Cannizzaro, Stanislao

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Chimico italiano (Palermo 1826 - Roma 1910), lo scienziato italiano che più ha contribuito allo sviluppo della chimica nel sec. 19º. Dopo i primi studî di fisiologia si dedicò alla chimica diventando (1845) assistente a Pisa di R. Piria, il fondatore della prima scuola chimica italiana. Esiliato in Francia (1848) per motivi politici, lavorò nel laboratorio di M. E. Chevreul, contribuendo alla preparazione della cianammide; nel 1853, durante le sue ricerche sulla benzaldeide, preparò il primo alcole aromatico (alcole benzilico) e il primo acido (acido toluico) con un atomo di carbonio in più rispetto all'idrocarburo di partenza. Fu prof. all'univ. di Genova (1855) e poi di Palermo (1861), dove contribuì all'affermazione delle idee di A. Kekule sulla struttura del benzene dimostrando l'isomeria tra benzilammina e toluidina. Nel 1870, insieme a F. Selmi, E. Paternò, U. Schiff e altri, fondò la Gazzetta chimica italiana, di cui divenne direttore. Chiamato a Roma (1871) a dirigere l'Istituto chimico universitario appena costituito, intraprese una lunga serie di ricerche sulla santonina e si dedicò allo sviluppo scientifico dell'istituto, avviando così la scuola chimica romana. Divenne socio dell'Accademia dei Lincei nel 1873. L'importanza fondamentale di C. nello sviluppo della chimica è rappresentata dal suo contributo alla teoria molecolare: nel suo celebre Sunto di un corso di filosofia chimica (1858), ponendo a fondamento il principio di Avogadro, individuò nella molecola, intesa come aggregato di atomi, l'unità strutturale della materia. La teoria molecolare, presentata (1860) al congresso internazionale di Karlsruhe, contribuì grandemente a sistematizzare le conoscenze chimiche; infatti, non esistevano definizioni operative distinte per i concetti di atomo, molecola ed equivalente. C. attribuì un significato concettuale e fisico alle formule chimiche, fino allora utilizzate quasi unicamente come notazione pratica dei calcoli e che spesso differivano a seconda del punto di vista da cui erano elaborate. C. propose di rapportare i pesi molecolari misurati con il metodo della densità del vapore alla metà della molecola di idrogeno, cioè al suo atomo. Inoltre, interpretando correttamente le densità anomale di alcuni vapori con l'ipotesi della dissociazione gassosa di H. Sainte-Claire de Ville, C. riconobbe che le molecole hanno un campo definito di esistenza, al di fuori del quale cambia il modo di aggregazione tra gli atomi. Sulla base della teoria molecolare e partendo dal presupposto della indivisibilità degli atomi (nell'ambito delle azioni chimiche allora note), C. enunciò un criterio (detto legge o regola degli atomi di C.) per determinare i pesi atomici: dopo aver eseguito l'analisi elementare del composto, "si divide il peso della molecola in parti proporzionali ai numeri esprimenti i pesi relativi dei componenti; comparate le varie quantità di uno stesso elemento contenute sia nella molecola del corpo libero, sia in quella dei suoi diversi composti, le varie quantità di uno stesso elemento contenute in diverse molecole sono tutte multiple di una stessa quantità, la quale, entrando sempre intera, deve a ragione chiamarsi atomo". In tal modo C. determinò correttamente i pesi atomici di circa 20 elementi; il suo lavoro, tra l'altro, fu di grande importanza per la costruzione del sistema periodico di D. I. Mendeleev. Importante fu anche il contributo di C. alla causa risorgimentale e il ruolo svolto dopo l'Unità nelle attività pubbliche; senatore del Regno per nomina regia (1871). Tra i suoi scritti teorici più importanti, oltre al Sunto citato: Considerations on some points of the theoretic teaching of chemistry (1872); Scritti intorno alla teoria molecolare e atomica e alla notazione chimica (1896).

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