SOPRANO

Enciclopedia Italiana (1936)

SOPRANO

Arnaldo Bonaventura

. È la più acuta nota delle voci umane ed è posseduta soltanto dalle donne e dai ragazzi. Nelle antiche composizioni polifonico-vocali fu denominata, prima, Discantus e poi Cantus (in opposizione alle altre di Altus, Tenor, Bassus) e anche Superius, da cui il termine attuale di Soprano. La sua estensione normale va dal do (eccezionalmente dal si) sotto il rigo al do sopra.

Ma i soprani acuti possono arrivare fino al fa successivo. Si sono poi dati casi eccezionali di cantatrici che avevano una anche maggiore estensione di voce.

Nei secoli XVII e XVIII poterono acquistare voce di soprano anche i castrati detti perciò sopranisti. Vi sono stati anche uomini non evirati che cantando in falsetto poterono imitare la voce femminile e furono chiamati appunto falsettisti. Nelle donne la voce di soprano è, in parte, nel registro di petto (fino al fa in primo spazio, chiave di violino), in parte in quello di mezzo (dal successivo sol fino al re in quinto rigo) e nel registro di testa da quella nota in su.

I due tipi principali sono quelli di soprano drammatico e di soprano leggiero: ma vi è anche un tipo intermedio che suol chiamarsi di soprano lirico. La voce del soprano drammatico si distingue per robustezza e pienezza di suono e per calda pastosità: è meno estesa di quella dei soprani leggieri nelle note acute, ma può raggiungere con migliore effetto anche alcune delle note basse che i soprani leggieri non hanno: questi, per converso, hanno una voce più limpida e cristallina, possono raggiungere assai maggiori acutezze di suoni e la loro voce si presta più agevolmente alla esecuzione delle virtuosità, dalle agilità, dei gorgheggi. I soprani lirici sono, naturalmente, intermedî fra gli uni e gli altri e posseggono alcune delle rispettive loro qualità, ma più limitatamente. Non è sempre facile accertare fin da principio a quale di queste categorie appartenga la voce di un'allieva, sia perché l'organo vocale varia sensibilmente da individuo a individuo e sia perché con l'esercizio e con lo studio le voci possono svilupparsi e acquistare qualità che prima parevano loro mancare. Ad ogni modo giova che ogni voce si mantenga nei limiti suoi naturali, mentre sforzandosi, si può rovinare.

La voce di soprano, o drammatico o lirico o leggiero, è stata sempre e di contralto nelle opere teatrali: si può anzi dire che, salvo rare eccezioni, in tutte le opere il soprano interviene e quasi sempre con parti di primaria importanza.

Bibl.: Oltre ai metodi di canto e ai trattati relativi alla fisiologia degli organi vocali, v. E. Panofka, Voci e cantanti, Firenze 1871; V. Ricci, La tecnica del canto (con ampia bibliografia), Livorno 1920; V. Vannini, Della voce umana, ma principalmente della voce del soprano, Firenze 1924.