Slovenia

Enciclopedia on line

VOL 2 Slovenia dati geo amm TAB.jpg

Stato dell’Europa centrale. Confina a N con l’Austria, a NE con l’Ungheria, a SE e a S con la Croazia, a O con l’Italia; si affaccia sul Mar Adriatico per un breve tratto (46 km) a SO.

Caratteristiche fisiche

Carte Geopolitico SLOVENIA.jpg

Il territorio è prevalentemente montuoso; verso l’interno, fasce di colline e di altopiani si alternano a zone pianeggianti. I rilievi, che rappresentano le estreme propaggini sud-orientali della catena alpina, sono orientati secondo due allineamenti principali: uno a N, lungo il confine con l’Austria e l’altro a O, nella regione confinante con l’Italia. A N si erge la muraglia delle Caravanche, continuazione delle Alpi Carniche, che converge a E, verso le Savinjske Alpe, dove il rilievo si innalza fino ai 2558 m del Monte Grintavec. Nella regione nord-occidentale si snodano i rilievi delle Alpi Giulie, a cui appartiene il Monte Tricorno (2863 m), la massima elevazione della Slovenia. Verso S le dorsali alpine si abbassano in una serie di altopiani calcarei, attraversati da valli e depressioni, che occupano gran parte della Carniola, la regione meridionale del paese, e presentano gli stessi fenomeni carsici della vicina Venezia Giulia. I fiumi principali sono la Drava e il Mur, che però attraversano la S. soltanto per un breve tratto, e la Sava, uno dei più importanti affluenti del Danubio.

Il clima è di tipo alpino, con inverni freddissimi, tranne lungo la stretta fascia costiera e la regione orientale. Le precipitazioni sono abbondanti e mediamente raggiungono i 1000 mm, ma sui rilievi si hanno anche punte di 2000-2500 mm.

Popolazione

La S. è caratterizzata da una notevole omogeneità etnica che la pone su un piano diverso rispetto al variegato mondo balcanico: gli Sloveni rappresentano l’83,1% della popolazione totale e nessuna fra le pur numerose minoranze presenti sul territorio ha una consistenza tale da poter competere con il gruppo maggioritario: i Serbi, i più numerosi, sono appena il 2%; seguono i Croati (1,8%) i Bosniaci (1,1%) e piccoli gruppi di Ungheresi, di Albanesi, di Macedoni e di Italiani. Il tasso di crescita della popolazione è rimasto stazionario, intorno allo 0,1%, dall’indipendenza a oggi. La maggiore densità demografica si riscontra nei bacini interni e nelle aree pianeggianti orientali; la popolazione urbana è di poco superiore al 50% della totale. Esclusa la capitale, Lubiana (268.423 ab. nel 2008), gli altri centri urbani importanti (Maribor, Celje) non superano i 100.000 abitanti. Unico porto del paese è la cittadina di Capodistria.

La lingua nazionale è lo sloveno, suddiviso in numerosi dialetti, ma nelle regioni etnicamente miste sono parlati anche l’italiano e l’ungherese.

La religione dominante (57,8%) è la cattolica romana, con minoranze musulmane (2,4%) e cristiano-ortodosse (2,3%); il 10,1% della popolazione si professa ateo.

