Kierkegaard, Sören Aabye

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Filosofo (Copenaghen 1813 - ivi 1855). Vita e pensiero sono così strettamente uniti in K., che tutta la sua opera di scrittore è l'espressione del dramma della propria interiore esperienza, dal breve periodo di vita mondana e gaudente ("estetica") al fidanzamento con Regina Olsen, che doveva aprire la fase "etica" della sua esistenza, dalla rottura del fidanzamento (con cui s'inizia lo stadio "religioso" della sua vita) alle polemiche con il giornale umoristico Der Korsar (1845-46) e con il vescovo di Danimarca H. Martensen (dal dic. 1854), con cui K. iniziò la lotta contro la chiesa ufficiale di Danimarca, intensamente proseguita nel periodico Øjeblikket ("Il Momento"), da lui fondato pochi mesi prima della morte. Il problema fondamentale di K. è quello dell'esistenza cristiana dell'individuo, che lo induce a farsi scrittore per "rendere attenti gli uomini a ciò che è il cristianesimo" e "distogliere la cristianità dall'immaginazione di esserlo già" (esponendosi per questo a essere perseguitato con lo scherno e la derisione, che sono, per K., la sofferenza specificamente cristiana) e quindi a polemizzare contro ogni speculazione metafisica, sistematica, oggettiva, intellettualistica, che, in quanto tale, è per lui astrazione, ossia prescinde da ciò che, per il cristianesimo, è l'unica realtà, la realtà etica dell'individuo. Pertanto, al razionalismo di G. W. F. Hegel, espressione massima per K. di tale speculazione oggettiva, viene opposto il pensiero soggettivo, o esistenziale, che dà fondamento e giustificazione alla realtà e al valore dell'individuo (il "singolo") e alla sua esistenza attraverso gli stadî estetico, etico, religioso. Tra queste tre possibilità nel cammino della vita, l'individuo ha il dovere di scegliere e di decidere per l'ultima, quella della fede religosa, che, nella coscienza del peccato, in timore e tremore, lo pone solo di fronte all'incomprensibile Dio, per fondarlo trasparente in lui, nel superamento dell'angoscia e della disperazione. Il pensiero di K. è stato studiato e valorizzato in Germania nel periodo che va dagli anni immediatamente precedenti a quelli che seguirono la prima guerra mondiale (Kierkegaard-Renaissance), e quindi negli altri paesi, prestando parecchi motivi e suggestioni (il singolo, l'angoscia, ecc.) alla filosofia dell'esistenza o esistenzialismo. Opere pseudonime: Om begrebet ironi ("Sul concetto dell'ironia", 1841); Enten-eller ("Aut-aut", 1843); Frygt og Baeven ("Timore e tremore", 1843); Gjentagelse ("La ripresa", 1843); Philosophiske Smuler ("Briciole di filosofia", 1844); Begrebet Angest ("Il concetto dell'angoscia", 1844: tema centrale il problema dogmatico del peccato originale, presupposto e conseguenza del quale è l'angoscia, superata solo nella fede); Stadier paa livets vej ("Stadî sul cammino della vita", 1845); Afsluttende uvidenskabelig efterskrift til de philosophiske smuler ("Postilla conclusiva non scientifica alle briciole di filosofia", 1846); Sygdommen til døden ("La malattia mortale", 1849); Indøvelse i christendom ("Esercizio del cristianesimo", 1850). Principali collezioni di discorsi edificanti, usciti col nome dell'autore: Kjerlighedens gjerninger ("Gli atti dell'amore", 1847); Christelige Taler ("Discorsi cristiani", 1847); Lilien paa marken og fuglen under himlen ("Il giglio dei campi e l'uccello del cielo", 1849). Importanti, per le interpretazioni che K. stesso dà di tutta la sua opera, sono: Synspunkt for min forfattervirksomhed ("Punto di vista sulla mia attività di scrittore", 1848), e Papirer ("Carte", postume, in 9 voll., 1869-81, nuova ed. in 20 voll., 1909-48), comprendenti appunti varî oltre al "Diario".

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