SIDNEY, Sir Philip

Enciclopedia Italiana (1936)

SIDNEY, Sir Philip

Mario PRAZ

Poeta, uomo di stato e di guerra, nato a Penshurst (Kent) il 30 novembre 1554 e morto a Arnheim (Olanda) il 17 ottobre 1586. Figlio di sir Henry Sidney (v.), fu educato a Shrewsbury e a Christ Church, Oxford, e sin da ragazzo rivelò grande amore per gli studî; nel 1572 si recò all'estero per imparare le lingue; fu prima a Parigi, da cui si allontanò dopo la notte di San Bartolomeo, poi a Francoforte dove conobbe l'umanista protestante Hubert Languet, che subito acquistò un grande ascendente sull'animo di lui. Nell'estate del 1573 il S. accompagnò il Languet a Vienna, e, sul punto di recarsi in Italia, rimase d'accordo con lui per uno scambio settimanale di corrispondenza: le lettere che ne seguirono gettano molta luce sullo sviluppo delle idee etiche e politiche del S. A Venezia il S. studiò astronomia e musica, storia e letteratura italiana, frequentò la società e conobbe il Tintoretto e il Veronese: quest'ultimo gli fece il ritratto che andò disperso. Nei primi mesi del 1574 il S. fu a Genova e a Padova; ma il Languet gli fece promettere di non recarsi a Roma: gli amici protestanti del S. temevano che il soggiorno romano potesse influire sulle sue idee religiose. Ammalatosi nel luglio del 1574, ritornò a Vienna, ov'era il Languet, e lo accompagnò in Polonia. Tornato a Vienna, mentre attendeva all'ufficio di segretario di legazione, veniva istruito nell'equitazione da G.P. Pugliani, che egli doveva commemorare al principio dell'Apologie for Poetrie; si recò quindi a Praga nella primavera del 1575, quando, per una falsa voce della sua conversione al cattolicismo, ricevette l'ordine di tornare in patria.

Tornato in Inghilterra, il conte di Leicester, suo zio, cercò di avanzarlo nella carriera di corte: S. fu presente alle feste in onore della regina a Kenilworth, poi a Chartley Castle (estate 1576), ove probabilmente incontrò per la prima volta la dodicenne Penelope, figlia di Walter Devereux primo conte di Essex, che qualche tempo dopo doveva svegliare in lui la passione amorosa cantata in Astrophel and Stella. Da alcuni del resto si è dubitato se non vi fosse molto di convenzionale nell'intensità passionale dei sonetti di Astrophel and Stella, poiché nell'animo del S. le faccende pubbliche sembrano sempre avere tenuto il primo luogo.

Nel 1577 era di nuovo sul continente, con istruzioni di discutere con varî principi sui modi più opportuni per far trionfare la causa protestante; nel viaggio di ritorno incontrò Guglielmo d'Orange che riportò grande impressione di S. Presto dovette tornare a corte, a difendere contro i detrattori il padre per il suo governo d'Irlanda; nel 1578 venne a contatto con Edmund Dyer, Fulke Greville, Gabriel Harvey, Edmund Spenser, fu membro dell'Areopagus, una società che si proponeva d'introdurre la prosodia classica nella versificazione inglese; il S. tentò saffiche ed esametri. Nel 1579 gli veniva dedicato un violento attacco contro il teatro, la School of Abuse di Stephen Gosson, che provocava, da parte del S., l'Apologie for Poetrie, disamina critica dello stato della poesia inglese del tempo, originale per l'unità del disegno e per l'applicazione alle circostanze, ma del resto derivata dai trattatisti italiani (Minturno, Scaligero) per la teoria generale della poesia, di cui vien data la consueta definizione aristotelica (arte d'imitazione, di rappresentazione; pittura parlante).

Benché il S. godesse il favore della regina, la sua carriera di cortigiano fu inceppata dalla disgrazia in cui era caduto lo zio, Leicester. Per un momento gli mancò anche il favore della regina (1580). Bandito dalla presenza regale per alcuni mesi, il S. si ritirò a Wilton, ove con la sorella Mary attese a una parafrasi dei Salmi e soprattutto alla composizione dell'Arcadia.

L'Arcadia, nella prima stesura, forse iniziata nel 1578, conclusa nel 1580, non voleva essere che "una frivolezza, frivolamente trattata"; ma l'autore negli anni successivi rielaborava l'opera su una trama complicata desunta da Eliodoro; questa nuova versione veniva pubblicata nel 1590; nel 1593 la sorella del S. ripubblicò l'opera in-folio, ripristinando in parte il testo della primitiva versione per i libri I e II, e aggiungendo i libri III-V dalla stessa versione primitiva, con certe alterazioni suggerite da considerazioni puritane. L'opera è un romanzo pastorale al modo della Diana del Montemayor (i prototipi essendo da ricercarsi nel Boccaccio e nel Sannazzaro); si svolge nell'Arcadia ideale, il cui re, Basilius, si è ritirato a vita campestre e alleva come pastorelle le figlie Pamela e Philoclea. Due principi naufraghi, Pyrocles e Musidorus, dopo strane avventure e terribili battaglie, sposano le due sorelle.