Condizioni economiche

La S. era la più prospera delle repubbliche della ex Iugoslavia: con una popolazione pari all’8,4%, essa deteneva circa il 20% del prodotto nazionale lordo e le sue esportazioni rappresentavano il 30% di quelle federali. La produzione industriale era assorbita, per la maggior parte, dalla Repubblica Serba, che la riforniva di materie prime. La decisione di rendersi indipendente e il conseguente deterioramento dei rapporti con la Serbia, ma anche l’allargamento del conflitto in Croazia e in Bosnia-Erzegovina, hanno inciso profondamente sulla stabilità dell’economia slovena. Nel periodo immediatamente successivo all’indipendenza il paese è andato incontro a una pesante recessione, con una caduta del PIL intorno al 20% e un’impennata del tasso di disoccupazione e di inflazione (pari al 200% nel 1992). Superata questa prima fase, tuttavia, la S., interessata solo marginalmente e brevemente da episodi bellici, ha potuto dedicarsi a un’opera di profonda revisione economica, procedendo piuttosto speditamente sulla via della privatizzazione e orientando i suoi rapporti commerciali verso i paesi occidentali, in particolare verso la Germania e l’Austria. L’adozione nel 1992 di una moneta nazionale (il tallero) ha permesso inoltre all’economia slovena di svincolarsi dagli effetti negativi dei legami con la ex Iugoslavia. La privatizzazione delle imprese statali è stata completata alla fine degli anni 1990, mentre maggiore ritardo, a causa di tendenze contrarie all’ingresso di capitali stranieri nelle attività bancarie e finanziarie nazionali, ha accusato l’apertura alle banche straniere (il settore bancario rimane tuttora per buona parte sotto il controllo pubblico). In pochi anni la S. è stata in grado di stabilizzare l’economia e di approssimarsi, come dimostrano i principali indicatori socioeconomici, agli standard dell’Europa occidentale.

L’agricoltura (che nel 2008 occupava il 2,5% della forza lavoro e partecipava al PIL per il 2,2%) è penalizzata dalla scarsità di superfici coltivabili (10% ca. del suolo); principali coltivazioni sono i cereali, le patate, la barbabietola da zucchero e, in particolare, la frutta (mele e uva). Discreto l’allevamento suino e bovino. Un posto di rilievo ha lo sfruttamento forestale, che alimenta le industrie della carta e del legno.

La lignite è la principale risorsa mineraria, largamente utilizzata, insieme con l’energia idrica e quella nucleare derivata dalla centrale croato-slovena di Krško, per produrre elettricità. Presenti nel sottosuolo anche piombo, ferro, zinco e mercurio.

Nel settore secondario (36% della forza lavoro e 33,4% del PIL) spiccano soprattutto le industrie meccaniche, chimiche e mobiliere, i cui prodotti sono destinati essenzialmente all’esportazione, e quelle agroalimentari, che invece lavorano soprattutto per soddisfare la domanda interna.

Tra le attività terziarie (61,5% della forza lavoro e 64,3% del PIL), le più rilevanti sono quelle connesse con il turismo, di cui la S. è già da tempo meta importante, potendo contare su un buon potenziale di attrattive naturali, rappresentate essenzialmente dalle grotte carsiche (tra le quali le più note sono quelle di Postumia), e su alcune rinomate stazioni balneari, termali e montane. Prin;cipali partner commerciali sono la Germania, l’Italia, la Croazia, l’Austria e la Francia.

Il paese gode di una buona rete stradale (38.709 km), che tuttavia necessita di potenziamento lungo il confine con l’Italia, punto di passaggio di buona parte del traffico internazionale dell’area balcanica, e ferroviaria (1228 km). Importante scalo marittimo è il porto di Capodistria. I principali aeroporti sono a Lubiana, Maribor e Portorose.

Storia

Gli Sloveni si insediarono nei territori alpini dell’alta Drava e della Sava, spingendosi verso l’Isonzo e il Timavo superiore, alla fine del 6° secolo. Dalla soggezione agli Avari e dal dominio del franco Samo (623-658), passarono ai Bavari (745-788), ai Franchi (788-907) e ai Magiari (907-955) finché, nell’11°-12° sec., piccole dinastie feudali tedesche o soggette all’impero dominarono varie parti della S., che con la salita al trono imperiale degli Asburgo rimase fino al 1918 stabilmente legata a Vienna. Per secoli gli Sloveni furono privi di una classe dirigente strettamente slovena; solo la Riforma e quindi la Controriforma gettarono le basi, con la lingua, di una coscienza nazionale slovena. Nel 1809-13, la creazione, da parte di Napoleone, delle Province illiriche, con capitale Lubiana, fu considerata dagli Sloveni come un importante riconoscimento della loro individualità nazionale; le istanze di autonomia da Vienna, riemerse durante la crisi del 1848-49, rimasero comunque confinate a una ristretta cerchia di intellettuali.

