STABAT MATER

Enciclopedia Italiana (1936)

STABAT MATER

Giuseppe DE LUCA
Roberto CAGGIANO

. Sequenza che fa parte della messa dei Sette Dolori della Madonna (venerdì dopo la Domenica di Passione, e il 15 settembre), e fu composta come uno dei "planctus" in uso nei primi secoli dopo il Mille.

Se ne ritennero autori: Giovanni XXII, secondo un "fertur" del cronista genovese Giorgio Stella; S. Bernardo, in forza dell'attribuzione di un codice solo; S. Bonaventura, ma senza prove; Innocenzo III (così lo Chevalier e il D'Ancona, dopo il Montalembert e Benedetto XIV); Gregorio XI; persino Gregorio Magno, come asseriva Franco Sacchetti. In forza dell'attribuzione di molti codici, di testimonianze di scrittori e di analogie letterarie, se ne ritiene comunemente autore Iacopone da Todi; e andrebbe ascritto agli ultimissimi anni della sua vita, fra il 1303 e il 1306.

La redazione liturgica oggi in uso non è la sola: gli Annales Genuenses del citato Stella (Muratori, Rerum Ital. Script., XVII, 1170), il Rosarium sermonum di Bernardino de' Busti (Hagenau 1508, II, fol. c-6); il Codice Laurenziano-Gaddiano 90 sup. 121; e poi i messali numerosissimi, manoscritti e prime stampe, offrono differenti redazioni.

La poesia dello Stabat si adagia su una vecchia melodia, certamente non di origine alleluiatica secondo il più antico sistema, ma probabilmente attinta alla lauda popolare e variante ogni due strofe secondo la forma responsoriale. Il 2° modo plagale, in cui la melodia si distende, le conferisce un colore opaco ed espressivo al tempo stesso nel senso di una accorata e sommessa preghiera. A cominciare dai primi polifonisti, il testo dello Stabat fornì a più riprese materia di ispirazione ai musicisti, i quali, a seconda delle tendenze estetiche imperanti, gli dettero forma ed espressione diversa.

I più celebri Stabat sono quelli: di Josquin Després per coro a 5 voci; di Palestrina a 8 voci in due cori, notevole anche per la disposizione armonica delle parti, abbastanza rara in Palestrina e alla sua epoca; di A. Steffani per tre voci di tenore, due violini e basso continuo; di E. Astorga per coro a 4 voci con accompagnamento strumentale; di A. Scarlatti che ne compose due, uno a 4 voci e l'altro a 2 con accompagnamento strumentale; di G. B. Pergolesi a due voci e orchestra; di G. Rossini per soli, coro e orchestra; di G. Verdi per coro a 4 voci. Altri Stabat meno noti sono quelli: di G. C. Clari, A. Caldara, L. Boccherini, P. von Winter che ne compose tre, Fr. Schubert del quale se ne contano due, e di A. Dvorák.

Bibl.: Lisko, Stabat Mater, 1843; K. H. Bitter, Studie zum St. M., 1883; C. Carbone, L'inno del dolore mariano, Roma 1911; F. Ermini, Lo Stabat Mater e i Pianti della Vergine nella lirica del Medioevo, Città di Castello 1916; E. Schmitz, Das Madonnenideal in der Tonkunst, in Die Musik, XXXVI (1920).

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