ASSICURAZIONI, Società di

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

ASSICURAZIONI, Società di

Lucia Vitali

Oggetto dell'attività assicurativa, e materia prima delle imprese che operano nel settore, è il rischio, cioè il possibile verificarsi di eventi che possono dar luogo a perdite finanziarie risarcibili per coloro che − contro il pagamento di un premio − abbiano assicurato la loro vita o i loro beni. Le modalità dello svolgimento della gestione dell'impresa di a. derivano quindi dal tipo di impegno che comporterà il pagamento del risarcimento, o qualora l'evento si verifichi, oppure − a seconda della natura del rischio stesso − ogni qualvolta esso si verifichi nel corso della durata della garanzia assicurativa. L'attività di garantire contro il rischio implica, da parte della società di a., la necessità di conformarsi a una serie di procedure e vincoli di carattere normativo, sia rispetto alla gestione tecnica sia con riguardo a quella finanziaria. Tali vincoli caratterizzano queste società, e ne costituiscono un carattere distintivo rispetto ad altri intermediari finanziari.

L'insieme delle attività di una società di a. si articola in una molteplicità di operazioni separate, le quali sia sotto il profilo tecnico-operativo sia sotto quello finanziario possono assumere caratteri assai diversi in dipendenza del tipo di rischio coperto. In particolare, se l'impresa offre garanzie assicurative volte alla tutela delle persone, come accade nel caso di una società di a. sulla vita, la gestione tecnica e quella finanziaria risponderanno ai criteri e ai tempi tipici del ramo vita, con l'accantonamento di riserve tecniche di lungo periodo. Viceversa, se i prodotti assicurativi offerti riguardano la garanzia della ricostituzione totale o parziale di un bene, oppure l'erogazione di un servizio, nel caso cioè di una società di a. contro i danni, sia la gestione tecnica che quella finanziaria debbono sottostare a più accentuate dinamiche, dovute a frequenze più alte dei sinistri e quindi dei pagamenti per risarcimenti.

Nella gestione assicurativa, il ramo vita e il ramo danni debbono essere ben distinti: dal 1986, per le imprese di nuova costituzione, non è possibile esercitare in una stessa società le due attività. Nel caso di impresa ''mista'' di vecchia costituzione, che ancora eserciti entrambi i rami, le due gestioni debbono essere comunque separate e vanno riportate in bilanci diversi. Secondo i dati del 1990, esercitano in Italia attività assicurativa 252 società di assicurazione.

Queste imprese assumono, in prevalenza, la forma di società per azioni, ma sono presenti anche dodici società mutue, una società cooperativa e due enti pubblici. Di questi ultimi, il più importante è l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, che, oltre a gestire il ramo vita e a riassicurarlo obbligatoriamente per il resto del mercato, si occupa anche della raccolta e dell'analisi dei dati relativi alla responsabilità civile automobilistica, un servizio che svolge per conto del mercato. Nel complesso, le imprese italiane sono 200, mentre 52 sono società di a. estere (tab. 1).

L'attività imprenditoriale di a. è quindi concessa soltanto a società che abbiano le forme giuridiche elencate; pertanto non è permesso svolgerla a singoli individui, oppure a società in nome collettivo, a società in accomandita o a responsabilità limitata. Il motivo di tale divieto legislativo si rifà, ancora una volta, alla necessità, per l'impresa di a., di rappresentare per i propri assicurati una entità finanziaria molto solida, che deve rimanere tale anche in caso di andamenti molto sfavorevoli dell'incidenza dei rischi.

La solvibilità della società di a. nei confronti dei propri assicurati è normalmente garantita dalla congruità delle riserve tecniche; in caso di incidenze anomale o non prevedibili dei sinistri, l'impresa può attingere ad accantonamenti di garanzia, oppure − in caso di squilibri più elevati − al capitale proprio e alle proprie riserve patrimoniali.

Nelle società di a., la vendita del prodotto (cioè la garanzia contro un determinato rischio) avviene nel momento stesso della sottoscrizione della polizza tra impresa e assicurato. L'acquisto del servizio assicurativo così perfezionato potrà, in seguito, comportare per la società il pagamento del risarcimento, che può avvenire una o più volte durante la durata del contratto, o talvolta non avvenire affatto, a seconda del verificarsi o meno dell'evento assicurato.