Dopo la sconfitta austriaca nella Prima guerra mondiale, gli Sloveni aderirono alla creazione di un regno slavo-meridionale (1918). Spartita fra l’Italia e la Germania nel 1941, nel 1946 la S. tornò a far parte della Iugoslavia come repubblica federata, ma la morte di Tito (1980), unita alla crisi economica degli anni 1980 e alle tensioni nazionali, comportò anche in S., come nelle altre repubbliche iugoslave, una fase di instabilità evolutasi in sentimenti separatisti. Le prime elezioni multipartitiche nel 1990 furono così vinte in Parlamento dagli indipendentisti; contemporaneamente veniva eletto presidente M. Kučan, candidato del Partito del rinnovamento democratico (erede della Lega dei comunisti di S.).

Nel giugno 1991 fu proclamata l’indipendenza; la crisi militare che seguì vide contrapposte le forze territoriali slovene e le forze armate iugoslave che, dopo la firma di un ‘cessate il fuoco’ in luglio, si ritirarono in ottobre. Nel 1992 la situazione si stabilizzò sotto il profilo politico ed economico, e a seguito delle elezioni legislative divenne capo del governo J. Drnovšek (riconfermato nel 1996 e 2000; presidente dal 2002 al 2007). Nella seconda metà degli anni 1990 crebbe tra la popolazione slovena il sentimento nazionalista e si confermò la tendenza, emersa già nel corso degli anni 1980, a sottolineare la collocazione storica del paese in ambito europeo, per ribadire polemicamente la non appartenenza della S. al mondo slavo e balcanico. Nel 2004 la S. entrò nella NATO e nell’Unione Europea. Le elezioni politiche dell’ottobre 2004 furono vinte dal Partito democratico (Slovenska demokratska stranka, SDS), formazione di centrodestra, il cui leader J. Janša formò una nuova coalizione di governo. I piani della maggioranza di tagli allo Stato sociale e neoliberismo sul piano fiscale provocarono una larga opposizione interna. Sul piano internazionale divennero tesi i rapporti con la Serbia per l’appoggio dato all’indipendenza del Kosovo. La politica del governo fu comunque premiata dalla stabilità economica e finanziaria, che nel 2007 permise alla S. di diventare il primo paese ex comunista ad aver condotto con successo il passaggio all’euro. Nel 2007 le elezioni presidenziali furono vinte da D. Turk, candidato di centrosinistra; lo stesso schieramento prevalse nelle legislative dell’anno successivo. Il governo di B. Pahor, in carica dal novembre 2008, ha dovuto misurarsi con la grave crisi che ha investito la S. per il calo delle esportazioni e una contrazione economica dell’8% annuo; accusato di immobilismo, dopo il mancato raggiungimento della fiducia chiesta alle camere il 20 settembre del 2011 Pahor ha rimesso il suo incarico nelle mani del presidente della Repubblica, che ha indetto elezioni anticipate. Nonostante le previsioni di una alternanza politica dopo il fallimento del governo Pahor, alle consultazioni tenutesi nel dicembre 2011 è risultato vincente il partito di sinistra Slovenia positiva di Z. Janković con il 28,5% delle preferenze. L'affermazione di misura ha costretto Janković a tentare di creare una coalizione piuttosto ampia con le altre forze del centrosinistra, ma non avendo ottenuto la maggioranza per la formazione dell'esecutivo, nel gennaio 2012 il presidente Turk ha aperto un altro ciclo di consultazioni; esso si è concluso con la nomina di Janša, che aveva guidato il Paese già dal 2004 al 2008 e che ha ottenuto l'investitura dal Parlamento con 51 voti favorevoli su 90. Le consultazioni presidenziali tenutesi nel novembre 2012 hanno registrato la vittoria al primo turno dell'ex primo ministro Pahor, che si è aggiudicato il 40% dei voti contro il 35,84% del presidente uscente Turk; il risultato è stato confermato dal ballottaggio tenutesi nel dicembre successivo, che ha sancito la vittoria di Pahor con il 67,44% delle preferenze.

