WYSPIAŃSKI, Stanisław

Enciclopedia Italiana (1937)

WYSPIAŃSKI, Stanisław

Giovanni Maver

Poeta e pittore polacco, nato a Cracovia il 15 gennaio 1869, morto ivi il 28 novembre 1907. Temperamento artistico nativo e intenso, spinto da un impeto creativo irresistibile e nello stesso tempo lucidamente consapevole, W., senza venir meno alle tradizioni nazionali, apporta in esse uno spirito revisionistico con una originalità suggestiva, multiforme, talvolta persino sconcertante. Cresciuto in un ambiente artistico - suo padre era scultore - ai piedi del Wawel, l'Acropoli polacca, egli frequenta a Cracovia, compiuti gli studî secondarî, la Scuola delle belle arti sotto la direzione del pittore J. Matejko, collabora con lui agli affreschi della chiesa di S. Maria, e sembra volto dapprima esclusivamente alla pittura. Per perfezionarsi in essa intraprende nel 1890 un viaggio all'estero (fra l'altro anche in Italia) e soggiorna poi a lungo - con qualche interruzione fino al 1894 - a Parigi. Ma nello stesso tempo, e sin dai banchi della scuola media, egli è anche un lettore entusiasta dei grandi capolavori poetici antichi e moderni (della Divina Commedia, che legge nella versione di J. Kossak; di Shakespeare, Goethe, Schiller; di Omero e Virgilio; nonché dei grandi romantici polacchi); partecipa a rappresentazioni drammatiche di dilettanti; scrive un frammento drammatico Báthory presso Pskov (1886), ispirato al quadro omonimo del Matejko. E a Parigi, accanto alla pittura riprende le sue occupazioni letterarie e scrive due libretti d'opera (Daniel, 1893; Legenda, prima red. 1892, red. definitiva 1904). Ritornato a Cracovia lavora alle policromie del presbiterio e alle vetrate della chiesa dei francescani. Al movimento della Giovine Polonia (v. polonia: Letteratura) partecipa anche come collaboratore e (1898-99) redattore artistico della rivista Życie (Vita). Ammalato sin dal 1898, trascorre gli ultimi nove anni di vita a Cracovia e nei dintorni: continuando a dipingere (nel 1906 è nominato professore di pittura decorativa e sacra all'Accademia di Belle Arti di Cracovia), coltivando con predilezione le arti grafiche; partecipando attivamente, anche all'infuori delle proprie opere, alla vita teatrale della sua città (del 1901 è la sua messa in scena degli Avi di Mickiewicz); ma sopra tutto intensificando sempre più la sua opera letteraria. A brevissima distanza si susseguono, alternandosi, opere drammatiche basate su motivi del mondo greco (Meleager, 1898; Protesilaos i Laodamia, 1899; Achilleis, 1903; Powrót Odysa, Il ritorno di Ulisse, 1907), dedicate a problemi di vita polacca (Warszawianka, La Varsaviana, 1898; Lelewel, 1899; Legjon, 1900; Wesele, Nozze, 1901; Wyzwolenie, Liberazione, 1903; Akropolis, 1904; Noc listopadowa, La notte di novembre, 1904), d'ispirazione contemporanea (Klâtwa, La maledizione, 1899; Sédziowie, I giudici, 1907) o storica (Bolesław Śmiały, 1903; Skałka, 1907: questi due drammi, che trattano del tragico conflitto tra il re Boleslao e il vescovo Stanislao, hanno un contenuto stranamente intrecciato e formano quasi un'unità). E oltre che in forma drammatica, variamente e liberamente trattata, le visioni storiche del W. si riversano di tanto in tanto anche in brevi rapsodie epiche (p. es., Kazimierz Wielki, 1900; Henryk Pobożny, 1903).

A quasi tutte le opere del W. è comune un continuo sovrapporsi e interferire del passato e del presente, del concreto e del visionario; le parole, i versi e le singole scene vi hanno di regola anche funzioni pittoriche e musicali; col tono patetico e sostenuto, che spesso e facilmente raggiunge il sublime, contrasta non di raro un discendere voluto a forme d'espressione quasi popolareggianti. Di fronte a questo originalissimo oscillare di contenuto e di forma, sta nelle opere del W. una continua e salda elevatezza etica: sia che egli, come in Klâtwa e Sédziowie, con materia nuova ma con spirito antico, ritragga il problema del peccato individuale, o che, come per es. in Wesele (che è considerato il suo capolavoro) tenda, con sferzate satiriche, ad una chiarificazione del rapporto tra vita passata e vita presente. E sempre vi ha in lui un religioso bisogno di elevarsi al di sopra delle contingenze dell'individuo, della società e persino della nazione; una ricerca ansiosa dei momenti in cui i dinamici contrasti della vita possano, sublimandosi, giungere al loro placamento.

Con la sua opera letteraria, sempre di nuovo sottoposta ad uno studio intenso, W. ha potentemente agito sui contemporanei e tuttora agisce come una delle forze più vive della vita culturale e spirituale polacca. Meno penetrante e meno duratura è stata la sua efficacia come pittore: ma anche in questo campo della sua straordinaria versatilità appare chiara e domina la sua tendenza verso forme sintetiche d'espressione, ove il particolare ha spesso di fronte all'insieme una funzione suggestivamente, poeticamente decorativa.

Ediz.: Dzieła (Opere) a cura di A. Chmiel, T. Sinko e L. Płoszewski (con importanti studî introduttivi), voll. 8 (i primi 6 contengono i drammi e i frammenti drammatici, il 7° le rapsodie, le parafrasi e le poesie, l'8° la prosa), Varsavia 1924-32. Fra le ediz. speciali commentate citiamo quelle di Wesele (a cura di L. Płoszewski), di Warszawianka e Noc Listopadowa (a cura di J. Saloni) della Wielka Biblioteka di Varsavia, 1928, 1929, 1930; Dzieła malarskie (Opere di pittura), album di riproduzioni, con introd. di St. Przybyszewski e T. Żuk-Skarszewski, Bydgoszcz 1925.

Bibl.: St. Brzozowski, St. W. jako poeta (St. W. come poeta), Varsavia 1903; W. Feldmann, O twórczości St. W. i St. Żeromskiego (Dell'opera di St. W. e St. Żeromski), Cracovia 1905; J. Kotarbiński, Pogrobowiec romantyzmu (Il romantico postumo), Varsavia 1909; A. Grzymala-Siedlecki, W., 2ª ed., Cracovia 1919; T. Sinko, Antyk Wyspiańskiego, 2ª ed., ivi 1922; St. Kołaczowski, St. W., Poznań 1923; W. Trojanowski, W., Varsavia 1928; W. Borowy, W., introd. alla trad. inglese di Protesilao e Laodomia, estr. dalla The Slavonic Review, 1933; K. Czachowski, in Obraz wspólczesnej literatury polskiej (Quadro della lett. pol. contemporanea), II, pp. 107-60 e 397-423 (ampia bibliografia); Zd. Marković, Der Begriff des Dramas bei W., Zagabria 1915; J. Dickstein-Wieleżyńska, Tragizm W.-ego, in Pamiétnik Literacki, 1928; St. Kolbuszewski, St. W. a romantyzm polski, Poznań 1928; T. Szydłowski, St. W. (Monografia artistica), Varsavia 1930.