Stagnazione

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

stagnazione

Domenico Delli Gatti

Condizione in cui produzione e reddito nazionale restano immobili, senza aumentare né diminuire. Se relativa a un periodo prolungato, individua una fase di progressiva contrazione della crescita economica.

Condizione macroeconomica

È relativa all’attività economica aggregata, in cui il PIL non sale né scende. Nella macroeconomia di breve periodo (quella relativa al ciclo e alle fluttuazioni economiche), la s. è una condizione ciclica non sostanzialmente dissimile dalla recessione (➔) o che è prodromica della recessione vera e propria. Quando l’economia è colpita da uno shock da offerta – per es. un incremento improvviso del prezzo del petrolio, come quello del 1973-74 – si verifica un aumento del tasso di inflazione e un arresto/contrazione dell’attività produttiva, dovuta essenzialmente all’impennata dei costi di produzione, che va sotto il nome di stagflazione (➔), crasi dei termini s. e inflazione.

Nella macroeconomia di lungo periodo (quella relativa alla crescita), per s. o ristagno si intende una condizione di ‘incapacità di crescere’ dell’economia su un orizzonte temporale di lungo periodo, per es. secolare. La congettura stagnazionista nella teoria della crescita è la manifestazione della sfiducia, teoricamente fondata, nella spinta propulsiva del capitalismo moderno. Essa può essere ricondotta a fattori strutturali ‘da offerta’ (per es., l’esaurimento graduale delle risorse naturali) o da ‘domanda’ (progressivo affievolimento della domanda aggregata).

Tipicamente, questa sfiducia si manifesta in occasione di recessioni significative, come nel periodo successivo alla grande depressione degli anni 1930, quando si diffuse una teoria stagnazionista di matrice keynesiana (a opera prevalentemente di A. Hansen), secondo la quale l’incapacità di crescere era dovuta alla stagnante propensione all’investimento. M. Kalecki e J. Steindl costruirono teorie capaci di spiegare la tendenza di lungo periodo alla s. sulla base del progressivo avanzamento del potere di mercato delle imprese, con la conseguenza che il contributo degli investimenti a innalzare la domanda aggregata declina rispetto all’opposto che essi danno all’incremento della capacità produttiva. La s. emerge come risultato dell’accumulo di un eccesso di capacità produttiva in un mondo dominato dai grandi oligopoli. Il lungo periodo di crescita sostenuta successivo alla Seconda guerra mondiale (tra il 1950 e il primo shock petrolifero) ha reso obsolete le teorie stagnazioniste. A seguito della crisi finanziaria globale e della grande recessione del 2008-09, idee stagnazioniste sono riemerse nella pubblicistica, che sottolinea l’impossibilità di tornare a ‘prima della crisi’ e si fa promotrice dell’idea di un ‘new normal’ caratterizzato da un tasso di crescita di lungo periodo molto più contenuto di quello sperimentato prima della grande recessione.