Nel febbraio 2013, a seguito delle accuse di corruzione e irregolarità fiscali, il Parlamento ha sfiduciato il primo ministro Janša e affidato alla leader dell’opposizione di centrosinistra A. Bratušek l'incarico di formare un nuovo governo. Prima donna premier della Slovenia, Bratušek ha raggiunto un accordo per un governo di coalizione tra il partito Slovenia positiva, di cui è presidente pro tempore, e i partiti di centro-sinistra e di centro rappresentati dai Democratici sociali, dal Partito dei pensionati e dalla Lista civica. Sostituita nell'aprile 2014 alla guida del partito Slovenia positiva da Janković, il mese successivo Bratušek ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di premier. Le elezioni anticipate tenutesi a luglio hanno registrato la netta affermazione di M. Cerar, giurista esponente del centro-sinistra e attivamente impegnato contro la corruzione, che con il neoformato Partito di M. Cerar (Stranka Mira Cerarja, SMC) ha ottenuto il 34,6% dei consensi contro il 20,6% ricevuti dal Partito democratico, mentre al ballottaggio del novembre 2017 il presidente uscente Pahor è stato riconfermato nella carica con il 53,6% delle preferenze. Nel marzo 2018, a seguito dell'annullamento da parte della Corte suprema del referendum che aveva approvato un ambizioso progetto ferroviario sostenuto dal centrosinistra, Cerar ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di premier; alle elezioni anticipate svoltesi nel giugno successivo si è imposto il fronte xenofobo di destra rappresentato dal SDS dell'ex premier Janša, che si è aggiudicato il 25% delle preferenze, seguito dalla formazione di centrosinistra e populista Lista di Marjan Šarec (Lista Marjana Šarca, LMS) con il 12,7% dei voti, e dal partito del primo ministro uscente, ridenominato Stranka Modernega Centra (SMC), che ha ricevuto il 9,5% dei consensi scendendo da 36 a 10 seggi. Alle elezioni europee svoltesi nel maggio 2019 si è registrata la netta affermazione dei conservatori (26,4%), seguiti dai socialdemocratici (18,6%) e dalla lista del premier Šarec (15,5%), che nel gennaio 2020, constatata l'impossibilità per l'esecutivo di realizzare le riforme necessarie al Paese, ha rassegnato le dimissioni, subentrandogli dal marzo successivo Janša. Le politiche autoritarie del nuovo esecutivo ne hanno però rapidamente eroso la popolarità, come evidenziato dal risultato del referendum tenutosi nel luglio 2021 sulla legge, già approvata dal Parlamento, che amplia le possibilità di realizzare opere di edilizia pubblica sulle sponde dei fiumi e sulla costa, al quale l'87% dei votanti ha espresso parere negativo; contestando le politiche ambientali adottate dal governo, l'ampia percentuale di dissenso ha di fatto aperto una crisi di governo e indotto l'opposizione a chiedere le dimissioni del premier Janša. Alle consultazioni parlamentari dell'aprile 2022 il partito dell'uomo politico è stato battuto dal neofondato Movimento Libertà (Gibanje Svoboda, GS) dell'imprenditore R. Golob, che dal mese di giugno è subentrato nella carica a Janša. Le presidenziali dell'ottobre 2022 hanno registrato al primo turno l'affermazione del conservatore A. Logar, già ministro degli Esteri, che ha ottenuto il 34% dei voti contro il 27% aggiudicatosi dall'indipendente N. Pirc Musar, che lo ha battuto al ballottaggio con il 54% dei suffragi, prima donna del Paese a ricoprire la carica presidenziale.

Dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 la Slovenia ha presieduto il Consiglio dell'Unione Europea.

