91 fotografie, Londra 1900; O. v. Schleinitz, Burne-Jones, Bielefeld 1901; W.M. Rossetti, Some Reminiscences, Londra 1906; L. Binyon, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911; Catal. to Burlington Club Exhibition of Drawings by B.-J., con introduzione di C. Monkhouse, Londra 1899.

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