NAZIONI, SOCIETÀ DELLE

Enciclopedia Italiana (1934)

NAZIONI, SOCIETÀ DELLE

Giacomo Paulucci de' Calboli Barone

. La Società delle nazioni è un'associazione di stati, dominions o colonie che si governano liberamente. Suo scopo è quello di mantenere la pace mediante la risoluzione delle controversie internazionali e di organizzare, nei campi più varî, la collaborazione dei popoli per il benessere materiale e morale dell'umanità. L'idea d'una Società delle nazioni è antichissima, ma soltanto dopo la guerra mondiale ne fu possibile la realizzazione. Il Patto, che costituisce lo statuto fondamentale della Lega, trova appunto origine nel movimento determinatosi verso la fine della guerra mondiale e che ebbe espressione nel messaggio di Wilson dell'8 gennaio 1918. Elaborato, nei suoi 26 articoli, da un'apposita commissione nel 1919, è inserito in testa ai varî trattati di pace ed è entrato in vigore il 10 gennaio 1920.

Sono membri originarî della Società delle nazioni i firmatarî d'uno dei trattati nei quali è inserito il patto, e i cui nomi figurano nell'allegato, nonché gli stati, parimenti nominati nell'allegato, che hanno aderito al patto senza alcuna riserva entro i due mesi dall'entrata in vigore. Ogni stato, dominion o colonia che si governa liberamente, non designato nel patto, può divenire membro della Società, se la sua ammissione è pronunciata dai due terzi dell'assemblea e purché dia garanzie effettive della sincera intenzione di osservare i suoi obblighi internazionali e accetti il regolamento della Società rispetto ai suoi armamenti militari, navali e aerei. Ogni membro può, con preavviso di due anni, ritirarsi dalla società, ed è parimenti libero di non accettare gli eventuali emendamenti al patto. Può essere escluso dalla Società il membro che si sia reso colpevole della violazione d'un obbligo derivante dal patto, e l'esclusione è pronunciata da tutti gli altri membri rappresentati al consiglio.

La sfera di attività della Società delle nazioni dovrebbe comprendere i diritti e obblighi derivanti dal patto e dai trattati, conclusi e ratificati dopo la sua entrata in vigore, in quanto attribuiscano espressamente diritti e obblighi alla Società e in quanto questa li accetti.

Secondo il Patto, l'azione della Società si esplica per mezzo di un'assemblea e d'un consiglio, assistiti da un segretariato permanente, e secondati da organismi ausiliarî, da essi creati. Nel suo quadro rientrano inoltre l'Alto commissariato della città libera di Danzica, la Commissione di governo della Saar, l'Organizzazione internazionale del lavoro (v. lavoro, XX, p. 655 segg.), la Corte permanente di giustizia internazionale (v. corte, XI, p. 546), e infine altre istituzioni speciali: l'Istituto internazionale della cooperazione intellettuale (Parigi); l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (Roma); l'Istituto internazionale della cinematografia educativa (Roma); il Centro internazionale di studî sulla lebbra (Rio de Janeiro); l'Ufficio internazionale per i profughi (Ginevra). I rappresentanti dei membri della Società e i loro agenti godono, nell'esercizio delle loro funzioni, dei privilegi e delle immunità diplomatiche. Il patto non prescrive alcuna lingua ufficiale. Ognuno può servirsi della sua, ma è invalso l'uso di assicurarne la traduzione in francese o in inglese. La sede della Società è Ginevra.

La Società delle nazioni conta 59 membri. Quando si riunì la prima assemblea, nel 1920, ne contava 41. Costarica (ammessa il 16 dicembre 1920) diede preavviso di ritiro il 24 dicembre 1924 e cessò di far parte della Società col 1° gennaio 1927; la Germania, ammessa durante la settima assemblea (1926), il 14 ottobre 1933 notificò il preavviso di ritiro; il Giappone diede preavviso di ritiro il 27 marzo 1933; il Messico fu ammesso nel 1931, ma il 14 dicembre 1932 diede preavviso di ritiro; l'U.R.S.S. e l'Afghānistān sono stati ammessi nel settembre 1934; gli Stati Uniti d'America, non avendo ratificato nessuno dei trattati nei quali è inserito il patto non fanno parte della Società. Pertanto oggi non ne sono membri i seguenti paesi: Andorra, Arabia Saudiana, Islanda, Liechtenstein, Monaco, San Marino, Stato della Città del Vaticano, Brasile, Egitto, Ecuador, Costarica. Germania, Giappone, Messico, Stati Uniti.