Questa inversione del ciclo finanziario comporta, da parte della società, una continua adesione della gestione finanziaria, che deve sostenere il fabbisogno dei flussi risarcitori in uscita, agli andamenti della gestione assicurativa. Qualora l'incidenza dei sinistri si mostri troppo vivace, oppure rallentata, rispetto alle previsioni, il prelievo dei flussi finanziari necessari a pagare i risarcimenti, cioè di somme che hanno alimentato fino ad allora le riserve tecniche, dev'essere, rispettivamente, più veloce o più lento. Ciò influisce sulla durata degli investimenti, e può causare disinvestimenti o reinvestimenti delle riserve tecniche non previsti al momento della scelta d'investimento. Similmente, l'imprenditore assicurativo, nella sua veste di investitore istituzionale, dovrà rispettare le esigenze della gestione tecnica, per es. con riferimento all'importo del risarcimento, qualora esso richieda una valutazione. Le considerazioni appena svolte assumono maggiore importanza nelle imprese di a. contro i danni.

Più semplice appare l'aspetto previsionale della gestione del ramo vita, dove l'incertezza sulla prestazione è molto limitata, sia per quanto riguarda l'evento sopravvivenza o morte che per quanto riguarda l'importo (nei prodotti vita attuali sempre rivalutato). La dinamica delle risorse tecniche nel ramo vita è quindi assai più prevedibile, e lo stock dei flussi accantonati si costituisce con maggiore regolarità, rispetto al ramo danni.

La pratica della riassicurazione costituisce, per la gestione assicurativa, una sorta di garanzia di solvibilità, oltre che − in alcuni tipi di trattati di riassicurazione − una forma sostitutiva del capitale proprio di impresa, o comunque una sorta di suo potenziale aumento.

Nella riassicurazione, che trova il suo mercato a livello mondiale, la società di a. cede a una società di riassicurazione una parte dei rischi assunti: nel processo di frazionamento dei rischi si ottiene di ridurre il grado di aleatorietà del portafoglio. Questa cessione può assumere varie forme: dalla partecipazione più o meno elevata a tutti i rischi assicurati, come avviene nel ramo vita con la cessione legale (simile alla libera riassicurazione in quota) alla riassicurazione per eccesso globale di perdita, che fissa una somma massima di esborso per i risarcimenti dovuti dalla cedente e fa subentrare per il resto il riassicuratore. Quest'ultimo, inoltre, retrocede in parte i rischi così assunti ad altri riassicuratori, spesso di altri paesi europei o di altri continenti, di modo che, qualora l'evento si verifichi, la perdita viene di volta in volta suddivisa tra più riassicuratori, i quali a loro volta ottengono il vantaggio di diversificare l'insieme dei rischi assunti. Oltre a questa suddivisione verticale del rischio, esiste anche la pratica di una suddivisione orizzontale, detta coassicurazione, quando un rischio di elevata entità venga assicurato insieme da due o più assicuratori diversi, che a loro volta possono − ciascuno per suo conto − riassicurare presso altri la propria parte di rischio assunto.

Il mercato nazionale delle a. assume, in tutti i paesi, una forma oligopolistica, essendo retta da grandi holding finanziarie, con articolazioni spesso assai dinamiche, che per certi prodotti assicurativi possono avere delle frange concorrenziali più o meno ampie. Anche in Italia, sia per il ramo vita che per il ramo danni, le quote maggiori di mercato sono in mano a un numero ristretto di imprese, che nel ramo vita sono ancora meno numerose (tabb. 2 e 3).

Le imprese di a. vendono i loro prodotti attraverso una rete distributiva prevalentemente costituita da agenti diretti dell'impresa, monomandatari o plurimandatari. A differenza di quanto accade nell'Europa del Nord, la figura del broker, l'intermediario assicurativo non legato a una singola impresa, ma libero di scegliere di volta in volta la società di a. più adatta al rischio da coprire, in Italia è finora poco diffusa. Con la realizzazione piena del mercato unico europeo, oltre che a una maggiore concentrazione delle imprese, si assisterà probabilmente a una modificazione nell'agire delle reti di distribuzione. Esse includeranno in Italia, come già avviene nel resto dell'Europa continentale, oltre agli agenti tradizionali, anche gli sportelli bancari o altre forme di vendita di prodotti finanziari.

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