Nel maggio del 1581 il S., tomato in favore, era uno dei quattro sfidatori a un torneo in onore del duca d'Anjou; nell'autunno del 1583 sposava la quattordicenne Frances, figlia di sir Francis Walsingham. Nel 1584, nella casa di Fulke Greville, incontrava Giordano Bruno, che gli dedicava lo Spaccio e gli Eroici Furori. Intanto seguitava a promuovere la causa protestante; nel 1584, recandosi in Francia a far le condoglianze al re per la morte del duca d'Anjou, era incaricato di sondare il sovrano circa un suo eventuale intervento nei Paesi Bassi contro gli Spagnoli; poco dopo esortava Elisabetta ad attaccare direttamente la Spagna, e voleva partire (1585) con la spedizione di Francis Drake contro le coste spagnole. La regina lo impedì, ma gli conferì la carica di governatore di Flessinga in Olanda. Nel luglio del 1586 il S. fece una fortunata azione contro Axel, e nel settembre si unì alle forze di Sir John Norris che operavano contro Zutphen. Il 22 di questo mese veniva ferito sopra il ginocchio, e venticinque giorni dopo moriva per cancrena ad Arnheim. La fine eroica circonfuse d'un'aureola di leggenda questa figura di cortigiano, che si era studiato tutta la vita d'incarnare l'ideale del Castiglione. Si narra che, ferito, e languente di sete, cedesse un bicchier d'acqua a un soldato moribondo con le parole: "Il tuo bisogno è più grande del mio" e che sul letto di morte improvvisasse una breve poesia, La cuisse rompue, che fece mettere in musica e cantare: fine eroica e teatrale, qual'era negl'ideali del Rinascimento.

Nessuna delle opere del S. apparve per le stampe durante la sua vita. La terza ed. dell'Arcadia (1598) comprendeva l'Apologie for Poetrie e Astrophel and Stella, di cui un'edizione non autorizzata era apparsa nel 1591. L'Arcadia, romanzo misto d'elementi pastorali e cavallereschi, fa pensare all'arte alessandrina. Il paragone col tardo ellenismo torna ancor più calzante nella seconda versione; inoltre il S. interruppe l'argomento centrale con racconti accessorî, al modo spagnolo. Al tempo stesso complicò la frase d'incisi e di parentesi, conferendole un aspetto tortuoso nell'intento di render più sottile l'analisi psicologica. Sottigliezze alessandrine e petrarchesche gravano assai sull'economia della narrazione, producendo un effetto di grande apparato di mezzi non giustificato dai risultati: invece di riuscire al complesso il S. riesce al gonfio, e codesta impressione è aumentata dall'abuso di concetti che non hanno nulla da invidiare al più sbrigliato secentismo.

Il concettismo abbonda anche nella raccolta di sonetti Astrophel and Stella, che offre un curioso esempio del carattere ritardatario della letteratura sonettistica inglese (vedi petrarchismo) rispetto alle voghe continentali. Mentre da un lato il S. professa di ascoltare soltanto la voce del cuore, secondo la ricetta antipetrarchista del Du Bellay (Contre les Pétrarquistes), dall'altro scrive nello stile in voga verso il 1580, secondo l'ultima moda italiana. Tuttavia il S. non è servile imitatore, e i suoi sonetti gli meritano l'epiteto di "Petrarca inglese" per la sottigliezza psicologica e gli accenti appassionati. È tuttavia molto più vicino al Ronsard che al Petrarca, per certi accenti di non palliato amore fisico (per es.: But ah, Desire still cries: Give me some food). Tra i sonetti, il famoso With how sad steps, O moon, thou climb'st the skies! fa pensare al Canto notturno del Leopardi (senza che vi sia rapporto alcuno di dipendenza).

Il secentista Richard Crashaw chiamerà le effusioni appassionate del S. Sidneyan showers of sweet discourse, e invero sullo stile delle poesie del Crashaw, come su quello di alcune scene dei drammi elisabettiani (Shakespeare, Webster) la returica barocca di S. avrà grande influsso.

La figura del S. ha esercitato sulla mente degli scrittori inglesi un fascino che più che dalle sue opere è emanato dalla vita. Lo Shelley in Adonais lo pone tra gli inheritors of unfulfilled renown: sublimely mild, a spirit without spot.

Bibl.: Complete Works, a cura di A. Feuillerat, Cambridge 1922-1926, in 4 volumi; Life di Sir Fulke Greville, 1652, ristampata a Oxford, 1907; M. W. Wallace, The Life of Sir Ph. S., Cambridge 1915; S. and Hubert Languet, Correspondence, con traduzione e note di S. A. Pears, Londra 1845; S. L. Wolff, The Greek Romances in Elizabethan Prose Fiction, New York 1912; R. W. Zandvoort, S's Arcadia, a comparison between the two versions, Amsterdam 1929, con bibl. relativa all'Arcadia; per Antrophel and Stella, vedi il cap. 2° (Sidney, pp. 15-53), di J. G. Scott, Les Sonnets élisabéthains, Parigi 1929.

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