Gli organi della Società. - Sono l'Assemblea e il Consiglio, assistiti da un segretariato permanente, e muniti di poteri e doveri speciali.

L'Assemblea si compone di rappresentanti dei membri della Società, e si riunisce ogni anno nel mese di settembre. Può anche riunirsi in altre epoche, per deliberazione dell'Assemblea o del Consiglio, e può essere convocata in sessione speciale su domanda di uno o più membri. Ogni membro dispone di un voto e non può avere più di tre rappresentanti, pur essendo ammessa la presenza di supplenti e di esperti. La competenza dell'Assemblea si può estendere a tutte le questioni che rientrano nella sfera di attività della Società delle nazioni o che toccano la pace del mondo. Ha inoltre delle attribuzioni speciali, attinenti al eontrollo del bilancio, all'ammissione di nuovi membri, all'elezione periodica dei membri non permanenti nel Consiglio, all'elezione, in collaborazione col Consiglio, dei giudici della Corte permanente. Le riunioni dell'Assemblea hanno luogo per convocazione del presidente del Consiglio, a mezzo del segretario generale. L'ordine del giorno d'ogni sessione annuale comprende anzitutto un rapporto sull'opera del Consiglio dopo l'ultima sessione dell'Assemblea, sul lavoro del Segretariato e sulle misure prese per eseguire le decisioni dell'assemblea precedente. Vengono quindi le questioni che l'Assemblea, in una sessione anteriore, aveva deciso di mettere all'ordine del giorno, quelle proposte dal Consiglio o da un membro della Società, e infine il progetto di bilancio. L'Assemblea si apre sotto la presidenza provvisoria del presidente del Consiglio in carica. Nella prima riunione procede all'elezione del presidente e di sei vicepresidenti, i quali, con i presidenti delle grandi commissioni dell'Assemblea, costituiscono l'ufficio di presidenza. La sessione comincia con una discussione generale sull'attività del Consiglio e sulle misure prese per dare esecuzione alle decisioni dell'Assemblea precedente. Le questioni da esaminare vengono quindi ripartite in sei commissioni che si occupano rispettivamente: 1. delle questioni giuridiche e costituzionali; 2. delle organizzazioni tecniche e della cooperazione intellettuale; 3. della riduzione degli armamenti; 4. delle questioni di bilancio; 5. delle questioni sociali e generali; 6. delle questioni politiche, dei mandati e della schiavitù.

Le commissioni esaminano tutti i rapporti presentati all'Assemblea dai varî organi della Società e sottopongono a essa le loro raccomandazioni finali. Ognuna di esse nomina un relatore per dare conto all'Assemblea delle discussioni e conclusioni. Su questo rapporto si può aprire una discussione generale, davanti all'Assemblea plenaria, che decide definitivamente.