Lingua

Lo sloveno è una lingua slava meridionale parlata nella S. e, nelle zone vicino alla frontiera, anche in Austria, Croazia, Ungheria e Italia (nel Friuli-Venezia Giulia è presente una minoranza slovena). È suddivisa in 9 dialetti; la lingua letteraria è basata sul dialetto della bassa Carniola, con influssi del sistema vocalico del dialetto dell’alta Carniola (nel cui territorio rientra Lubiana), nonché del lessico e della sintassi tedesca e neolatina delle parlate confinanti. L’alfabeto è quello latino con alcuni segni diacritici; il valore delle lettere corrisponde a quello del croato (➔ serbocroato).

Letteratura

Dalle origini al 19° secolo

Le prime attestazioni di una tradizione scritta slovena risalgono alle formule confessionali dei cosiddetti Monumenti di Frisinga (10° sec.), che costituiscono tuttavia un evento a lungo isolato nella storia della letteratura colta. A differenza delle altre letterature slave meridionali, fra gli Sloveni l’epica orale è assente; dopo il 1200 si sviluppa la ballata, il cui malinconico lirismo segnerà una componente importante della poesia slovena.

In epoca umanistica e rinascimentale, l’assoggettamento politico del paese e la germanizzazione delle classi colte impedirono lo sviluppo di una produzione in volgare; solo con la Riforma, e principalmente grazie all’opera di P. Trubar (16° sec.), si gettarono le basi di una lingua e di una letteratura slovene moderne. Ma l’entusiasmo per le nuove idee e la fioritura di autori protestanti (S. Krelj; J. Dalmatin; A. Bohorič) furono presto soffocati dalla reazione della Chiesa cattolica; nessun libro fu pubblicato in sloveno fra il 1615 e il 1672, e il barocco sloveno ebbe una tardiva affermazione intorno al 1700.

Nuovo impulso alla creazione di una letteratura nazionale si ebbe con l’Illuminismo, che in S. si caratterizzò per la riflessione sulla lingua materna e sulla cultura nazionale. Dopo il 1780 l’italo-sloveno Ž. Zois radunò attorno a sé un circolo di intellettuali del quale fecero parte V. Vodnik, considerato il primo poeta sloveno, A.T. Linhart, cui si debbono le origini del teatro nazionale, e J. Kopitar, fondatore della scienza filologica slava.

Tra il 1830 e il 1848, con la pubblicazione dei versi di F. Prešeren, si affermò il Romanticismo. Stimolato dall’amico M. Čop, Prešeren innestò nuovi contenuti sociali, nazionali e morali sul tradizionale patrimonio poetico e sperimentò inconsuete forme metriche, tra le quali soprattutto il sonetto, costituendo un modello che avrebbe esercitato una grande influenza sulla successiva letteratura slovena. A partire dalla metà del 19° sec., all’interno di un quadro essenzialmente romantico, si nota ancora una forte persistenza di elementi razionalistici e preromantici (J. Trdina; F. Levstik; S. Jenko; J. Stritar; J. Mencinger; S. Gregorčič); negli ultimi due decenni del secolo predomina la prosa, soprattutto nella forma del racconto lungo incentrato sulla descrizione realistica dell’ambiente paesano (J. Jurčič; I. Tavčar; J. Kersnik). In poesia A. Aškerc apre i canti epici, le ballate, le romanze e le leggende in versi alla storia e all’ideologia.

L’età contemporanea

Il periodo che va dal 1899 al 1918 prende il nome di Slovenska moderna («modernismo sloveno») e costituisce, con il Romanticismo di Prešeren, l’episodio più importante dello sviluppo letterario nazionale. Rigoglioso sviluppo ebbero in questo periodo la lirica (D. Kette; J. Murn; O. Župančič), la narrativa e il dramma (I. Cankar); spiccano in particolare le figure di Cankar, che conferisce dignità letteraria alle grandi questioni sociali, psicologiche e morali dell’epoca, e di Župančič, creatore di una nuova poesia erotica, nazionale e filosofica.

