ENDOCRINO, SISTEMA

Enciclopedia Italiana (1932)

ENDOCRINO, SISTEMA (dal gr. ἔνδον "dentro" e κρίνω "a separo, secerno")

Nicola PENDE
Alberto PEPERE

È sinonimo di sistema a secrezione interna (v. endocrinologia). È costituito da un complesso di formazioni la cui funzione è quella di secernere sostanze che passano nel torrente circolatorio.

In massima parte il sistema è formato da vere e proprie ghiandole fra le quali sono comprese molte di quelle che un tempo erano dette ghiandole vascolari sanguigne (tiroidi, paratiroidi, timo, capsule surrenali, ecc.). Ma anche cellule sparse in seno ai tessuti e non raccolte in ghiandole hanno funzione endocrina. Le cellule del sistema endocrino, o cellule endocrine, sono cellule secernenti e, come tali, assumono dal mezzo interno, cioè dal sangue circolante, sostanze che elaborano e trasformano nel materiale specifico della secrezione (secrezione propriamente detta); quindi eliminano tale materiale (escrezione cellulare); ma, mentre le cellule esocrine o a secrezione esterna versano o direttamente o per mezzo di condotto escretore i loro prodotti nell'ambiente esterno, invece i materiali elaborati dalle cellule endocrine ritornano al torrente circolatorio per via diretta, o sanguigna, o per via linfatica. Mentre le ghiandole esocrine sono, diremo così, aperte, perché presentano sempre una via aperta verso l'esterno, le endocrine sono chiuse, perché né per una via prestabilita, né per una via temporanea possono versare all'esterno il prodotto della secrezione; questo passa nel sistema vascolare, per endosmosi, assorbimento, ecc. Le ghiandole a secrezione interna, o chiuse, non hanno quindi apparato escretore. In esse è rappresentata solo la parte secernente che può essere variamente ordinata e disposta. Ghiandole a vescicole chiuse sono quelle, come la ghiandola tiroide, che sono formate da vescicole di forma che per lo più s'aggira intorno alla sferoidale. Sopra la membrana basale, che delimita ogni vescicola, sta disposto l'epitelio. Esso per lo più è costituito da un unico strato di cellule cubiche che delimitano come un regolare rivestimento la cavità della vescicola. In questa cavità si raccoglie il prodotto della secrezione o almeno, come nel caso della tiroide, che è l'esempio più tipico di ghiandola a vescicola chiusa, uno dei prodotti della secrezione. La colloide che riempie le vescicole tiroidee infatti non è il secreto specificamente attivo, e cioè la tiroxina, ma un materiale di riserva che secondo alcuni viene dalle stesse cellule tiroidee utilizzato per l'elaborazione della tiroxina. Corpuscoli epiteliali solidi sono quelle ghiandole endocrine nelle quali non esiste nessuna cavità preformata e destinata a raccogliere il prodotto della secrezione. Sono costituiti da accumuli di cellule secernenti; queste appoggiano sopra la membrana basale che le separa dal connettivo interstiziale e sono disposte talvolta in forma di cordoni pieni, talaltra di noduli o d'isolotti. Il secreto passa direttamente dalle cellule nei vasi sanguigni o linfatici. Qualche volta qua e là, frammezzo alle cellule dei cordoni o dei noduli, si possono osservare degli spazi nei quali si ha l'impressione che si raccolga il secreto; ma si tratta di lacune o fessure irregolari che, verosimilmente, sono l'esponente d'un fatto momentaneo e accidentale e non corrispondono a una disposizione anatomica stabile. Un bell'esempio di ghiandole endocrine a cordoni offrono in molti animali le paratiroidi, nelle quali l'epitelio secretore è raccolto in cordoni ramificati e anastomizzati in forma di reticolo e che quindi, nelle sezioni, appaiono tagliati in vario senso. Anche nella sostanza corticale della capsula soprarrenale troviamo rappresentata la disposizione a cordoni (fig.1); questi sono accostati, sono ripiegati su loro stessi ad ansa nella zona glomerulare, sono ramificati e anastomizzati nella zona reticolare; disposizione a cordoni delle cellule cromaffine si ha pure nell'organo di Zuckerkandl (fig. 2). In accumuli nodulari stanno raccolte le cellule dell'ipofisi umana, quelle della sostanza midollare della capsula surrenale, ecc.