Il Consiglio si dovrebbe comporre di cinque membri. permanenti (Francia, Germania, Giappone, Italia, Inghilterra), che si riducono effettivamente a tre (Inghilterra, Francia, Italia) per il ritiro della Germania e del Giappone; e di dieci membri designati dall'Assemblea (attualmente Argentina, Australia, Cecoslovacchia, Cina, Danimarca, Messico, Panamá, Polonia, Portogallo, Spagna), che si riducono a nove per il ritiro del Messico. Al momento della costituzione della Società delle nazioni, il Consiglio comprendeva invece (in base all'art. 4, paragrafo 1 del Patto) cinque membri permanenti, cioè i rappresentanti delle principali potenze alleate e associate (Francia, Giappone, Italia, Inghilterra, Stati Uniti d'America), e quattro membri non permanenti indicati nel patto (Belgio, Brasile, Spagna, Grecia). Gli Stati Uniti d'America non entrarono però, come s'è detto a fare parte della Società. D'altra parte, l'8 settembre 1926, venne assegnato alla Germania un posto permanente, e il numero dei membri non permanenti fu elevato prima da quattro a sei, poi a nove, e in ultimo a dieci limitatamente al periodo 1933-1936, con l'intesa che nel 1936 la questione del numero dei membri del Consiglio sarà oggetto di riesame. Ogni anno, durante la sessione ordinaria, l'Assemblea procede all'elezione di tre membri non permanenti del Consiglio per un periodo di tre anni, sicché, nel corso di un triennio, i nove seggi disponibili possono essere rinnovati. Ogni membro della Società, rappresentato al Consiglio, dispone di un voto e ha un rappresentante. Ogni membro non rappresentato è invitato a mandare un rappresentante quando una questione che lo interessa particolarmente è portata davanti al Consiglio. Nel 1920, che fu un periodo di organizzazione, il Consiglio tenne undici sessioni. Nel 1921 il numero delle riunioni fu ridotto a cinque. Nel 1929 il Consiglio decise di non tenere, per l'avvenire, che quattro sessioni all'anno, e cioè: nel terzo lunedì di gennaio, nel secondo giovedì di maggio, tre giorni prima dell'Assemblea, e immediatamente dopo l'elezione dei membri non permanenti del Consiglio. Può peraltro tenere delle sessioni straordinarie, e in circostanze eccezionali riunirsi d'urgenza, su convocazione del segretario generale, in seguito a domanda d'un governo. La competenza del Consiglio, come quella dell'Assemblea, si estende a tutte le questioni che rientrano nella sfera di attività della Società delle nazioni o che toccano la pace del mondo. D'altra parte il Patto gli conferisce attribuzioni speciali, come la preparazione del progetto per la riduzione degli armamenti e il controllo dell'amministrazione dei mandati. I trattati di pace gli hanno inoltre affidato altre attribuzioni relative al governo del territorio della Saar e alla città libera di Danzica, nonché alle minoranze. Ogni anno, dopo la sessione dell'Assemblea, il Consiglio nomina, tra i suoi membri, dei relatori che avrebbero il compito di seguire da vicino l'attività della Società delle nazioni in un determinato campo delle sue attività: mandati, transito, questioni economiche e finanziarie, disarmo. Questi relatori rendono conto ai colleghi dei lavori in corso, propongono le consultazioni necessarie e le eventuali riunioni di conferenze, fanno votare le risoluzioni del caso per provocare l'azione particolare degli stati membri della Società. Se un conflitto di carattere politico è portato davanti al Consiglio, questo nomina un relatore speciale, che ha il compito di esporre la questione, suggerire i metodi per la possibile soluzione e comunicare le decisioni prese dal Consiglio. La presidenza, che cambia ad ogni sessione, tocca a turno a tutti i membri del Consiglio, secondo l'ordine alfabetico dei nomi in francese dei varî stati.

Due principî f0ndamentali, quello dell'eguaglianza e quello della unanimità, dovrebbero presiedere sia alla costituzione della Società sia al funzionamento dell'Assemblea e del Consiglio. Il principio dell'eguaglianza importa che non debba esistere alcuna differenza fra i membri della Società. Il principio dell'unanimità è consacrato dal 1° capoverso dell'art. 5, il quale prescrive che, "salvo disposizione contraria del presente patto, o delle clausole del presente trattato, le decisioni dell'Assemblea e del Consiglio sono prese all'unanimità dai membri della Società rappresentati alla riunione". La clausola, che non figurava nel progetto sottoposto alla Commissione nel 1919, venne introdotta, su proposta di lord Robert Cecil, come condizione fondamentale per l'esistenza stessa della Società, in quanto connessa al principio della sovranità degli stati. Salvo le eccezioni, tassativamente consentite, gli stati non possono essere vincolati da una decisione se non in base all'adesione del loro rappresentante. È peraltro da osservare che in questi ultimi anni, per presunte esigenze pratiche di funzionamento dell'istituzione, il principio dell'unanimità, e quello conseguente della sovranità degli stati, è stato intaccato da numerose eccezioni che non sempre hanno fondamento giuridico e che non giovano alla stabilità e al credito della Società. Così è invalsa la pratica di prendere a maggioranza le risoluzioni delle commissioni. Nelle sedute plenarie dell'Assemblea le deliberazioni debbono essere prese all'unanimità.