Nel periodo fra le due guerre si diffondono l’espressionismo (i cui maggiori interpreti sono i poeti S. Kosovel; B. Vodušek; M. Jarc; A. Vodnik, e il drammaturgo e prosatore S. Grum), e, dopo il 1930, il realismo sociale (M. Kranjec; V. Prežihov, pseudonimo di L. Kuhar), con una forte corrente marxista, mentre si manifesta una rinnovata fortuna del simbolismo (C. Vipotnik; J. Udovič). Altri scrittori (A. Gradnik; I. Pregelj; F. Bevk; P. Golia) innestano le esperienze dell’espressionismo e del realismo sociale sulla matrice modernistica, raggiungendo i risultati artistici più significativi.

Con la Seconda guerra mondiale prendono il sopravvento tematiche legate all’esperienza rivoluzionaria e si diffonde uno stile piano e comprensibile alle masse; la lirica diviene il genere più diffuso (K. Destovnik-Kajuh). Dopo la nascita della Iugoslavia comunista (1945), di cui la S. farà parte fino al 1991, la letteratura passa da una breve adesione al dogma del realismo socialista alla sperimentazione di nuove correnti e nuovi generi. L’attenzione degli scrittori si sposta dai temi sociali e dai problemi dei contadini allo studio dell’uomo di città e del fenomeno dell’inurbamento, e all’approfondimento della psicologia individuale (V. Pavšič; I. Potrč; B. Zupančič; L. Kovačič; M. Zupančič; J. Žmavc). Negli anni 1950 si afferma una generazione di poeti (E. Kocbek) e prosatori (A. Rebula) che difende un’idea di letteratura fondata sull’attenzione ai valori formali. Nei due decenni successivi l’esistenzialismo stimola una produzione letteraria e teatrale incentrata sull’idea dell’assurdità del mondo, dell’alienazione dell’uomo e sull’esperienza della morte (D. Zajc; G. Strniša; V. Zupan; D. Smolè; P. Kozak; D. Jančar); in poesia si tenta di dar vita a nuove forme espressive che coniughino le esperienze più radicali del modernismo con il linguaggio teatrale, figurativo e cinematografico (T. Šalamun; I. Geister-Plamen; J. Snoj; D. Jovanovič; M. Jesih). Dagli anni 1980 si accentuano alcuni dei tratti tipici dell’arte postmoderna; nella poesia (A. Debeljak; M. Jesih) e nella prosa (A. Blatnik) gli scrittori abbandonano le forme della narrazione, coltivano l’illogicità e il paradosso, riabilitano i sentimenti privati, rifuggono da significati profondi, con una netta presa di distanza da ogni ideologia.

Arte e architettura

Anche dopo l’insediamento delle popolazioni slave nel 7° sec., la S. ha mantenuto legami con il mondo occidentale, latino, cattolico. Resti di rilievo sottolineano l’importanza degli ordini monastici (benedettini; cistercensi) per lo sviluppo dell’architettura romanica (Gornji Grad; Stična; Žiče). Mentre il romanico resta dominante nell’area veneta e in Istria (SS. Trinità a Hrastovlje), l’architettura monastica ebbe un ruolo sensibile anche per lo sviluppo del gotico, soprattutto nell’area settentrionale (13° sec.: Kostantinjevica; Gornji Grad). A Ptujska Gora, la chiesa di S. Maria è un notevole esempio di gotico centroeuropeo, influenzato dalla bottega di P. Parler. Dal 14° sec., l’area costiera subì l’influsso del Rinascimento veneto e italiano mentre gran parte della produzione rinascimentale della S. risentì dell’architettura della Carinzia (influenza di B. Firthaler nella chiesa di Kraniska di Gora, 1520 ca.) e di quella viennese (chiesa dell’Epifania, completata nel 1577, a Slovenske Gorice). Persistenze di forme romaniche e arcaiche si riscontrano nella chiesa di Dvor (iniziata nel 1525) e nella navata della chiesa di Leskovec (iniziata nel 1530-40). Influenze barocche romane e veneziane si ebbero con costruttori italiani nel 17° sec. (chiesa di S. Giacomo a Lubiana, ricostruita dai gesuiti su preesistenze medievali, 1613-15; chiesa con impianto ottagonale a Nova Štifa, nei pressi di Ribnica, 1641-71; chiesa delle Orsoline a Lubiana, 1718-26, attribuita a G. Frimigelica ecc.). Soltanto verso la metà del 19° sec., e specialmente nei primi anni del 20°, hanno inizio tendenze nuove, aperte alle contemporanee esperienze europee: M. Pertsch, P. Nobile, F. von Schmidt; rilevante l’attività di M. Fabiani.

