SSRI (sigla dell'ingl. Selective Serotonin Reuptake Inhibitors)

Dizionario di Medicina (2010)

SSRI (sigla dell’ingl. Selective Serotonin Reuptake Inhibitors)


Farmaci antidepressivi, il cui meccanismo d’azione interviene, a livello dei recettori specifici neuronali, impedendo la ricaptazione di serotonina. Le principali molecole di questa classe di farmaci sono: paroxetina, fluoxetina, fluvoxamina, sertralina, citalopram.

Meccanismo d’azione

Tramite l’inibizione della ricaptazione neuronale la serotonina, neurotrasmettitore fisiologico, si rende disponibile in maggiore quantità per la sua azione sinaptica e post-sinaptica, attivando anche (per la maggior disponibilità) un maggior numero di recettori. L’organismo mette in atto alcuni meccanismi per ristabilire l’omeostasi serotoninergica cerebrale, ma il trattamento prolungato li disattiva progressivamente: ciò è alla base anche del periodo di latenza che tutti gli SSRI, in misura diversa, richiedono prima di un’evidente azione clinica. Gli effetti tardivi di questa classe di farmaci comprendono anche un’attivazione adrenergica di grado variabile sia nei diversi farmaci che nei diversi soggetti. I sistemi adrenergico e serotoninergico si influenzano infatti reciprocamente durante il trattamento con SSRI, con coinvolgimento dei reciproci recettori.

Indicazioni cliniche

La depressione in tutte le sue manifestazioni cliniche è la prima indicazione per la terapia con SSRI: depressione del tono dell’umore, apatia e indifferenza, alterazioni del sonno, dell’appetito e del peso, difficoltà di concentrazione, pensieri di colpa o di morte, senso di inadeguatezza, anedonia, ecc. La presenza di un disturbo bipolare, rischi suicidari, presenza di panico, devono essere attentamente valutati prima di intraprendere la terapia. La somministrazione di altri antidepressivi (triciclici o anti-MAO) deve essere gradualmente sospesa per due settimane. La scelta del farmaco nell’ambito di questa classe deve tener conto del particolare tipo di depressione, della concomitanza di altre patologie (cardiovascolari, metaboliche), della contemporanea somministrazione di altre molecole, del rischio di tossicità nel tempo e della compliance del paziente. Molte altre patologie possono avvalersi degli SSRI: il dolore cronico, per meccanismi centrali mediati dalla serotonina, ma anche per azione a livello del secondo neurone sensoriale del midollo spinale, che ha specifici recettori serotoninergici; i disturbi del comportamento alimentare, gli attacchi di panico, alcune patologie disfunzionali dell’apparato gastroenterico.

Effetti collaterali

Gli SSRI sono gravati di minori effetti indesiderati a livello cardiovascolare, rispetto agli antidepressivi triciclici, pur intervenendo come essi sulla serotonina; non sono infrequenti tuttavia effetti anticolinergici (spec. con la paroxetina) e un rischio da non sottovalutare è la possibile insorgenza della cosiddetta sindrome serotoninergica, caratterizzata da mioclonie, agitazione, iperpiressia, ipertensione. Le disfunzioni sessuali sono frequenti e portano spesso alla sospensione della terapia. Le interazioni tra farmaci vanno sempre attentamente valutate, spec. quelle con gli antiaritmici e gli antiepilettici. Questi farmaci non devono essere somministrati in età pediatrica e negli adolescenti, per un evidente aumento del rischio di intenti suicidari.

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