Steele, Sir Richard

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Saggista, drammaturgo, giornalista e uomo politico inglese (Dublino 1672 - Carmarthen 1729); frequentò l'univ. di Oxford senza laurearsi, entrando poi (1694) nell'esercito come cadetto delle Life Guards. Influenzato dal clima puritano prodottosi in Inghilterra con la rivoluzione del 1688, esordì con una operetta intitolata The Christian hero (1701), in cui affermava che non il desiderio di gloria, ma la coscienza deve regolare la condotta dell'uomo. Perseguì uno scopo morale anche nelle opere drammatiche cercando di mettere in pratica i precetti di J. Collier: così nella sua prima commedia, The funeral, or grief à-la-mode (1701); e contribuì a creare la commedia sentimentale con The tender husband (1705). Sotto lo pseudonimo di Isaac Bickerstaff lanciò (1709) il giornale The Tatler ("Il chiacchierone"), in cui, pur con umorismo, mirava a uno scopo edificante; le varie rubriche vi erano messe sotto le insegne dei diversi caffè londinesi. Dopo 271 numeri di cui 188 redatti da S., The Tatler, al quale collaborò J. Addison, suo antico compagno di scuola, cessò le pubblicazioni (1711). Al nuovo giornale fondato due mesi dopo da S. e da Addison, lo Spectator, fu Addison a dare il tono. S. diresse poi il Guardian (1713) e l'Englishman (1713-14), impegnandosi sempre di più nella politica. Deputato per Stockbridge (1713), fu accusato di propaganda sediziosa (nell'opuscolo The crisis, 1714, attaccato da J. Swift, patrocinava la successione degli Hannover) e fu espulso dal parlamento (1714). Diresse altri giornali di breve durata (The Lover, The Reader); ma con l'avvento di Giorgio I godette di nuovo favore, fu nominato sovrintendente al teatro di Drury Lane e ottenne altre cariche. Un attacco che scrisse (1718) contro un progetto di legge di lord Sunderland gli fece perdere il posto al Drury Lane. Benché la sua ultima commedia, The conscious lovers (1722), basata sull'Andria di Terenzio, gli avesse procurato un dono di cinquecento ghinee dal re, difficoltà finanziarie lo costrinsero a lasciare Londra e a ritirarsi (1724) a Carmarthen, dove, colpito da paralisi, passò gli ultimi anni.

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