Sistema

Dizionario di filosofia (2009)

sistema


Termine che indica: (1) un insieme di proposizioni, di cui quelle iniziali costituiscono le premesse e quelle finali le conclusioni e fra le quali vige un rigoroso nesso deduttivo; (2) insieme di entità o di concetti che costituiscono un tutto organico o, più semplicemente, fra i quali esiste una reciproca relazionalità. La filosofia antica non usa quasi mai tale termine, ma l’organizzazione deduttiva, o metodo assiomatico, secondo cui sono organizzati gli Elementi di Euclide, è prova che l’idea di un’organizzazione sistematica della conoscenza, avente come modello la scienza matematica, era ben presente anche al mondo classico. Largamente usato, sempre nello stesso senso, nel 17° sec., per es. da Leibniz, il termine nel 18° sec. è al centro dell’attenzione di d’Alembert e della sua famosa contrapposizione fra esprit de système «spirito di sistema», astratto, metafisico e improduttivo, e esprit systèmatique «spirito sistematico», concreto, basato sui fatti e produttivo di nuove conoscenze. Sempre nell’ambito della cultura dell’Encyclopédie, è Condillac a dedicare al concetto una sua opera fondamentale, il Trattato dei sistemi (1754), arricchendolo di un nuovo connotato, poiché alla caratteristica del rapporto deduttivo fra le parti aggiunge quella del loro nesso reciproco, realizzando così un nesso fra il significato (1) e il significato (2) che sono stati distinti: «Un sistema non è altro che la disposizione delle diverse parti di un’arte o di una scienza in un ordine in cui tutte si sorreggano a vicenda, e in cui le ultime si spieghino mediante le prime» (Trattato dei sistemi, cap. I). Questa visione organicistica del s. verrà ribadita da Kant, nella Critica della ragion pura (1781), e si accentuerà ancora di più con la filosofia idealistica, che (con Fichte, ma anche, per vie diverse, con Schelling e con Hegel) farà della deduzione di tutta la conoscenza da un unico principio e del suo costituire un unico s. uno degli aspetti più importanti della filosofia. A titolo di esempio, si potrà ricordare questo passo di Hegel tratto dalla Prefazione alla Fenomenologia dello spirito (1807): «soltanto come scienza o come s. il sapere è effettuale, e può venire presentato soltanto come scienza o come s.». Un altro settore della filosofia romantica, quello jenese (➔ Romanticismo), sviluppava nello stesso tempo una diversa visione del concetto, che implicava una critica al carattere compatto e univoco di s. come quelli di Hegel e di Fichte; specialmente Novalis e F. Schlegel contrapponevano a questi ultimi l’idea di frammento, che era pur sempre un’apprensione della totalità, ma che, data la distanza fra finito e infinito, non poteva che essere un’apprensione rotta, parziale e momentanea: una serie di infinite illuminazioni successive era l’unico modo per avere accesso alla totalità. L’idea di s. si sarebbe così portata accanto l’idea, nemica e insieme gemella, di frammento, prima nel corso del 19° sec., con Kierkegaard e la scrittura aforismatica di Nietzsche, e poi nel 20° sec., specie in esponenti della Scuola di Francoforte come Bloch, Benjamin e Adorno. La Dialettica negativa (1966) di Adorno, da lui stesso definita una «logica della disgregazione», rappresenta probabilmente il punto più alto in cui l’esposizione e la concezione dialettica sistematica viene vista non come l’opposto, ma piuttosto come l’altro lato della frammentarietà, del rifiuto di sottomettere tutta la diversità del reale alla logica di un s. unico. Il concetto di s. viene così profondamente trasformato, parallelamente a quello di dialettica: essenzialmente negativo, esso designa non la concatenazione rigida del tutto, ma il dispiegarsi eterogeneo e non univoco di un reale molteplice, che è un tessuto di relazioni dinamiche e storiche, e per nulla fisse e definibili in termini oggettivi. Nel campo della termodinamica e delle scienze biologiche, lo studio, sviluppatosi soprattutto nella seconda metà del Novecento, dei s. aperti, aleatori, dinamici e aperti al cambiamento, contrapposti ai s. chiusi, tautologici e ripetitivi, costituisce un mutamento del concetto di s. che, in campo scientifico, corrisponde all’evoluzione del concetto di s. in campo filosofico che è stata delineata.