SONCINO

Enciclopedia Italiana (1936)

SONCINO (Soncinati)

Giannetto Avanzi

Famiglia israelita di tipografi nomadi, operanti nei secoli XV e XVI. Trae il nome da Soncino (v.), dove ebbe a stabilirsi un dotto rabbino e medico, originario di Spira: Ismael Nathan ben Salomo. Questi, nell'intento di procurare facilmente ai propri correligionarî libri sacri, decise il figlio Giosuè Salomone ad aprire una stamperia, la cui attività tipografica ebbe inizio nel dicembre 1483 con l'opera Massekheth Beraḥōth (libro delle benedizioni), finita di stampare nel febbraio 1484, e proseguì sino al 1488, con altre poche opere fra cui l'editio princeps del testo ebraico della Bibbia (1488), salvo un breve intervallo nel 1486, anno in cui Giosuè Salomone finisce di stampare in Casalmaggiore la splendida opera intitolata Maḥazor, raccolta di preghiere rituali per le sinagoghe d'Italia.

Chi peraltro diede fama alla casata fu Girolamo (1460 ca.- 1534), nipote di Giosuè Salomone e figlio del di lui fratello Mosè, già coadiutori nella prima stamperia in Soncino. Mentre Giosuè Salomone si trasferisce a Napoli e vi continua per circa un triennio (1489-1492) la sua attività, Girolamo verso il 1490 si trova a Brescia, dove stampa alcune opere (1491-1494) e successivamente a Barco (1496-1497), paese del bresciano, ospite dei conti Martinengo, intento a stampare altri due libri. Dopo un intervallo di qualche anno trascorso all'estero, nel 1501 è a Fano, dove imprime saltuariamente sino al 1515 varie opere anche latine e volgari. Nel 1507 si porta per la prima volta a Pesaro dove ritorna nel 1508, dimorandovi sino al 1515; è questo il periodo più fecondo della sua attività. Le peregrinazioni si susseguono con maggior frequenza: a Fano nuovamente nel 1515-16, a Pesaro nel 1517, a Ortona a Mare nel 1518 (dove stampa l'Opus... contra... Iudeorum perfidiam di Pietro Galatino), nel 1519 ancora a Pesaro, di poi a Rimini dal 1520 al 1527; sporadiche edizioni si hanno pure datate in Ancona (1513-14) e in Cesena (1527). Le continue difficoltà e le persecuzioni incontrate nella sua qualità di diffusore di libri ebraici, talmudici e rabbinici, determinarono Girolamo ad allontanarsi dall'Italia e a rifugiarsi nei dominî turchi, prima a Salonicco (1529), poi a Costantinopoli dove rimase fino alla sua morte.

Dei suoi figli, due si dedicarono all'arte paterna: Mosè, che esercitò in Salonicco dal 1521 al 1526, ed Eleazar, che continuò l'officina di Costantinopoli sino al 1547.

Girolamo fu dottissimo nella lingua ebraica, oltre che espertissimo nella sua arte; le sue edizioni, quasi tutte assai rare, testimoniano una perfezione grafica che colloca il libro ebraico italiano a un posto d'onore fra i più notevoli prodotti similari.

Bibl.: G. Zaccaria Antonucci, Catalogo di opere ebraiche, greche, latine ed italiane stampate dai celebri tipografi. Soncini nei secoli XV e XVI con brevi notizie storiche degli stessi tipografi raccolte da Z. Re, Fermo 1868; M. Soave, Dei S., Venezia 1878; G. Manzoni, Annali tipografici dei S., Bologna 1883-86 (rimasta incompleta); G. Sacchi, I tipografi ebrei di Soncino, Cremona 1887, I (solo pubblicato); G. Fumagalli, Lexicon typograph. Italiae, Firenze 1905, s. v. Soncino e passim; G. Castellani, Girolamo S., in La bibliofilia, IX (1907), pp. 22-31; D. W. Amram, The Makers of Hebrew books in Italy, Filadelfia 1909; A. Freimann, Thesaurus typogr. hebraicae saec. XV, Berlino 1924 segg.; A. M. Habermann, Hammadpīsīm Bene Šonṣino (in ebraico), Vienna 1933 (con bibliografia delle edizioni); S. Magrini, Perché un tipografo ebreo del '500 stampò un'opera antigiudaica, in Rassegna mensile di Israel, X (1935), pp. 126-132.