L'Assemblea e il Consiglio sono assistiti dal Segretariato permanente, che rappresenta l'amministrazione della Società ed è l'organo di fatto che dirige e controlla tutta l'attività della Lega. Esso comprende gli uffici del segretario generale, dei segretarî generali aggiunti, dei sottosegretarî generali, 14 sezioni (centrale; delle minoranze; dei mandati; del traffico dell'oppio e delle questioni sociali; del disarmo; giuridica; d'informazioni; finanziaria e degli studî economici; delle relazioni economiche; delle comunicazioni e del transito; d'igiene; degli uffici internazionali e della cooperazione intellettuale; politica; tesoreria); varî servizî amministrativi (ufficio del personale; servizio dei documenti; di redazione, traduzione e interpretazione; delle pubblicazioni; di policopia, distribuzione, stenografia, servizî interni; dei contratti e del materiale: servizio postale, telefonico, degli uscieri; archivî; segretariato del consiglio d'amministrazione della cassa pensioni) e uffici ausiliarî in varî paesi. Alla testa del Segretariato è il segretario generale, che nomina il personale con l'approvazione del Consiglio. I funzionarî del Segretariato dovrebbero essere dei funzionarî internazionali, e con tale speranza è stato di recente introdotto il principio di un giuramento da parte di essi. Il segretario generale e tutti i funzionarî, che hanno rango da direttore in su, pronunciano in pubblica seduta, in presenza del Consiglio, l'impegno di assolvere le loro funzioni in vista esclusivamente degl'interessi della Società e di non domandare né ricevere istruzioni da alcun governo o da alcuna aut0rità esterna. Il primo segretario generale, l'inglese sir Eric Drummond, fu designato nell'allegato del Patto. Dimessosi il 23 gennaio 1932, l'Assemblea straordinaria della Società delle nazioni ratificò, il 9 dicembre 1932, il voto unanime del Consiglio che designava a succedergli il francese Joseph Avenol, già segretario generale aggiunto sino dal 31 marzo 1923. L'Italia, nel rango di sottosegretario generale prima e segretario generale aggiunto poi, è stata successivamente rappresentata dal prof. Dionisio Anzilotti, dal regio ambasciatore Bernardo Attolico, dal regio ministro plenipotenziario marchese Paulucci di Calboli Barone e dal primo presidente di Corte d'appello Massimo Pilotti. Il segretario generale della Società è di diritto segretario generale dell'Assemblea e del Consiglio ed è quindi il consigliere permanente dei presidenti che si avvicendano al Consiglio ed all'Assemblea. Conformemente all'art. 11 del Patto, egli convoca immediatamente il Consiglio, su domanda d'un membro della Società, in caso di guerra o di minaccia di guerra. Conformemente all'art. 18, il segretario ha, fra l'altro, il compito di registrare i trattati e accordi internazionali, che vengono pubblicati, oltre che nel testo originale, in francese e in inglese.

Gli organismi ausiliarî. - Il Consiglio e l'Assemblea sono parimenti assistiti da organismi ausiliarî, che dovrebbero altresì facilitare agli stati il compimento dei doveri ad essi spettanti. In generale si possono considerare gruppi di esperti della Società che fanno il lavoro degli organi principali. Essi hanno origine da risoluzioni del Consiglio e dell'Assemblea; talvolta la loro creazione è prevista nel Patto o in un trattato. Generalmente i componenti sono nominati dagli organi della Società delle nazioni; in alcuni casi, dagli stessi stati. Questi organismi ausiliarî sono le organizzazioni tecniche e le commissioni consultive.

Le organizzazioni tecniche sono un'istituzione caratteristica della Società delle nazioni, concepita a sua immagine. Il segretariato di tali organizzazioni è naturalmente in mano delle sezioni del Segretariato della Società, le quali, praticamente, preparano e svolgono il lavoro che dovrebbe essere compiuto dalle dette organizzazioni tecniche. Esistono attualmente quattro organizzazioni di questo genere: l'organizzazione economica e finanziaria; l'organizzazione delle comunicazioni e del transito; l'organizzazione d'igiene; l'organizzazione della cooperazione intellettuale. Alla loro costituzione ha presieduto un'idea comune: quella d'imprimere ai problemi tecnici un determinato indirizzo, perseguito dal Segretariato della Società delle nazioni.

L'organizzazione economica e finanziaria, creata dal Consiglio e dall'Assemblea, si compone del comitato finanziario (sorto su raccomandazione della conferenza finanziaria internazionale di Bruxelles del 1920) e del comitato economico, che sono rispettivamente gli organi consultivi del Consiglio per tutte le questioni finanziarie ed economiche che possono essere oggetto di regolamento internazionale.

L'organizzazione delle comunicazioni e del transito, sorta in base all'art. 23 del Patto, avrebbe il compito di studiare le misure atte ad assicurare la libertà delle comunicazioni e del transito e di assistere il Consiglio nella soluzione delle controversie che possono nascere in questo campo. Essa esplica la sua azione per mezzo delle conferenze generali, d'una commissione consultiva e tecnica, di comitati permanenti o temporanei.

