Gubajdulina, Sofija Asgatovna

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Compositrice russa (n. Čistopol´ 1931). Esponente tra i più autorevoli del panorama musicale internazionale, alla base della sua musica, oltre che una personale appropriazione delle tecniche compositive del Novecento, vi è una fitta rete di riferimenti culturali, derivati dalle radici culturali tatare, dalla consuetudine con strumenti popolari e rituali di diverse tradizioni asiatiche, russe e caucasiche, e dalla frequentazione della letteratura e dell'arte occidentale. Elemento determinante nella sua produzione  è la dimensione religiosa, fondata in larga misura sulla filosofia di N. Berdjaev e accompagnata da una radicata convinzione circa le proprietà mistiche della musica.

Vita

Ha compiuto gli studi di piano e composizione al conservatorio di Kazan´, perfezionandosi a Mosca con N. Pejko e V. Šebalin. Nel 1992 si è trasferita in Germania. Come molti compositori sovietici della sua generazione, ha incontrato numerose difficoltà a causa delle direttive estetiche e ideologiche degli organismi culturali ufficiali; importante in questo quadro il sostegno negli anni Sessanta e Settanta di esecutori e compositori come D. Šostakovič e G. Kremer (al quale è dedicato il concerto per violino Offertorium, 1980-86, sul tema dell'Offerta musicale di J. S. Bach). A partire dai primi anni Ottanta la sua notorietà si è rapidamente accresciuta, prima in Occidente poi in patria. Dal 2005 è membro onorario straniero dell'American academy of arts and letters.

Opere

La sua produzione ha mantenuto una marcata unitarietà, pur avendo attraversato sensibili evoluzioni della tecnica compositiva. I suoi primi lavori, improntati al serialismo, ruotano intorno a temi religiosi sulla scia di O. Messiaen: Rubaijat per baritono e orchestra (1969), In croce per violoncello e organo (1979), Sette parole per violoncello, fisarmonica e archi (1982). Dagli anni Ottanta è divenuta famosa negli ambienti internazionali, componendo alcuni quartetti, musica sacra e un ciclo di concerti per strumento solo e orchestra (1980-96). Ricordiamo inoltre: Vivente-non vivente (1970); Stupeni ("Gradini", 1972-1992); Sem´ slov ("Le sette parole", 1982) per violoncello, bajan e archi cita i Sieben Wörte di H. Schütz; la sinfonia Stimmen... Verstummen... (1986); gli "omaggi letterari" Hommage à Marina Cvetaeva (1984) e Hommage à T. S. Eliot (1987-1991); il Concerto per viola e orchestra (1996); Im Schatten des Baumes (1998) per strumenti tradizionali giapponesi e orchestra; Zwei Wege (Martha und Maria gewidmet) (1998-99); Johannes-Passion (1999-2000); Light of the end (2003) per orchestra grande; Verwandlung (2004) per trombone, quartetto di sassofoni, violoncello, contrabbasso e tam-tam. Più recentemente ha composto The deceitful face of hope and despair (2005) per flauto e orchestra; Feast during a plague (2006) per orchestra grande; The lyre of Orpheus (2006) per violino, percussioni e archi.

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