Come altre regioni della penisola balcanica nord-occidentale, riunite in un solo Stato dal 1918 al 1991, anche la S. ha espresso le proprie tradizioni culturali, in originali e nuove ricerche, anche in campo artistico e architettonico. L’approccio all’impressionismo, tramite gli artisti tedeschi nel caso di R. Jakopič, si evolve verso esperienze più marcatamente espressioniste; una ricerca più formale e costruttiva interessa l’opera di F. e T. Kralj. Nel secondo dopoguerra il panorama dell’arte slovena è estremamente variegato e vivace, come dimostrano iniziative quali la Biennale internazionale della grafica o (dal 1994) la Triennale di arte contemporanea di Lubiana, e la partecipazione di artisti sloveni a importanti rassegne internazionali. Dal superamento delle problematiche informali attraverso una nuova figurazione, con G. Stupica e J. Bernik, alle tendenze concettuali del gruppo OHO (1966-71) di Lubiana, si evidenziano originali elaborazioni dei linguaggi artistici e il ruolo crescente dei nuovi media. In campo pittorico, emergono E. Bernard, G. Gnamuš, T. Šušnik, B. Gorenec, M. Gumilar; spettacolari dipinti ha elaborato il gruppo VSSD (Ves slikar svoj dolg «Pittore conosci il tuo dovere?»). Complessi progetti ha presentato il gruppo IRWIN, connesso al movimento di ‘retroavanguardia’ NSK (Neue Slowenische Kunst). Nell’ambito della scultura e delle installazioni interessanti sono le ricerche di J. Barsi, d’impronta minimalista; M. Potrč, che lavora con i materiali dell’architettura; A. Šušteršic, M. Osojnik. Le possibilità offerte dai nuovi media, dal video all’elaborazione digitale, alla net art, hanno trovato nell’organizzazione Ljudmila (Ljubljana digital media lab) un efficace sostegno; di notevole interesse l’opera di M. Kovačič, M. Grznic e A. Šmid, che lavorano insieme dal 1982; T. Pogačar, V. Čosič, N. Prosenc, M. Peljan.

In campo architettonico-urbanistico, tra le più importanti realizzazioni nell’immediato secondo dopoguerra figura il progetto di E. Ravnikar per la piazza della Rivoluzione a Lubiana. Tra gli architetti attivi negli anni 1970-80 sono da ricordare S. Sever, M. Mušič, V. Ravnikar. Tra le opere di architettura del periodo fra la fine del 20° e l’inizio del 21° sec.: blocco residenziale (Studio OFIS, 2000); Atrio della Galleria nazionale slovena e Camera del commercio e dell’industria (Sadar Vuga Arhitekti, 1998 e 2000); Edificio polifunzionale Šmartinska (Studio A. Biro, 2002); Edificio della Union Brewery (A. Princic, 1999), tutti a Lubiana; Hypermarket Baumaxx e Drive-in Mc Donald’s (Njric & Njric Arhitekti, 1999 e 2000) a Maribor.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Consiglio dell'unione europea

Barbabietola da zucchero

Seconda guerra mondiale

Prima guerra mondiale

Partito democratico