L'organizzazione d'igiene, sorta in base all'art. 23 del Patto, dovrebbe favorire la protezione della pubblica salute mediante la collaborazione internazionale esercitando la propria influenza sui servizî nazionali della sanità pubblica. Essa comprende un consiglio consultivo (costituito dal comitato permanente dell'ufficio internazionale d'igiene pubblica di Parigi e composto dai rappresentanti di 52 governi) e il comitato d'igiene; e coordina, nel quadro della sua azione, l'attività dell'ufficio d'Oriente a Singapore e del centro internazionale della lebbra a Rio de Janeiro, mentre, d'altra parte, penetra, mediante l'offerta di personale sanitario e di tecnici, nelle amministrazioni sanitarie.

L'organizzazione della cooperazione intellettuale dovrebbe sviluppare la collaborazione dei popoli in tutti i campi del pensiero allo scopo di assicurare la buona intesa internazionale a salvaguardia della pace. Essa comprende una commissione internazionale di cooperazione intellettuale (che è l'organo consultivo del Consiglio e dell'Assemblea, costituito da 17 membri nominati dal Consiglio) e dei comitati di esperti, di cui alcuni a carattere permanente (come il comitato permanente delle lettere e delle arti, il sottocomitato di esperti per l'insegnamento alla gioventù dei fini della Società delle nazioni), altri a carattere temporaneo per questioni speciali.

Oltre alle organizzazioni tecniche, esistono varie commissioni che hanno il compito, in generale, di dare agli organi politici della Società pareri e informazioni nel campo della rispettiva loro competenza. Alcune sono permanenti, come la commissione per lo studio delle questioni militari, navali ed aeree, la commissione dei mandati, la commissione dell'oppio, la commissione per la protezione dell'infanzia e della gioventù, la commissione internazionale per la cooperazione intellettuale; altre sono temporanee, come la commissione preparatoria per il disarmo, il comitato per la codificazione progressiva del diritto internazionale, ecc.

Gl'istituti speciali. - Fra gli organi della Società, vanno annoverate delle istituzioni speciali messe a disposizione della Società delle nazioni nell'intento di sviluppare la collaborazione internazionale in campi particolari. Si tratta in generale di organi autonomi che funzionano sotto gli auspici della Società delle nazioni: la Corte permanente di giustizia internazionale; l'Organizzazione internazionale del lavoro; l'Istituto internazionale della cooperazione intellettuale (fondato dalla Francia nel 1925, si occupa di questioni letterarie, artistiche, scientifiche, del problema della proprietà intellettuale e dell'insegnamento); l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (fondato a Roma dall'Italia nel 1926, studia i mezzi di armonizzare e coordinare il diritto privato fra gli stati e di preparare gradualmente l'adozione di una legislazione uniforme); l'Istituto internazionale per la cinematografia educativa (creato dal governo italiano nel 1928 a Roma, allo scopo d'incoraggiare la produzione di film educativi e favorirne la diffusione e lo scambio; v. cinematografo, X, p. 353); l'Ufficio internazionale per i profughi (creato a Ginevra conformemente a una risoluzione dell'Assemblea del 1930, allo scopo di continuare e ultimare, entro il 1938, l'opera umanitaria organizzata a favore dei profughi); Centro internazionale della lebbra (creato a Rio de Janeiro dal governo britannico).

Le spese della società. - Conformemente all'art. 6 del Patto, le spese della Società delle nazioni vengono sostenute dai membri nella proporzione decisa dall'Assemblea. All'uopo, una commissione di 5 membri, nominati dal Consiglio, e denominata commissione di ripartizione delle spese, ha il compito di determinare e proporre la quotizzazione, in base all'analisi e alla comparazione dei bilanci degli stati membri e a notizie di carattere economico di cui dispone. L'Italia, ad es., figura, nell'anno 1933, per 60 unità su 1013; sicché nel bilancio del 1934, che è previsto in franchi oro 30.827.805,00, il contributo italiano è di lire 6.938.537 inferiore di 19 unità a quello della Francia e di 45 a quello dell'Inghilterra e superiore a tutti gli altri. Il versamento dei contributi, da parte di molti stati, non è però regolare, e anzi l'entità dei cosiddetti contributi arretrati comincia a destare gravi preoccupazioni per la vita finanziaria della Lega. Al 6 ottobre 1933 i contributi arretrati ammontavano, per il mancato versamento da parte di 25 stati, alla cifra complessiva di franchi oro 21.603.342,50. I paesi morosi continuano peraltro a fare parte della Società delle nazioni.