Spesso nelle ghiandole endocrine a cordoni o a nidi cellulari, e cioè nei cosiddetti corpuscoli epiteliali solidi, si trovano anche vescicole chiuse. E. Laguesse anzi tende ad ammettere che sia un carattere generale delle ghiandole endocrine la presenza delle vescicole chiuse. Queste sarebbero nella tiroide i costituenti normali dell'organo; nelle altre ghiandole invece comparirebbero solo in determinate circostanze, quando il secreto, invece di passare direttamente nei vasi sanguigni o linfatici, si raccoglie dapprima in spazî intercellulari che diventano il centro di formazione di vere vescicole. Qualche volta le ghiandole endocrine sono ghiandole miste e cioè risultano composte di parti morfologicamente e fisiologicamente distinte; così è delle capsule soprarrenali nelle quali sostanza midollare e sostanza corticale hanno un significato morfologico e funzione assai diversa. Sono frequenti i casi di compenetrazione reciproca fra tessuto endocrino e tessuti d'altra natura. Caratteristico è il caso del sistema feocromo o cromaffine (v.) che ha funzione di secrezione interna e che è commisto al sistema nervoso simpatico col quale ha anche in comune la derivazione embrionale. Caratteristico è l'altro esempio del pancreas nel quale v'è compenetrazione del tessuto esocrino, o a secrezione esterna, da parte degl'isolotti del Langerhans, che hanno la struttura di corpuscoli epiteliali solidi e che funzionano come ghiandole a secrezione interna. Sono costituiti da cordoni o da noduli cellulari pieni, aventi diretti rapporti con capillari sanguigni (fig. 3).

E così anche nella ghiandola genitale maschile (testicolo) e in quella femminile (ovaio) il tessuto endocrino in forma d'accumuli cellulari o di cellule sparse, è commisto alla porzione germinale, e costituisce nel suo insieme quella che è detta ghiandola interstiziale rispettivamente del testicolo e dell'ovaio. Vi sono ghiandole deputate a duplice funzione, che cioè funzionano a un tempo come ghiandole esocrine e come ghiandole endocrine perché le loro cellule provvedono all'una e all'altra forma di secrezione; così, per esempio, la secrezione esterna delle cellule epatiche è la bile e la secrezione interna il glicogeno. Si tende poi ad ammettere che anche altre ghiandole esocrine funzionino a un tempo come ghiandole endocrine, la mammella per esempio. È stato ammesso da qualcuno la possibilità che in qualche caso vi sia un'alternanza di funzione esocrina ed endocrina; questo ha sostenuto particolarmente il Laguesse per gl'isolotti del Langerhans del pancreas. Un isolotto endocrino sarebbe tale morfologicamente e funzionalmente solo per un periodo di tempo transitorio, dopo il quale riprenderebbe la funzione esocrina, e così pure alveoli e gruppi d'alveoli esocrini sarebbero capaci di trasformarsi in isolotti endocrini. Questa teoria gode poco credito.

