Squadrare

Enciclopedia Dantesca (1970)

squadrare

Maria Adelaide Caponigro

Il verbo - che, secondo P. Floriani (in " Giorn. stor. " CXLIX [1972] 328), " ostenta un'etimologia del linguaggio geometrico " - compare in If XXV 3, nella violenta invettiva di Vanni Fucci: Al fine de le sue parole il ladro / le mani alzò con amendue le fiche, / gridando: " Togli, Dio, ch'a te le squadro! ", " quasi dicat: ‛ facio tibi, et in despectum tuum ' " (Benvenuto).

Si veda inoltre il Venturi, che osserva: " ‛ Squadrare ', qui vale ‛ mostrare ' e più; ‛ obstrudere ', quasi ‛ spinger su gli occhi ' ". Da rilevare che la rima in -adro si presenta solo in questo passo. Non priva d'interesse, anche se del tutto erronea, è la spiegazione del Buti, a detta del quale s. sarebbe adoperato qui perché le fiche " erano quattro [cioè " due da ogni mano "] e stavano in quadro ". Il verbo è anche in Cino Qua' son le cose vostre 8 " Queste cosette mie... / ben le sa Amor, innanzi a cui le squadro ".