La crisi della lega e i progetti di riforma. - Il fatto che la Società delle nazioni non sia riuscita ad attrarre gli Stati Uniti; che abbia determinato, in un certo momento, l'uscita del Brasile, dell'Argentina, della Spagna; che le sia venuto meno il successo nella procedura e nei risultati, di fronte al primo serio esperimento del conflitto cino-giapponese; che non sia ancora riuscita nel suo compito essenziale, che è quello del disarmo; che non abbia potuto impedire il ritiro del Giappone e della Germania, ha suscitato negli ultimi tempi, insieme con la sfiducia dei popoli, propositi varî di riforma, solennemente affermati e posti sul tappeto internazionale, in occasioni memorabili, dal capo del governo italiano Mussolini e dal Gran Consiglio del fascismo. Si è in generale osservato che il decadimento dell'istituto di Ginevra non è tanto dovuto alla mancanza di buona volontà dei governi interessati quanto alla costituzione dell'organismo, preparato in fretta durante i negoziati per la pace. Il patto è infatti la filiazione diretta, formale e sostanziale, dello spirito di Versailles; e non poteva essere diversamente. La costituzione della Società, in quella forma, con quel funzionamento, per quei fini, fu dettata dalle circostanze, dalla ferrea posizione delle cose. Ma da allora all'anno 1934 sono trascorsi circa 15 anni, e un quindicennio, nel ritmo dei rapporti internazionali, incide notevolmente sul cammino della storia e nello spostamento dei bisogni e delle concezioni dei popoli. È venuta meno la ragione primitiva e fondamentale dell'aderenza alle nuove condizioni della vita internazionale. È scomparsa la distinzione tra vincitori e vinti, e il patto, come l'istituto, hanno perduto parte della loro vitalità. La Società delle nazioni, come ogni altro organismo, non può rimanere immobile né immutabile. Già Mussolini, in occasione della riforma del Segretariato, riforma costituzionale più a carattere politico che amministrativo, aveva additato il rimedio alla crisi già delineatasi, proponendo con lo storico memorandum del 14 agosto 1930, un riordinamento dell'alta direzione attraverso un sistema che consentisse a tutte le grandi potenze una solidale ed equa partecipazione alle direttive supreme. Il progetto italiano poteva essere, nelle circostanze di allora, forse risolutivo, perché avrebbe permesso un graduale adeguamento dell'istituzione al volto mutato della realtà internazionale. Attualmente le condizioni sono diverse, e il problema ha assunto proporzioni più vaste e più ardue, mentre le soluzioni si presentano difficili e complesse. Occorrerebbe innanzi tutto risanare l'atmosfera internazionale, purificando e schiarendo il linguaggio diplomatico, e smettendo quelle manovre di demagogia internazionale con le quali si è troppo a lungo sfruttata la nobile idea dell'eguaglianza di diritto verso scopi ed effetti ad essa opposti. Vi sono dei punti fermi da ribadire e delle vane preoccupazioni da eliminare.

Qualunque possa essere l'indirizzo della riforma, un principio dovrebbe rimanere intangibile, quello dell'unanimità, intesa almeno come accordo pregiudiziale delle grandi potenze. Questa unanimità non è soltanto la necessaria garanzia della sovranità e dell'indipendenza degli stati, principio che è il presupposto medesimo del Patto, ma è anche l'indispensabile condizione giuridica e di fatto per il funzionamento affettivo d'un istituto internazionale di carattere politico. Quanto alle garanzie per le piccole potenze, esse risulteranno tanto maggiori quanto più completa e armonica, e cioè più rispondente alle situazioni storiche e politiche, sarà la posizione delle grandi potenze.

La procedura ideale per la riforma sarebbe quella prevista dall'art. 26 del Patto, ma non sembra possibile dettare le basi d'una Società delle nazioni in assenza di quattro grandi potenze su sette, e allora, all'infuori di forme procedurali precostituite, si renderà necessario affrontare la questione con una riunione di tutte e sette le grandi potenze, a evitare che un ulteriore irrigidimento nella presunta intangibilità del Patto estranii definitivamente la Lega dalla realtà della vita internazionale.