Le cellule endocrine hanno gli attributi e i caratteri morfologici di cellule ghiandolari. Per lo più anzi sono vere e proprie cellule epiteliali ghiandolari; ma anche quelle cellule endocrine per le quali è certa o probabile la loro derivazione connettivale, come è il caso della cosiddetta ghiandola interstiziale del testicolo e dell'ovaio, delle cellule del corpo luteo, ecc., acquistano aspetto epitelioide. Nella cellula endocrina, il protoplasma è abbondante; il nucleo può presentare modificazioni di forma e di costituzione in rapporto alla funzione, come si sa che avviene anche per le cellule a secrezione esterna. Come in queste, è pure ragguardevole il condrioma, l'apparato reticolare interno del Golgi e l'ergastoplasma, formazioni delle quali non è dimostrato con chiarezza il significato funzionale. Spesso in un organo endocrino sono rappresentate cellule che hanno caratteri microchimici diversi (cellule più o meno colorabili e quindi cromofile e cromofobe; cellule il cui plasmo ha elettività per le sostanze coloranti acide, o basiche; e quindi cellule acidofile oppure basofile). Ciò si verifica in modo particolare nell'ipofisi, nelle isole del Langerhans e anche in altri organi. Alcuni ammettono che queste varie categorie di cellule non corrispondano a stadî diversi d'una funzione unica, ma alla secrezione d'un unico principio attivo. Non si può neppure escludere però la possibilità che i varî tipi di cellule siano invece l'esponente della secrezione di parecchi principî attivi da parte d'un organo unico (N. Pende). In quasi tutti gli elementi cellulari ritenuti endocrini è dimostrabile quel carattere citologico che, per quanto talvolta fallace, è però abbastanza caratteristico della cellula secernente in generale: la presenza di granuli che sono ritenuti granuli di secreto o di presecreto. Talvolta questi granuli endocellulari sono chimicamente determinabili, com'è il caso dei granuli o gocciole di lipoidi della cellula della sostanza corticale delle capsule soprarrenali o delle cellule della ghiandola interstiziale del testicolo e dell'ovaio; talvolta hanno anche carattere di specificità, come sono i granuli cromaffini delle cellule della sostanza midollare delle capsule surrenali, ecc. Ma un'identificazione fra questi granuli e la sostanza attiva del secreto o i rapporti intercorrenti fra quelli e questa non sono sempre facilmente dimostrabili. Nella maggior parte dei casi la secrezione interna è merocrina. L'elemento secernente cioè, compiuta la funzione, è in condizioni di riattivarsi dopo un periodo di riposo. Ma vi sono anche casi di secrezione olocrina che è caratterizzata dal fatto che gli elementi vengono distrutti a mano a mano che vi si compie il lavorio della secrezione. Questo fenomeno si compie su larga scala nel timo, ma pare anche parzialmente nella tiroide e nell'ipofisi. La distribuzione dei vasi sanguigni negli organi endocrini e i rapporti di essi con gli elementi cellulari hanno molta importanza, perché i vasi sanguigni rappresentano la principale se non l'unica via d'assunzione e di diffusione nell'organismo dei prodotti della secrezione. Gli organi endocrini sono riccamente vascolarizzati; la rete capillare attorno alle vescicole delle ghiandole a vescicole chiuse o attorno ai cordoni e nidi cellulari dei corpuscoli epiteliali solidi è fittissima; i cordoni e nidi cellulari sono anche compenetrati dai capillari sanguigni; tanto che spesso è dato osservare singole cellule racchiuse nelle maglie della rete capillare; diretto è il contatto fra cellule secernenti e capillari (fig. 4). Frequentemente i vasi che sono in rapporto con le cellule endocrine hanno il carattere di sinusoidi (spazî vascolari che, come i capillari, sono delimitati dal solo endotelio; ma di quelli sono assai più ampî e irregolari). È dubbio che corrisponda a un fatto reale ciò che da qualcuno è stato sostenuto: che cioè in alcune località gli spazî vascolari sanguigni privi d'endotelio siano delimitati direttamente dagli epitelî ghiandolari, o che possano continuarsi con canalicoli intercellulari e perfino intracellulari. Anche i vasi linfatici sono riccamente rappresentati; ma il rapporto di questi con gli elementi ghiandolari è meno sicuramente dimostrato. Pur tuttavia da alcuni s'ammette con preferenza la via linfatica come via d'assunzione del secreto d'alcune ghiandole (tiroide, isole di Langerhans). L'innervazione è pure cospicua. I nervi vasomotori formano attorno ai vasi fitti plessi. Ma è anche rilevante il contingente di fibre che si mettono in diretto e stretto rapporto con le cellule secernenti, avvolgendole nella rete delle loro espansioni terminali. Questi rapporti sono stati dimostrati, specie nella sostanza midollare delle capsule surrenali, da R. Fusari e nelle isole del Langerhans da A. Pensa (fig. 5). Per la morfologia v. anche epiteliale, tessuto.

Attualmente si tende a estendere la capacità alla secrezione interna a buona parte dei costituenti dell'organismo. Abbiamo visto che si ritiene che alcune formazioni a secrezione interna non abbiano il significato di epitelî ghiandolari ma che siano piuttosto di derivazione connettivale. Questo è il caso della ghiandola interstiziale del testicolo e dell'ovaio. Orbene, se la derivazione di queste formazioni fosse realmente connettivale, la dimostrazione del fatto rappresenterebbe già un passo notevole verso una generalizzazione della funzione endocrina oltre i limiti del tessuto epiteliale ghiandolare. Ma oltre a ciò, proprietà endocrine furono attribuite al tessuto deciduale, alle ghiandole linfatiche, ecc. I. Renaut sostiene che alcune cellule connettivali (le cellule ragiocrine) siano vere cellule a secrezione interna: e soprattutto lo sostiene in base al reperto della presenza nel plasma di queste cellule di granuli che egli interpreta come granuli di secrezione. Secondo A. Prenant anche la cellula adiposa che elabora il grasso, in quanto questo a sua volta può essere riassorbito, è ritenuto elemento a secrezione interna. Tale funzione avrebbero secondo N. Achucarro e R. Cajal anche le cellule di nevroglia e particolarmente gli astrociti del tipo protoplasmatico. È certo che qualche cosa dei prodotti del metabolismo di qualunque elemento cellulare finisce con l'entrare in circolo, e non è fuor di luogo ammettere che ogni categoria di elementi cellulari abbia la sua parte nel mantenimento dell'equilibrio chimico dei liquidi circolanti nell'organismo e che un'alterazione nel metabolismo di qualunque gruppo di cellule possa, se non compensata, determinare una perturbazione in quell'equilibrio; ma d'altra parte non bisogna incorrere nell'esagerazione di voler per questo generalizzare a tutti gli elementi dell'organismo il concetto d'una vera e propria secrezione interna; e nemmeno bisogna incorrere nell'errore, un po' troppo frequente, di ritenere come argomento probativo per attribuire a un elemento tale funzione, la dimostrazione di granuli elettivamente colorabili, quasi che la presenza di granuli in una cellula sia sempre l'esponente d'una funzione secretiva.

La conoscenza dell'importanza funzionale degli organi endocrini s'è formata essenzialmente sull'osservazione anatomo-clinica, completandosi poi con la ricerca sperimentale. In precedenza erano noti empiricamente gli effetti prodotti sullo sviluppo e sulla nutrizione dall'estirpazione d'alcuni organi (castrazione), le modificazioni che si determinano nella pubertà e nella menopausa, quelle che conseguono alla gravidanza, ecc.: poi si constatarono i risultati che apportavano gli estratti d'alcuni organi (testicoli, ecc.) sull'intero organismo. Ma lo studio di quadri morbosi legati ad alterazioni anatomiche d'alcuni organi (tiroide, ipofisi, ghiandole surrenali, ecc.) o alla loro estirpazione per malattia di essi, ha creato un vero corpo di dottrina (v. endocrinologia), integrato dalla patologia sperimentale e dall'organoterapia (v. opoterapia) mediante la benefica azione di succhi o d'estratti organici immessi in organismi che si trovano in difetto funzionale o anche mediante trapianti d'organi o frammenti d'organi normali.

Nella fisiopatologia degli organi endocrini si considerano gradi diversi d'alterazione funzionale, quantitativa e qualitativa: a) afunzione, per mancanza congenita, distruzione o estirpazione dell'organo; b) ipofunzione, per scarsa funzionalità dell'organo da insufficiente suo sviluppo (ipoplasia), o per malattia del suo tessuto, o anche per influenza inibitrice esercitata da altro organo; c) iperfunzione, per aumento dell'attività secretoria dell'organo dovuta a ipertrofia o iperplasia del suo tessuto o a esaltata azione eccitatrice o a deficiente azione frenatrice d'altri organi con esso in correlazione ormonica o nervosa: anche sostanze attive introdotte con l'alimentazione o a scopo curativo possono agire nello stesso senso iperfunzionale: d) disfunzione, per modificazioni patologiche della qualità del secreto, che quantitativamente può anche non essere variato mentre si formano prodotti abnormi per cause non sempre apprezzabili.

Alle diverse alterazioni funzionali corrispondono determinati quadri clinici riferibili a uno stato patologico d'ogni singolo organo (p. es. rispettivamente alla tiroide: atireosi, ipotireosi, ipertireosi, distireosi; alle ghiandole surrenali: iposurrenalismo, ipersurrenalismo, ecc.): in limiti molto ristretti è possibile forse che fra alcune ghiandole s'istituiscano fatti di compenso funzionale: più spesso invece i rapporti di correlazione fra le diverse ghiandole endocrine provocano sindromi più complesse (sindromi plurighiandolari) per i riflessi che la malattia d'un organo ha sulla funzione d'altri, eccitandola o deprimendola. Una gran parte delle endocrinopatie prende posto fra le malattie del ricambio e molte deviazioni patologiche del ricambio sono la conseguenza di lesioni dei tessuti endocrini e del sistema nervoso vegetativo che con essi è in intimo rapporto funzionale: anche una presunta azione disintossicante degl'increti si concilia con quella ormonica.

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